- La caduta di Morisi sbriciola le fondamenta sulle quali è stato eretto il potere della Lega di Salvini, costruite con la propaganda sui social network.
- Impossibile, però, scindere la storia di Morisi da quella del Salvini politico. Perché il professionista dei social, titolare con Paganella della società Sistemaintranet.com e inventore della macchina da consenso chiamata la “Bestia”, deve molto al partito guidato dall’ex ministro dell’Interno.
- Con Salvini ministro al Viminale la Bestia ha avuto accesso a dossier riservatissimi. E una barca di soldi. C’è stato un momento in cui pagava il partito e pagava pure il Viminale per i servigi di coloro che hanno portato alla pagina Facebook personale di Salvini svariati milioni di follower, dato mai raggiunto da nessun leader europeo
Lo stratega della propaganda leghista e l’indagine per droga. È solo una delle vicende opache che ruotano attorno al sistema costruito per trasformare Matteo Salvini nel “Capitano” del popolo. Dai documenti bancari infatti risulta che la Lega ha versato più di 1,5 milioni di euro dal 2017 al 2020 sui conti della società Sistemaintranet.com e sui conti personali dei due soci di questa piccola azienda, Luca Morisi e il suo braccio destro Andrea Paganella.
La caduta di Morisi sbriciola ora le fondamenta sulle quali è stato eretto il potere della Lega di Salvini, costruite con la propaganda sui social network.
Il guru della comunicazione, come rivelato da Repubblica, è indagato infatti a Verona per la cessione di droga a un gruppo di ragazzi. Si tratterebbe di sostanza liquida, forse Ghb, conosciuta anche come “droga dello stupro”, che ha un uso diffuso anche al posto dell’ecstasy in quanto provoca stati di euforia. Sul tipo di sostanza sono in corso accertamenti, tuttavia, risulta a Domani, che i carabinieri nella loro prima informativa del 19 agosto scrivevano espressamente la sigla Ghb.
Di certo a casa di Morisi è stata trovata cocaina, due grammi, considerata dose per uso personale. Tutto accadeva il 14 agosto. Quindici giorni dopo sono arrivate le dimissioni da capo della propaganda (giustificate ufficialmente da «questioni familiari»). Morisi dopo la pubblicazione della notizia si è scusato pubblicamente con la Lega e con l’amico Salvini: «Non ho commesso alcun reato ma la vicenda personale che mi riguarda rappresenta una grave caduta come uomo». Le cause della sua disgrazia sono in primis «fragilità esistenziali irrisolte».
Potere Morisi
Impossibile, però, scindere la storia di Morisi da quella del Salvini politico. Perché il professionista dei social, titolare con Paganella della società Sistemaintranet.com e inventore della macchina da consenso chiamata la “Bestia”, deve molto al partito guidato dall’ex ministro dell’Interno. E soprattutto perché con Salvini ministro al Viminale ha avuto accesso a dossier riservatissimi. E una barca di soldi.
Secondo i documenti ottenuti da Domani, la Lega di Salvini ha versato alla società di Morisi oltre 1 milione di euro in tre anni, dal 2017 al 2020. A questi va aggiunto almeno un altro mezzo milione arrivato ai due sui conti personali e attraverso altre società che avevano contratti con i gruppi parlamentari della Lega Salvini premier. Un milione e mezzo per pagare la gestione della comunicazione leghista.
Da questa somma mancano all’appello altri emolumenti, quelli del ministero dell’Interno, utilizzati per pagare le collaborazioni dello staff (inclusi Morisi e Paganella). C’è stato un momento in cui pagava il partito e pagava pure il Viminale per i servigi di coloro che hanno portato alla pagina Facebook personale di Salvini svariati milioni di follower, dato mai raggiunto da nessun leader europeo.
Soldi e sospetti
Andiamo con ordine. Tra gennaio 2017 e settembre 2018 Sistemaintranet.com incassa dalla Lega 516mila euro. Da settembre 2019 a giungo 2020, in nove mesi, il record: ben 732mila euro. Cifre notevoli pagate da un partito che ha un debito con lo stato di 49 milioni di euro e che dovrà restituire tale somma in 70 anni e più, dopo un accordo tra i legali del partito e i giudici, che invece chiedevano la restituzione immediata della somma in quanto frutto della truffa sui rimborsi elettorali architettata dal tesoriere della gestione di Umberto Bossi. Da un lato, perciò, Salvini sosteneva di non avere risorse da ridare allo stato, dall’altro alimentava con bonifici la macchina della propaganda. È questa contraddizione che ha allertato gli investigatori dell’antiriciclaggio.
Nello stesso periodo in cui la società beneficiava di questo denaro per le prestazioni offerte al partito, i titolari incassavano dalla Lega anche sui conti personali. È il caso segnalato dall’autorità antiriciclaggio in una vecchia relazione del 2019 finita agli atti di un’inchiesta sui commercialisti del partito condannati in primo grado a Milano per peculato. In questo documento si indicava come sospetto un giro di denaro pubblico proveniente dal gruppo parlamentare della Lega destinato a una sconosciuta società di nome Vadolive Srl, riconducibile ai commercialisti della Lega finiti al centro delle inchieste milanesi.
Due mesi dopo il trionfo elettorale della Lega del 4 marzo 2018, Vadolive riceveva l’incarico dal gruppo al Senato della Lega Salvini Premier: in meno di sei mesi la Srl ha registrato entrate di denaro pubblico per 258mila euro. I detective, però, sottolineano che parte di questi soldi incassati da Vadolive sono andati poi a finire anche sui conti di Morisi e Paganella, che dal partito prendevano già svariati denari con la loro società e in quel periodo avevano firmato i contratti di collaborazione con il ministero dell’Interno il cui capo era anche la guida suprema del partito che li ha fatti diventare ricchi imprenditori.
Il socio e migliore amico di Morisi è Andrea Paganella, che ha seguito Salvini ovunque. Paganella oltre a essere stato stipendiato contemporaneamente dal ministero, dal partito tramite i contratti stipulati con Sistemaintranet.com, e Vadolive, ha registrato accrediti sui conti personali tra ottobre 2019 e dicembre 2020 pari a oltre 250mila euro. Da chi? Dalla Lega di Salvini naturalmente.
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