Quando nel marzo 2022 più di cento minori ucraini sono arrivati in Valle Imagna, nel bergamasco, la situazione nel loro paese era molto critica. La Russia aveva invaso da poco l’Ucraina e alcune aree, come quella di Berdyansk in cui si trovava il loro orfanotrofio, erano sotto occupazione. I comuni di Rota D’Imagna, Bedulita e Pontida hanno preso in carico questi minori e, tra mille difficoltà, hanno impostato un percorso di accoglienza e integrazione unico in Italia.

Oggi la situazione in Ucraina non è migliorata, con l’esercito che sta vivendo uno dei momenti più difficili dall’inizio della guerra. Le autorità ucraine hanno però chiesto il rimpatrio degli orfani accolti nel bergamasco (e non solo), senza fornire garanzie su quello che sarà del loro futuro. Il 26 luglio è arrivato il decreto di rimpatrio firmato dal tribunale di Brescia, che riguarda 60 dei 63 rifugiati orfani. Ma la comunità locale si sta mobilitando per impedire che se ne vadano.

Accoglienza in Valle Imagna

Nel marzo 2022 la popolazione di Rota D’Imagna, nell’omonima valle in provincia di Bergamo, ha visto la sua popolazione aumentare del 10 per cento, da un giorno all’altro. In paese sono arrivati oltre un centinaio di minori ucraini, evacuati dall’orfanatrofio di Berdyansk, sul mar Nero, dopo l’occupazione russa. A organizzare il trasferimento è stata l’associazione ucraina bergamasca Zlaghoda, a braccetto con la comunità e le istituzioni locali.

Inizialmente i minori sono stati ospitati presso l’Hotel Posta, poi sono stati trasferiti nella Casa Stella Mattutina di Azione Cattolica. Altri minori hanno popolato i comuni vicini di Bedulita e Pontida, altri ancora hanno lasciato il territorio. Nei comuni interessati sono stati assunti operatori e mediatori, ci si è organizzati con le scuole e con i servizi alla persona, sono state predisposte attività e sono state coinvolte famiglie locali per dare ospitalità. Tutto questo è stato possibile anche grazie ai fondi predisposti dal governo e a donazioni da parte dei privati.

L’obiettivo fin dall’inizio è stato quello di non separare il gruppo di minori e il modello della Valle Imagna ha dimostrato di saper funzionare, nonostante alcune problematiche. Un gruppo ristretto di minori si è reso protagonista di piccoli furti e disordini, altri sono stati allontanati da scuola e parte della comunità locale ha iniziato a lamentarsi. Per la quasi totalità del gruppo, però, il percorso di accoglienza e integrazione è andato avanti senza intoppi.

Rimpatrio forzato?

ANSA

Lo scorso febbraio gli attori coinvolti nel processo di accoglienza - tribunale di Brescia, istituzioni locali, tutori italiani e ucraini e il consolato ucraino - hanno convenuto che, visto il perdurare delle criticità belliche in Ucraina, i minori avrebbero proseguito il loro percorso in Valle Imagna. Ma il governo ucraino ha mandato una lettera per chiedere il rimpatrio dei propri «figli dello stato», così sono chiamati.

Nei giorni successivi, i tutori italiani hanno avuto colloqui con i minori, rilevando come il 95 per cento di essi fosse contrario a tornare in Ucraina e volesse rimanere nel bergamasco. Poi, però, sono intervenute le autorità ucraine, che hanno fatto cambiare idea a diversi rifugiati.

«C’è stata un’invasione di campo, un abuso di potere, con chiamate, messaggi, interazioni durante le quali sono state fatte promesse irrealizzabili, in quella che suona come una circoscrizione di minore», denuncia Diego Mosca, coordinatore del progetto di accoglienza scolastica dei minori ucraini. A quelli non convinti sarebbero stati promessi trasferimenti in famiglia negli Stati Uniti, ma anche ricongiungimenti in Ucraina, alla luce di una situazione nel paese definita più sicura.

Una serie di garanzie opache, visto anche un precedente. Già nell’agosto 2023 era stato rimpatriato un primo gruppo di orfani ucraini della Valle Imagna. Erano in 31 e di molti non si sa nemmeno più che fine abbiano fatto. «Si sono ritrovati nelle situazioni le più sconclusionate», denuncia Mosca. «Per alcuni, per esempio, era stato annunciato un trasferimento in famiglia negli Stati Uniti. Non solo non ci sono mai andati, ma alcune delle famiglie statunitensi che abbiamo contattato hanno detto che non hanno mai avuto contatti con l’ente ucraino, o addirittura che non possedevano più i requisiti per ospitare i minori».

Ripopolare l’Ucraina

Ma perché l’Ucraina vuole rimpatriare i rifugiati della Valle Imagna? Il paese sta vivendo una profonda crisi economica, che va a braccetto con l’emorragia demografica data dalla fuga degli abitanti e dall’alto numero di persone - militari e civili - uccise dall’esercito russo.

«L’Ucraina è in grossa difficoltà e ha interesse perché torni popolazione, tanto più se giovane. Le richieste di rimpatrio non sono arrivate solo a noi, ma anche ad altri territori che ospitano rifugiati ucraini», sottolinea una persone che lavora con i minori ucraini in Valle Imagna. Quando nell’estate 2023 è arrivato il primo decreto di rimpatrio, che ha riportato 31 orfani in Ucraina, l’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) aveva invitato a «sospendere i rimpatri forzati dei cittadini e delle cittadine ucraine e delle persone con precedente residenza abituale in Ucraina a fronte dell’instabilità della situazione all’interno del paese». Veniva invocato il superiore interesse del minore e si sottolineava come il rimpatrio fosse attuabile solo a determinate condizioni, quei ricongiungimenti familiari e quegli affidamenti che nel caso dei 31 minori della Valle Imagna non si sono quasi mai verificati.

«Oggi non possiamo ripetere lo stesso errore», chiosa Mosca. «Stiamo parlando di minori fragili, con profondo disagio sociale e psicologico. Non abbiamo alcun interesse per cui rimangano qui, se non la volontà di tutelarli e non farli tornare sotto le bombe, in una situazione allo sbando».

Nelle scorse settimane è stata lanciata una petizione online per il “No” al nuovo rimpatrio in Ucraina dei minori, che ha raccolto oltre 17mila firme. Il processo di accoglienza e integrazione in Valle Imagna potrebbe interrompersi da un momento all’altro per tutto il gruppo, visto che nelle scorse ore è arrivato il decreto di rimpatrio disposto dal tribunale di Brescia. Riguarda 60 dei 63 minori ancora presenti. L’unica eccezione è prevista per un ragazzo quasi maggiorenne, per un altro che deve terminare cure sanitarie importanti e per un terzo che deve finire di scontare una pena.

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