- Le connessioni tra Matteo Renzi e l’Arabia Saudita chiamano in gioco fondazioni e società di proprietà diretta della famiglia reale. Il leader di Italia Viva ha anche partecipato a eventi organizzati dalla Misk foundation, un’organizzazione no-profit, nata nel 2011 dal volere di Mohammed bin Salman, oggi al centro di alcuni scandali non indifferenti.
- La leadership saudita, infatti, ha deciso di indagare all’interno della fondazione per far luce sulle accuse di attività di spionaggio contro i dissidenti del regime rivolte all’ex segretario generale Bader al Asaker, braccio destro di bin Salman all’interno dell’organizzazione.
- ll 15 ottobre del 2020, infatti, partecipa come speaker al Youth 20, l’evento del G20 dei giovani organizzato dalla Misk foundation in collaborazione con Ithra Aramco, un centro culturale di lusso costruito e finanziato dalla Saudi Aramco, la compagnia nazionale di idrocarburi che nel 2020 ha avuto un fatturato da quasi 230 miliardi di dollari.
Spuntano nuove connessioni tra Matteo Renzi e l’Arabia Saudita. Il leader di Italia viva non solo siede nei board della Royal Commission of Alula e della Future Investment Initiative, due enti di proprietà del regno, ma in passato ha partecipato a eventi organizzati dalla Misk foundation, un’organizzazione non profit nata nel 2011 dal volere di Mohammed bin Salman, oggi al centro di alcuni scandali politici.
La leadership saudita, infatti, ha deciso di indagare all’interno della fondazione per far luce sulle accuse di attività di spionaggio contro i dissidenti del regime rivolte all’ex segretario generale Bader al Asaker, braccio destro di bin Salman all’interno dell’organizzazione.
Le conferenze
Misk nasce con l’obiettivo di «coltivare e incoraggiare nei giovani l’apprendimento e la leadership per un futuro migliore in Arabia Saudita», si legge nel sito. Ai panel che organizza partecipano come spettatori giovani studenti e imprenditori che presentano progetti di investimento innovativi, tengono discorsi motivazionali e assistono agli interventi di personaggi illustri.
Tra questi ci sono anche Bill Gates, la regina Rania di Giordania e l’immancabile senatore Matteo Renzi. Il leader di Italia viva è stato invitato come speaker nell’edizione del Misk Global Forum che si è tenuta il 15 e 16 novembre del 2017, un anno dopo le sue dimissioni da presidente del Consiglio. «Non vediamo l’ora di sentire la sua opinione sulle sfide che i giovani di tutto il mondo devono affrontare», scrivevano i sauditi nella locandina dell’evento. La pagina web presenta anche una foto del senatore con una sua citazione: «Il giovane è un uomo di qualsiasi età che rischia credendo nella possibilità di cambiare». Insomma, una presentazione in grande stile per un intervento che però, stando a quanto dice lo stesso Renzi, non si è mai tenuto.
I tempi maturano
«Non ci sono andato e di conseguenza non sono stato pagato», dice a Domani. I tempi di una sua partecipazione agli eventi della fondazione del suo amico di bin Salman, però, sono maturi tre anni dopo. Il 15 ottobre del 2020 partecipa come speaker al Youth 20, l’evento del G20 dei giovani organizzato dalla Misk foundation in collaborazione con Ithra Aramco, un centro culturale di lusso costruito e finanziato dalla Saudi Aramco, la compagnia nazionale di idrocarburi che nel 2020 ha avuto un fatturato da quasi 230 miliardi di dollari.
Nel suo panel, tenuto online per via della pandemia, Renzi è stato presentato come senatore ed era accompagnato, tra gli altri, da Flavio Siniscalchi allora a capo del Dipartimento per le politiche Giovanili e il Servizio civile universale. Il suo è stato un discorso breve in cui ha ringraziato la presidenza del G20 dell’Arabia Saudita per aver preso in considerazione le problematiche dei giovani durante la pandemia.
Gli scandali
La Misk foundation, però, proprio come il suo presidente bin Salman, non è esente dagli scandali. Secondo quanto scritto dal New York Times, Bader al Asaker, segretario generale della Misk all’epoca dei fatti, avrebbe reclutato due impiegati di Twitter (Ali Alzabarah e Ahmad Abouammo) per spiare i dissidenti sauditi attraverso la nota piattaforma social. In cambio di presunte mazzette avrebbe chiesto informazioni private di alcuni utenti finiti sotto la lente del regime. Non solo, Bader al Asaker è accusato anche dall’ex funzionario del ministro dell’Interno, Saad al Jabri, di aver utilizzato la fondazione Misk per reclutare persone e dargli la caccia.
Al Jabri è un personaggio conosciuto all’interno della sicurezza saudita ed è ricercato dalle autorità del regno, che lo accusano di aver commesso crimini finanziari. Attualmente si trova in Canada e ha avviato una causa civile contro bin Salman a cui rivolge accuse pesantissime. Secondo al Jabri, bin Salman avrebbe inviato alcuni agenti in Canada nel 2018 per ucciderlo.
Poche settimane prima, nel consolato saudita a Istanbul, è stato ucciso il giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi. Per quell’omicidio bin Salman è considerato il mandante politico sia dalla Cia che dalle Nazioni unite. Dopo quel fatto Bill Gates ha ritirato il suo sostegno finanziario alla Misk foundation, mentre Renzi, come raccontato il 15 novembre dal Fatto quotidiano, ha partecipato nell’aprile del 2019 alla Financial sector conference un evento organizzato dalle istituzioni saudite a Riad e per il quale avrebbe percepito, sempre secondo il Fatto, poco più di 43mila euro.
© Riproduzione riservata