Al momento dell’arresto Matteo Messina Denaro si nascondeva dietro un falso nome, un’identità che gli ha permesso di accedere alle terapie all’interno della clinica Maddalena di Palermo dove è stato trovato dai carabinieri del Ros.

Il boss di Castelvetrano era in possesso della carta d’identità di un certo Andrea Bonafede. Un documento valido per altri tre anni con scadenza il 23 ottobre del 2026. Non è chiaro da quanto utilizzasse quel nominativo e se sia l’unico documento falso attualmente in possesso di Matteo Messina Denaro.

Nella giornata di ieri la procura di Palermo – che ha svolto le indagini sulla cattura – è riuscita a intercettare il vero Andrea Bonafede, un geometra di 59 anni, nato il 23 ottobre del 1963, e nipote dello storico capomafia Leonardo Bonafede deceduto nel novembre del 2020 all’età di 88 anni.

Bonafede, che è già stato in cura presso la clinica Maddalena di Palermo, è stato interrogato ieri dagli inquirenti che cercano di capire come sia possibile che il boss di Cosa nostra sia riuscito ad ottenere la sua identità e se ci sia stata una eventuale connivenza. Bonafede risulta essere anche il proprietario dell’appartamento usato come covo da Messina Denaro.

L’indagine sul medico

Dopo aver perquisito il covo di Messina Denaro, un appartamento a Campobello di Mazara, nella mattinata del 17 gennaio gli investigatori hanno iscritto nel registro degli indagati anche Alfonso Tumbarello, il medico di 70 anni che aveva in cura il capomafia.

Tumbarello è stato per anni medico di base nel paese di Campobello di Mazara ed è pensionato dallo scorso dicembre. Secondo quanto si apprende è stato il medico del vero Andrea Bonafede, anche lui residente a Campobello di Mazara, al quale avrebbe prescritto diverse ricette mediche. Dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro i carabinieri hanno perquisito anche l’abitazione e l’ex studio di Tamburello.

Al momento, c’è un filo rosso che lega tutti questi nomi: Campobello di Mazara. Andrea Bonafede, Alfonso Tamburello e Giovanni Luppino, arrestato ieri insieme al boss e accusato di essere il complice della sua latitanza, sono tutti residenti del piccolo paesino in provincia di Trapani, feudo storico di Matteo Messina Denaro.

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