Un altro morto all’interno di un centro di permanenza per i rimpatri. Questa volta è accaduto a Palazzo San Gervasio a Potenza. A morire è Osama, giovane migrante di origine algerina di 19 anni. Da una prima ricostruzione è morto per via di un arresto cardiaco, ma sul suo decesso ci sono diversi dubbi. Alcuni testimoni hanno riferito di un pestaggio e la procura di Potenza sta indagano anche per reati come omicidio colposo e doloso. Per questo motivo è stata disposta l’autopsia che si terrà il 7 agosto.

Secondo il capo della procura di Potenza, Francesco Curcio, Osama «non è stato picchiato, ma probabilmente ha ingerito sostanze pericolose». Nei giorni precedenti Osama è stato ricoverato all'ospedale San Carlo di Potenza dopo aver ingerito dei pezzi di vetro. Quindi qualcuno, almeno secondo la tesi della procura, doveva controllarlo.

«In teoria - ha continuato Curcio - doveva esserci un controllo su di lui dopo che era rientrato al Centro, e invece dagli accertamenti è risultato che era in servizio un solo infermiere, nessun medico, per 104 trattenuti. E in più i tre compagni di stanza del giovane non hanno prestato alcun soccorso, hanno spostato il corpo esanime dell'uomo, né precedentemente alcuno si è preoccupato della sua assenza, in mattinata, a una terapia medica alla quale si sarebbe dovuto sottoporre».

La protesta

Non appena diffusa la notizia della morte del giovane migrante, all’interno del Cpr è scoppiata una rivolta che è durata circa tre ore. Alcuni dei cento migranti circa che sono trattenuti hanno appiccato una serie di focolai in quattro moduli della struttura, spenti poi dai Vigili del fuoco. Sul luogo sono intervenute anche le forze dell'ordine, al momento non si registrano feriti, cinque ambulanze e l’elisoccorso. Ma ciò che è accaduto pone seri dubbi sulle condizioni di vita dei migranti all’interno dei Cpr, dove inchieste giornalistiche hanno raccontato negli anni gli orrori e i trattamenti subiti da chi ci finisce dentro in attesa di un rimpatrio verso il proprio paese di origine. Lo scorso febbraio, all’interno del Cpr di Ponte Galeria il guineano Ousmane Sylla si è tolto la vita a 22 anni.

Reazioni

«Noi non lasceremo il ragazzo un attimo da solo. Ci dovranno dire come è morto, a che ora, cosa ha mangiato prima di morire. In questo caso il ragazzo non è solo, noi vegliano su questa ennesima vittima. Ciò che è accaduto è vergognoso», dice a Domani Gervasio Ungolo di Osservatorio migranti Basilicata. L’osservatorio chiede di conoscere le cause della morte del giovane migrante e sta organizzando una raccolta fondi per il rientro della salma in Algeria il prima possibile.

«L’ennesima morte di stato all’interno dei Cpr, anche questa totalmente oscura come molte altre dal punto di vista dei fatti avvenuti e delle cause della morte stessa. È sintomo della necessità di arrivare all’abolizione di questi strumenti di tortura che sono i Cpr. Chissà cosa potrebbe accadere nei Cpr in Albania visto quello che accade in Italia» dice Igor Zecchini di No Cpr mai più Lager.

Il sindaco di Palazzo San Gervasio, Luca Festino, ha detto che «il Comune non ha mai avuto canali di comunicazione istituzionali sulle vicende all'interno del Cpr». E ha aggiunto: «Vedere il nome del mio paese alla ribalta delle cronache per fatti come questi ed altri, mi rattrista molto. La tutela della vita, in tutte le sue forme, è in assoluto la prima ragione dell’esistenza umana».

Sulla vicenda sono intervenuti anche il segretario generale della Cgil Potenza, Vincenzo Esposito, e la segretaria generale Fp Cgil Potenza Giuliana Scarano: «I fatti che si sono verificati al Centro per il rimpatrio di Palazzo San Gervasio esigono chiarezza. La morte del diciannovenne ci lascia sgomenti e butta nuovamente ombre sulla gestione del centro». «Riteniamo che la situazione rimanga tuttavia esplosiva – aggiungono – e che episodi del genere possano verificarsi da un momento all'altro, mettendo a repentaglio non solo la vita degli ospiti ma anche degli operatori e del personale esterno chiamato a intervenire con urgenza».

© Riproduzione riservata