- C’è una foto che potrebbe riscrivere la storia delle stragi di mafia sullo sfondo della rottura dei rapporti tra Massimo Giletti e La7.
- Una foto che segna l’interesse a un tema indicibile, quello dei rapporti tra gli stragisti Graviano e Silvio Berlusconi, sempre negati da quest’ultimo, le origini economiche dell’impero berlusconiano e il ruolo del già condannato per collusione con la mafia, l’ex senatore Marcello Dell’Utri.
- Una foto in possesso di Salvatore Baiardo, dice Giletti, cioè l’uomo dei Graviano che ha predetto l’arresto di Messina Denaro. Lui nega. Ma i pm di Firenze la stanno cercando. Intanto Baiardo prova a realizzare ciò che non gli è riuscito nel 2011: lavorare per la tv del Cavaliere.
C’è una foto che potrebbe riscrivere la storia delle stragi di mafia sullo sfondo della rottura dei rapporti tra Massimo Giletti e La7. Una foto che segna l’interesse a un tema indicibile, quello dei presunti rapporti tra gli stragisti Graviano e Silvio Berlusconi (sempre negati da quest’ultimo), le origini economiche dell’impero del Cavaliere e il ruolo del già condannato per collusione con la mafia, l’ex senatore Marcello Dell’Utri.
Un tema delicatissimo che potrebbe aver contribuito alla chiusura di “Non è l’arena”, con Giletti sospeso «a disposizione della rete». Oltre a un comunicato ufficiale della rete di Urbano Cairo in cui si ringrazia il conduttore affermando di aver garantito la massima libertà, non esiste ancora una versione che spieghi i motivi della decisione.
La7 ha continuato a parlare di scelte di politica televisiva per spiegare la chiusura. Autorevoli fonti aziendali hanno spiegato a Domani che alla scelta drastica avrebbero contribuito varie questioni. Come le perdite milionarie della trasmissione («quasi 4 milioni quest’anno»), i compensi offerti a Salvatore Baiardo, il gelataio amico dei boss stragisti che aveva predetto l’arresto del latitante Matteo Messina Denaro in alcune interviste al programma («regolarmente fatturati», aggiunge sempre La7».
Questioni di opportunità avrebbero fatto alzare più di un sopracciglio anche in merito al ruolo avuto da Fabrizio Corona nella caccia agli audio di Messina Denaro trasmessi da Non è l’Arena (sul nostro sito trovate l’intervista all’ex re dei paparazzi).
La foto di Silvio e lo stragista
In questo contesto è emerso, però, che la procura antimafia di Firenze si era interessata da tempo al protagonismo televisivo di Baiardo, condannato in passato per aver favorito i fratelli Graviano, esponenti di spicco della mafia siciliana stragista anni Novanta. Soprattutto perché a un certo punto di questa storia spunta fuori una presunta foto di quegli anni. Lo scatto ritrarrebbe uno dei fratelli Graviano, insieme a Berlusconi e il generale Francesco Delfino. In piazza in zona lago d’Orta.
Giletti ha raccontato ai pm fiorentini che Baiardo sarebbe in possesso di questa immagine, che secondo i magistrati potrebbe essere evidenza del “patto” sui cui indagano da due anni e mezzo nell’ambito dell’inchiesta sui mandanti delle stragi del 1993, per la quale sono indagati Berlusconi e Marcello Dell’Utri. È un’istantanea che potrebbe riscrivere la storia dei rapporti tra mafia eversiva e politica nel nostro paese. Giletti dice di averla vista a verbale davanti ai pm, i quali hanno intercettato anche i colloqui tra i due dai quali sembra che Baiardo non negasse – come poi ha fatto – l’esistenza dello fotografia.
Il conduttore nella foto avrebbe riconosciuto Berlusconi («sono certo fosse lui perché in quel periodo lo seguivo giornalisticamente») e ha parlato anche di un documento chiave per ricostruire la trattativa stato-mafia.Baiardo però ha smentito tutto, dicendo che non esiste alcuno scatto. I magistrati antimafia sono a caccia di questo documento per questo nei giorni scorsi hanno perquisito la sua abitazione.
Baiardo e Silvio
E qui si apre un incrocio di dichiarazioni oblique, di detti e non detti, di bugie e mezze verità che lega Baiardo ai suoi dante causa, i fratelli Graviano, chiamando in causa Silvio Berlusconi. Questo giornale ha già raccontato alcuni falsi storici che Baiardo ha continuato a mettere in circolo, come l’alibi fasullo fornito a Giuseppe Graviano nel giorno della strage di via D’Amelio (per quella strage il mafioso è stato condannato all’ergastolo).
Sono proprio i Graviano che hanno dato il là agli approfondimenti sul periodo stagista a carico di Berlusconi. In particolare Giuseppe Graviano, che parla sapendo di essere intercettato mentre passeggia nel carcere di Tolmezzo. Il boss parla di Berlusconi e così fa riaprire l’inchiesta, nonostante tre indagini analoghe erano già state chiuse. Berlusconi e Dell’Utri, che hanno sempre ritenuto il tutto un’infamante ricostruzione, vengono iscritti nuovamente nel registro degli indagati.
Nell’inchiesta sui mandanti esterni arriva poi la figura di Baiardo, appunto. Che come i suoi amici parla, racconta, poi ritratta e tace di nuovo. Maestro nel mandare messaggi nascosti, l’ospite di Giletti aveva raccontato ai magistrati, anni fa, pure di aver avuto un contatto «con Paolo Berlusconi poco dopo aver telefonato alla presidenza del Consiglio, mi pare a febbraio di quest’anno (2011 ndr)». L’incontro, come rivelato da Domani, si sarebbe concluso con Baiardo che chiedeva un posto di lavoro e con Berlusconi che rispondeva che «erano comunque momenti difficili».
Lo stesso Baiardo che a Report, nel 2021, raccontava dei rapporti economici tra Berlusconi e i Graviano. E oggi? Dice che Berlusconi è un perseguitato, parla di un imminente approdo a Mediaset, subito smentito dal Biscione, dove «racconterò quello che Giletti non mi ha permesso di dire». È cambiato il vento, e forse anche i destinatari dei messaggi.
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