La presidente del Consiglio: « Non sono certa che sia un buon affare rispondere ai dazi con altri dazi» «Per la difesa non toccheremo i fondi coesione» «Sosteniamo gli sforzi di Trump per la pace»
La premier Giorgia Meloni riferisce in Senato in vista del Consiglio europeo di giovedì 20 e venerdì 21 marzo. Sul tavolo la risoluzione unitaria elaborata nella maggioranza, che deve riuscire a mettere d’accordo anche il leader della Lega, Matteo Salvini, per evitare il rischio di crepe interne: il vicepremier e ministro dei Trasporti, infatti, è l’anima della maggioranza che si è mostrata più scettica sul piano di difesa europeo.
Secondo quanto trapelato, la risoluzione sottolineerà come vada evitato ogni rischio di una divisione dell'Occidente, che mai come ora deve restare unito, tanto sulla guerra in Ucraina quanto nello scontro sui dazi imposti dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
Ecco cosa ha detto la presidente del Consiglio a palazzo Madama.
«Ci troviamo alla vigilia di un Consiglio europeo che cade in un momento estremamente complesso per le vicende globali, e, allo stesso tempo, decisivo per il destino dell'Italia, dell'Europa dell'Occidente». Così Giorgia Meloni ha iniziato le proprie comunicazioni in Senato.
La premier ha fatto riferimento al «tempo grave che stiamo attraversando», sperando che questo possa portare ad un ragionamento condiviso sulle scelte migliori da adottare.
«Mai in discussione sostegno a Kiev»
Sulla guerra tra Russia e Ucraina, Meloni sottolinea che non è stato «mai in discussione» il sostegno a Kiev, «l'Italia ha una posizione chiara, rispetta i suoi impegni internazionali. È una nazione il cui parere conta», esprimendo poi la sua solidarietà al « presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ogni qual volta che viene attaccato per la sola ragione di aver ricordato chi sono gli aggressori e chi gli aggrediti».
Meloni si concentra poi sulla Nato: «Non è possibile immaginare una garanzia di sicurezza duratura dividendo l'Europa e gli Stati Uniti. È giusto che l'Europa si attrezzi per fare la sua parte» ha sottolineato Meloni «ma ingenuo pensare possa fare da sola fuori dalla cornice della Nato.»
Sulle trattative di pace portate avanti dagli Usa, la premier si dice soddisfatta di «questa nuova fase, sosteniamo gli sforzi del presidente americano Donald Trump», aggiunge Meloni. «L'Italia considera la proposta del cessate il fuoco un primo passo per una pace duratura. Questo passo in avanti» deve essere sostenuto «compattamente rimettendo la responsabilità in mano alla Russia» che, dice la premier «deve giocare a carte scoperte».
Sull’ «invio di truppe italiane in Ucraina» Meloni precisa che «è un tema che non è mai stato all'ordine del giorno e riteniamo che l'invio di truppe europee sia molto rischioso, complesso e poco efficace».
ReArm Europe: senza sicurezza non c’è libertà
Parlando del piano ReArm Europe, Meloni rivendica di aver «chiesto di cambiare nome perché è fuorviante per i cittadini. Siamo chiamati a rafforzare le capacità difensive» ma «non significa acquistare armamenti» ma «semmai di produrli».
«Senza difesa non c’è sicurezza, senza sicurezza non c’è libertà», ha detto la presidente del Consiglio, «cambiare nome al ReArm Ue non è una questione semantica, ma di sostanza e merito».
Con le risorse a disposizione si possono finanziare materie «che dovrebbero interessare tutti», ha sostenuto Meloni. «L'Italia non intende togliere un solo euro dalle risorse della Coesione», ha affermato.
Sulle critiche al piano, Meloni lascia «ad altri la grossolana semplificazione per cui aumentare la spesa della sicurezza significa tagliare i servizi o il welfare.», sottolinea che «chi lo sostiene è perfettamente consapevole che sta ingannando i cittadini perché maggiori risorse non ci sono attualmente, non perché investiamo nella difesa, ma perché centinaia di miliardi di euro sono stati bruciati in provvedimenti che servivano solo per creare consenso facile».
La proposta di Meloni in Ue
«La proposta che io ho formulato ai nostri partner europei e occidentali prevede l'attivazione di garanzie di sicurezza, tra l'Ucraina e le nazioni che intendono sottoscriverle, sul modello del meccanismo previsto dall'articolo 5 del Trattato Nato, senza che questo implichi necessariamente l'adesione di Kiev all'Alleanza Atlantica».
«È una proposta che noi reputiamo molto seria, e sulla quale sto riscontrando un consenso crescente. E sarebbe, dal nostro punto di vista, decisamente meno complessa, meno dispendiosa e più efficace delle altre proposte attualmente in campo»
Preoccupazione crescente per la situazione a Gaza
Nelle sue comunicazioni la premier ha anche espresso preoccupazione per i recenti sviluppi nella guerra tra Israele e Hamas: «Seguiamo con grande preoccupazione la ripresa dei combattimenti a Gaza, che mette a repentaglio gli obiettivi ai quali tutti lavoriamo, il rilascio di tutti gli ostaggi e una fine permanente delle ostilità, così come il ripristino di buna piena assistenza umanitaria nella Striscia».
«No a un nuovo Green Deal»
Un altro tema al centro del Consiglio europeo sarà quello della competitività dell’Unione: «L'obiettivo deve essere assicurare un percorso di decarbonizzazione sostenibile per le nostre imprese e i nostri cittadini per risolvere il divario e ridurre le nostre troppe e troppo pericolose dipendenze strategiche», ha aggiunto, sottolineando la necessità di rinunciare «agli eccessi ideologici che abbiamo purtroppo visto in passato. Non accetteremo di sostenere un nuovo Green Deal».
Chiara la posizione della premier: «Se l'Europa pensa di sopravvivere pretendendo una iper-regolamentazione, allora, semplicemente non sopravviverà», ha aggiunto ancora la premier. «È la politica che deve tracciare la rotta. Faremo di tutto perché l’Europa non sia soffocata dalle sue stesse regole».
I dazi all’Ue saranno oggetto di discussione
Un altro tema che «non sarà parte dell’ordine del giorno, ma sarà comunque trattato» è quello dei dazi. «Al momento, l'amministrazione Trump ha deciso di riattivare, lo scorso 12 marzo, i dazi sulle importazioni dall'Unione europea di acciaio, alluminio e determinati prodotti derivati. Dazi che erano stati attivati nel 2018, e poi sospesi nel 2021. Gli Stati Uniti hanno, inoltre, annunciato la possibilità di attivare il prossimo aprile ulteriori dazi su altri comparti, di cui ancora non sono noti i dettagli. La Commissione europea ha risposto all'entrata in vigore delle misure statunitensi annunciando delle contromisure di riequilibrio, alcune delle quali scatteranno il primo aprile, mentre altre sono attualmente allo studio e dovrebbero entrare in vigore successivamente. Il quadro è pertanto complesso e in costante evoluzione, tenuto conto che gli Stati Uniti hanno attivato misure simili anche nei confronti di altre nazioni»
«Avanti con il protocollo Italia- Albania»
«In questo consiglio europeo», ha precisato Meloni, si affronterà anche il «governo dei flussi migratori» come indicato nella «ormai consueta lettera della presidente Ursula von der Leyen sulla politica migratoria comune: se oggi» questi appuntamenti «sono diventati consuetudine, se ci si pone come priorità» la stipula «di partenariati paritari, la difesa dei confini esterni, il rafforzamento della politica sui rimpatri e» la ricerca di «soluzioni alternative si deve al ruolo decisivo dell'Italia». ha detto ancora Giorgia Meloni.
Sul protocollo Italia-Albania il governo è determinato ad andare avanti «Stiamo seguendo il ricorso dinanzi alla Corte di Giustizia, sono rimasta colpita che la maggioranza degli Stati membri siano intervenuti per sostenere la posizione dell'Italia sul concetto di paese sicuro di origine», ha affermato la premier.
«Abbiamo accolto con favore la proposta della Commissione europea sul regolamento per i rimpatri, lo riteniamo uno sviluppo molto significativo anche per armonizzare la prassi di dei diversi Stati membri e rendere più efficaci i rimpatri fondamentale che Ue diventi efficace in questo: se entri illegalmente in Europa non puoi rimanere illegalmente sul territorio dell'Europa, devi essere rimpatriato», ha ribadito la premier.
La posizione del Partito democratico
Anche per il Partito democratico la situazione è tutt’altro che semplice. Dopo lo strappo durante il voto a Strasburgo della scorsa settimana, lunedì una delegazione di parlamentari ha elaborato una bozza di risoluzione, alternativa a quella della maggioranza ma condivisa da tutto il partito.
Entrambe le proposte saranno votate oggi dopo le comunicazioni della presidente e mercoledì si replicherà alla Camera, dove Meloni è attesa per le 9:30.
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