La versione ufficiale di Giorgia Meloni e della madre Anna Paratore ha rimosso dall’album di famiglia Francesco Meloni, padre dell’una e marito dell’altra: con lui hanno tagliato ogni rapporto dal 1988, hanno sempre sostenuto. Mai più incontrato da allora, otto anni prima che venisse condannato a nove anni per traffico di hashish da un tribunale spagnolo. Una vicenda dolorosa per la figlia a tal punto da rimuoverla dal racconto pubblico, con la quale, tuttavia, ha dovuto fare i conti dopo che un giornale delle Baleari ha pubblicato subito dopo la vittoria alle elezioni un articolo sulla condanna del padre ripreso dalle testate italiane.

Fino ad allora le notizie su Francesco riguardavano solo il rapporto conflittuale con la futura presidente. Tanto che nella sua autobiografia “Io sono Giorgia” la premier – la prima ha raccontare dell’abbandono paterno – scrive parole durissime e amare nei suoi confronti: «Quando è morto, qualche anno fa, la cosa mi ha lasciato indifferente».

C’è però una misteriosa società spagnola con sede a Madrid, che rischia di riscrivere almeno in parte la relazione tra il padre «commercialista di Roma nord (così definito nel libro di Meloni, ndr)» e la famiglia della presidente, in particolare il rapporto con la madre Anna. Quest’ultima ha fatto affari per anni con Raffaele Matano, mentre lo stesso era contemporaneamente azionista dell’impresa amministrata dal padre della presidente. Per uno strano scherzo del destino il misterioso triangolo passa per la Spagna, paese a cui Giorgia Meloni è molto affezionata: indimenticabile quel «Yo soy Giorgia, soy una mujer, soy una madre, soy cristiana» urlato dal palco della manifestazione del partito Vox, l’estrema destra spagnola nostalgica del franchismo.

L’azienda del padre, la cui esistenza è stata anticipata dal libro del giornalista Andrea Palladino dal titolo “Meloni segreta” (Ponte alle grazie) potrebbe spostare molto avanti nel tempo il rapporto tra la famiglia Meloni e il padre “rinnegato” per avere abbandonato le figlie e la moglie. Almeno fino al 2004, l’anno in cui Giorgia Meloni conquistava la presidenza di Azione Giovani, la federazione giovanile di Alleanza Nazionale.

Ora Domani, in collaborazione con il quotidiano spagnolo Eldiario.es, ha esaminato nuovi documenti ed è in grado di rivelare nuovi elementi che alimentano dubbi sulla versione ufficiale fornita da Paratore. I documenti societari svelano i nomi degli altri soci e i bilanci dell’azienda. Come Matano, condannato in Italia per bancarotta insieme alla sorellastra della premier Barbara Meloni, che appare in atti e visure che fotografano la rete d’affari della madre della leader della destra italiana.

Ombre spagnole

La ditta spagnola era la NofumomasSL. L’attività principale è sintetizzata in un generico «altri servizi parasanitari». La società è allo stato inattiva, l’ultimo amministratore indicato è Francesco Meloni Incrocci, scomparso nel 2012. Si tratta appunto del padre di Giorgia, il secondo cognome è indicato come vuole la consuetudine in Spagna. La madre, come ricostruito da L’Espresso, si chiamava Zoe Incrocci, una delle più note attrici romane negli anni Cinquanta, vincitrice di un David di Donatello nel ‘91.

Gli azionisti della Nofumomas erano cinque, tra cui Raffaele Matano (53, 3 per cento), Barbara Meloni (30,3 per cento), l’altra sorellastra Simona Meloni (1,5) e Maria Grazia Marchello (7,5).

Abbiamo chiesto alla premier se conosce Matano e le due Meloni. Ci ha spiegato che il geometra esperto di operazioni immobiliari non era solo socio di entrambi i genitori, ma «è stato per un periodo compagno di mia madre», mentre «Barbara e Simona sono mie sorellastre da parte di padre». Matano, Barbara Meloni e Marchello li ritroviamo tutti anche in società italiane spesso collegate tra loro.

Soprattutto si scopre che Matano e Paratore hanno fatto affari insieme: nel 2000 soci nella Lazio Consulting Srl con sede a Roma, ancora prima nella Compagnia del Gelato e nella Mr Partners, con Paratore socia e Matano amministratore unico fino al 2001. Nella Compagnia del gelato troviamo anche l’immobiliarista Giuseppe Statuto, coinvolto nelle scalate a banche e giornali con la cordata passata alla storia giudiziaria dei “furbetti del quartierino” insieme a Stefano Ricucci e Danilo Coppola.

L’intreccio è complesso. Mr Partners era azionista di Lazio Consulting, che nel 2002 fu ceduta a una sconosciuta D Construction Ltd, sede a Londra, di cui non c’è più traccia nei registri delle imprese britanniche. Dagli atti catastali Lazio Consulting risultava all’epoca proprietaria di un piccolo tesoretto tra fabbricati e terreni, uno in zona Lunghezza di Roma di quasi 40mila metri quadrati.

Paratore è rimasta dentro la Mr Partners fino a pochi mesi fa: la srl è stata cancellata a dicembre 2022, due mesi dopo l’insediamento della figlia a Palazzo Chigi. L’ultima amministratrice unica registrata negli atti societari è sempre Maria Grazia Marchello, la stessa che ritroviamo in Spagna nella Nofumomas insieme al padre della leader di Fratelli d’Italia.

Una doppia triangolazione curiosa, visto che sia Paratore sia la premier hanno costruito una narrazione pubblica in cui i rapporti con il narcotrafficante Francesco Meloni erano inesistenti da 35 anni. Invece Domani scopre che due persone lavoravano contemporaneamente sia con il padre che con la madre della presidente.

Possibile che Meloni e Paratore non abbiano mai ricevuto alcuna notizia dI Francesco nonostante la curiosa coincidenza? Può essere. Abbiamo provato a contattare Barbara Meloni per fargli alcune domande sul business: aveva promesso una replica, ma ricontattata non ha più risposto. Per la cronaca, Matano nel gennaio 2011 è stato prosciolto in un processo per appropriazione indebita e false comunicazioni sociali, ma solo perché intervenuta la prescrizione dei reati: secondo i giudici non c’è alcuna evidenza per ritenere il fatto insussistente.

Tradotto: le anomalie contabili c’erano eccome. In questi atti giudiziari Barbara Meloni è indicata come compagna di Matano, molti anni dopo avere rotto la relazione sentimentale con la madre della presidente del consiglio.

A maggio 2022 é stato invece condannato a 4 anni e sei mesi in primo grado dal tribunale di Roma per bancarotta fraudolenta (con interdizione dai pubblici uffici per cinque anni), «in concorso con Barbara Meloni». La sorellastra della premier ha però scelto il rito alternativo del patteggiamento. Nella sentenza si parla di «consistenti e molteplici operazioni fraudolente», di «rilevante entità del dolo» e di intera gestione societaria «essenzialmente fraudolenta».

I documenti societari

Torniamo a Madrid. Negli ultimi bilanci, approvati nel giugno del 2004, presentati dalla società spagnola Nofumomas SL, risulta che l’amministratore unico era sempre Francesco Meloni. La società è stata fondata l’11 luglio 2001, cinque anni dopo la condanna per aver trasportato su una barca a vela grosse quantità di droga.

Matano risulta essere in quel momento il primo azionista con il 53,03 per cento del capitale. Lo stesso Matano è stato amministratore della stessa società tra il 2002 e il 2004, al suo posto è subentrato il padre della presidente del consiglio. Nofumomas SL nell'ultimo bilancio presentato, del 2003, ha dichiarato ricavi per 366.842 euro e una perdita di poco superiore a 75mila euro. Nello stesso hanno, emerge dal bilancio, i soci hanno versato ulteriori 65mila euro per compensare le perdite. Un’anomalia è che nei primi bilanci presentati del 2001 è stata indicata la stessa cifra di entrate e uscite: 48.434 euro.

La società era domiciliata al numero 127 della centrale Calle Fuencarral a Madrid, la via dello shopping della capitale spagnola. Nel novembre 2001 aveva presentato una richiesta presso l'Ufficio spagnolo brevetti e marchi per il marchio commerciale NoFumoMas, relativo a prodotti come «servizi di assistenza per persone dipendenti dal tabacco con metodi tecnici paramedici».

L’azienda, nel febbraio 2003, ha affittato un appartamento in Calle Ríos Rosas a Madrid, altra zona prestigiosa, fitta di ambasciate. La proprietaria, l’avvocata María Luisa Noya, contattata da elDiario.es e Domani, ha spiegato che gli inquilini erano «una coppia sposata», li definisce «facciatosta», perché subaffittarono il garage di cui disponeva l’appartamento. «Ho avuto qualche discussione con loro» anche se «pagavano l'affitto regolarmente», spiega nella conversazione telefonica.

Usata non come ufficio, ma come abitazione di Francesco e della sua compagna di allora. Le persone che hanno affittato l'immobile «facevano parte del consiglio di amministrazione della società che ha locato l’appartamento». «Quello con cui ho parlato di più è stato Francesco Meloni», ricorda al telefono Noya. «La signora che viveva con lui era spagnola» e «aveva un accento delle Canarie», ricorda.

L’avvocato della destra romana

Sullo sfondo di questo intreccio di società, condanne, soci e famigli resta ancora un ultimo personaggio chiave della storia. Matano e Barbara Meloni collaborano nello studio legale Reboa law firm dell’avvocato Rodolfo Reboa, storico militante della destra sociale romana, vicino ad alcuni dirigenti nazionali e locali di Fratelli d’Italia.

Un uomo orgoglioso del papà, camicia nera che ha marciato su Roma nel 1922: «Quasi 100 anni fa mio padre con altre persone alla prima grande manifestazione chiamata “marcia su Roma”, che non era nient’altro che un corteo molto più piccolo di quelli che abbiamo subito dai grandi sindacati. Avevano cercato di riportare nel paese quella legalità e quell’ordine che ha permesso all’Italia dal 1960 in poi di svilupparsi», diceva Reboa nel 2017 al congresso de La Destra fondata da Francesco Storace.

L’avvocato, oggi impegnato nella difesa delle vittime della tragedia di Rigopiano, ha sposato in pieno le politiche meloniane. Non solo era presente ai dieci anni della fondazione di Fratelli d’Italia: una foto assieme alla presidente Meloni campeggia sul sito dello suo studio. Ma scopriamo che è stato candidato alle ultime regionali proprio a sostegno del fedelissimo di Meloni Francesco Rocca, eletto qualche mese fa presidente della Regione Lazio.

«Sia Barbara sia Matano sono due consulenti del mio studio riguardo a questioni relative a investimenti sui centri commerciali», dice Reboa. Che è anche l’avvocato di Matano, e dunque risponde alle domande di Domani in sua vece: «Il progetto imprenditoriale in Spagna con il signor Francesco Meloni è durato un tempo molto limitato e non ha prodotto utili per Matano. Per quanto riguarda le micro partecipazioni dell’allora impiegata del suo gruppo, Anna Paratore, erano delle forme di incentivazione al dipendente e, come tali, sono state liquidate al momento della cessazione del rapporto di lavoro».

«Mia mamma ha incontrato molte difficoltà nella vita, ha cresciuto due figlie da sola. A lei devo tutto. Il suo giudizio è uno dei pochi che temo di più», ha ripetuto spesso la presidente del Consiglio. Tra i molti ostacoli, tuttavia, Paratore ha avuto l’audacia di investire nel business immobiliare della capitale. Sempre grazie al geometra Matano, il socio in affari preferito dai genitori di Giorgia Meloni. (1-continua)

 

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