- Due ragazzi vengono trovati con la droga dello stupro. Sostengono che a dargliela sia stato Morisi, che dispone di un appartamento proprio in una corte a Belfiore. Scatta la perquisizione a carico di Morisi alla ricerca di altro stupefacente, che viene trovato in modiche quantità, compatibili con l’uso personale: altro Ghb e cocaina. Per ora la natura non è sicura.
- La procura di Verona lo considera al momento un caso di scarsissimo interesse giudiziario: una cessione di droga nell’ambito di rapporti privati. Una storia semplice, che però ha determinato l’uscita di scena di un personaggio di primo piano della Lega.
- Nel corso della perquisizione sarebbero stati sequestrati anche telefoni e materiale informatico, ma non sarebbero emersi ulteriori elementi utili all’indagine.
Un’indagine banale, resa delicata solo dal profilo della persona coinvolta: Luca Morisi, l’ideatore della “Bestia”, l’algoritmo studiato per sondare i sentimenti e la rabbia degli utenti sui social. Il metodo che ha garantito la massima visibilità alla propaganda di Salvini. Morisi è stato da ultimo anche dirigente della Lega, prima delle dimissioni da tutti gli incarichi.
La storia di droga in cui è rimasto coinvolto comincia alla vigilia di Ferragosto. Due ragazzi vengono fermati dai carabinieri di San Bonifacio, in provincia di Verona, per un normale controllo. Sono sulla provinciale che porta a Belfiore, un paese a mezz’ora di strada da Verona: non è ancora chiaro se l’intervento dell’Arma sia una pura casualità, oppure se i militari stessero seguendo segnalazioni o piste precise. I ragazzi vengono da fuori regione e hanno con sé una boccetta che, per loro stessa ammissione, contiene Ghb, acido gamma-idrossibutirrato, la cosiddetta “droga dello stupro”.
Sostengono che a dargliela sia stato Morisi, che dispone di un appartamento proprio in una corte a Belfiore. Scatta la perquisizione a carico di Morisi alla ricerca di altro stupefacente, che viene trovato in modiche quantità, compatibili con l’uso personale: altro Ghb e cocaina.
Mesi per le analisi
Per essere certi di che sostanza si tratti e se è droga o no devono arrivare i risultati delle indagini tossicologiche. Indagini che però non sono state ancora eseguite e non verranno svolte per i prossimi due o tre mesi: il laboratorio chimico dei carabinieri ha mesi di analisi da smaltire, e la pratica segue un percorso ordinario senza la segnalazione di alcuna urgenza o priorità.
La procura di Verona lo considera al momento un caso di scarsissimo interesse giudiziario: una cessione di droga nell’ambito di rapporti privati. Una storia semplice, che però ha determinato l’uscita di scena di un personaggio di primo piano della Lega. La vicenda conserva ancora diversi aspetti da chiarire. Chi sono i ragazzi fermati e da dove vengono? Sono amici dell’ex guru della comunicazione di Salvini o si erano incontrati con lui per un motivo preciso? C’erano altre persone ancora da identificare?
Morisi non è veronese: è nato a Mantova, dove ha fondato insieme ad Andrea Paganella una società che si occupa prevalentemente di servizi informativi per la sanità lombarda. A Verona invece è stato studente universitario negli anni Novanta, dove ha conseguito la laurea in filosofia ed è poi tornato come professore a contratto alcuni anni dopo, anche se il rapporto con l’ateneo veronese si è interrotto per decisione del rettore nel 2015 per un post giudicato «sessista» su una candidata del Pd.
Ai carabinieri che operavano non è sfuggita la delicatezza del caso, che infatti è stato subito riferito al procuratore capo di Verona, Angela Barbaglio. Il fascicolo è affidato al sostituto procuratore Stefano Aresu ed è stato aperto per cessione di stupefacente, fatto considerato di lieve entità in ragione della modica quantità di droga sequestrata.
La procura mantiene il massimo riserbo anche perché per ora la natura dello stupefacente non è sicura, e le informazioni fornite ai magistrati si basano sulle dichiarazioni delle persone perquisite o sull’esperienza dei militari che hanno operato. Nel corso della perquisizione sarebbero stati sequestrati anche telefoni e materiale informatico, ma non sarebbero emersi ulteriori elementi utili all’indagine.
La mano tesa di Salvini
«La detenzione di stupefacente per uso personale è un illecito amministrativo e non un reato penale» precisa il procuratore Barbaglio. Morisi, che in un primo momento aveva motivato le sue dimissioni con delle generiche «questioni personali», in seguito alla notizia dell’indagine ha sottolineato di non aver «commesso alcun reato», spiegando che la vicenda «rappresenta una grave caduta come uomo: chiedo innanzitutto scusa per la mia debolezza e i miei errori a Matteo Salvini e a tutta la comunità della Lega».
Il leader della Lega non gli fa mancare il suo appoggio: «Quando un amico sbaglia e commette un errore che non ti aspetti, e Luca ha fatto male a se stesso più che ad altri, prima ti arrabbi con lui, e di brutto – scrive Salvini su Facebook, postando una sua foto sorridente con Morisi – ma poi gli allunghi la mano, per aiutarlo a rialzarsi». Promettendo che su di lui l’amico potrà «contare, sempre».
© Riproduzione riservata