Sarà la vicinanza con i temi più sentiti dai ragazzi, oppure il fatto che non richiedesse grosse conoscenze pregresse. In ogni caso, più del 43 per cento dei maturandi hanno scelto di commentare l’articolo di giornale sulla tecnologia. La proposta storica sull’idea di nazione, basata su un testo di Chabod, è stata invece la meno scelta
La traccia più scelta dagli studenti della maturità è stata quella di attualità, sull’elogio dell’attesa nell’èra di WhatsApp, tratta da un articolo di Marco Belpoliti. Lo fa sapere il ministero dell’Istruzione in una nota. È stata svolta dal 43,4 per cento dei maturandi. Il 23,3 per cento dei candidati ha invece scelto la traccia che parte da un testo di Piero Angela.
Al terzo posto nelle scelte dei ragazzi la traccia sul testo di Oriana Fallaci, “Intervista con la storia”, svolta dal 9,8 per cento degli studenti. A seguire, il 9,7 per cento degli studenti ha preferito l'analisi e interpretazione di un testo letterario, con un brano tratto da “Gli indifferenti” di Alberto Moravia.
Segue l’altra traccia di attualità, con la lettera inviata all’ex ministro Patrizio Bianchi, scelta dal 5,8 per cento dei candidati. Il 4 per cento dei candidati si è cimentato nell'analisi e interpretazione di un testo letterario, con una lirica di Salvatore Quasimodo, “Alla nuova luna”. Infine, il 4 per cento degli studenti ha preferito svolgere l'analisi e la produzione di un testo argomentativo con un testo tratto da Federico Chabod su “L'idea di nazione”.
La traccia di attualità sul valore dell'attesa nella società del “tempo reale” è stata la più gettonata sia nei licei sia negli istituti tecnici con, rispettivamente, il 38,7 e il 46,4 per cento delle scelte. Negli istituti professionali più di un maturando su due ha scelto questa traccia: il 52,6 per cento dei candidati. I dati derivano da un'indagine campionaria rappresentativa a livello nazionale.
La traccia completa
Pubblichiamo qui sotto la traccia completa della proposta più scelta dai maturandi. Testo tratto da: Marco Belpoliti, Elogio dell’attesa nell’era di WhatsApp, in la Repubblica, 30 gennaio 2018
«Non sappiamo più attendere. Tutto è diventato istantaneo, in "tempo reale", come si è cominciato a dire da qualche anno. La parola chiave è: "Simultaneo". Scrivo una email e attendo la risposta immediata. Se non arriva m’infastidisco: perché non risponde? Lo scambio epistolare in passato era il luogo del tempo differito. Le buste andavano e arrivavano a ritmi lenti. Per non dire poi dei sistemi di messaggi istantanei cui ricorriamo: WhatsApp. Botta e risposta. Eppure tutto intorno a noi sembra segnato dall’attesa: la gestazione, l'adolescenza, l'età adulta. C’è un tempo per ogni cosa, e non è mai un tempo immediato. […]
Chi ha oggi tempo di attendere e di sopportare la noia? Tutto e subito. È evidente che la tecnologia ha avuto un ruolo fondamentale nel ridurre i tempi d’attesa, o almeno a farci credere che sia sempre possibile farlo. Certo a partire dall’inizio del XIX secolo tutto è andato sempre più in fretta. L’efficienza compulsiva è diventato uno dei tratti della psicologia degli individui. Chi vuole aspettare o, peggio ancora, perdere tempo? […] Eppure ci sono ancora tanti tempi morti: "Si prega di attendere" è la risposta che danno i numeri telefonici che componiamo quasi ogni giorno.
Aspettiamo nelle stazioni, negli aeroporti, agli sportelli, sia quelli reali che virtuali. Attendiamo sempre, eppure non lo sappiamo più fare. Come minimo ci innervosiamo. L’attesa provoca persino rancore. Pensiamo: non si può fare più velocemente?»
Nell’articolo di Marco Belpoliti viene messo in evidenza un atteggiamento oggi molto comune: il non sapere attendere, il volere tutto e subito. A partire dal testo proposto e traendo spunto dalle tue esperienze, dalle tue conoscenze e dalle tue letture, rifletti su quale valore possa avere l’attesa nella società del “tempo reale”. Puoi articolare il tuo elaborato in paragrafi opportunamente titolati e presentarlo con un titolo complessivo che ne esprima sinteticamente il contenuto.
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