Appena un paio di settimane fa su Business Insider è stato pubblicato un articolo al cui interno il Master of Wine Richard Hemming prova a sfatare uno dei miti più radicati nel mondo degli spumanti: i flûte, i famosi bicchieri dal gambo sottile e di forma allungata, «sono terribili per apprezzare qualunque tipologia di vino». E ancora: «Un incubo per il servizio e una sfida per la degustazione, i flûte possono essere bicchieri perfetti per una festa ma non rendono giustizia alle caratteristiche dei migliori Champagne».

Un articolo che ne seguiva un altro uscito qualche giorno prima dedicato proprio al suo percorso: «Era uno studente di teatro e adesso è uno dei 4 Master of Wine di Singapore». Non un caso: nel vino Master of Wine è il più prestigioso dei titoli, riconosciuto in tutto il mondo. Viene conferito dall’omonimo istituto con sede a Londra e definisce persone che sulla carta hanno un elevatissimo livello di competenza e conoscenza di ogni aspetto del vino, dalla viticoltura alla vinificazione, dalla distribuzione al marketing, fino ovviamente alla degustazione.

Un corso durissimo

Il pluriennale percorso per diventare Master of Wine è estremamente selettivo e straordinariamente impegnativo. Include esami teorici e pratici, che coprono vari aspetti del settore, oltre alla presentazione di una tesi o di una ricerca su un argomento molto specifico. A oggi nel mondo i Master of Wine sono 421 in 30 paesi, di questi 3 sono italiani. Gabriele Gorelli, Andrea Lonardi e Pietro Russo, nel febbraio di quest’anno l’ultimo in ordine cronologico a raggiungere questo importante traguardo.

Enologo, 39 anni, ha lavorato a lungo presso la cantina siciliana Donnafugata, con cui oggi continua a collaborare. «Quelli su viticoltura ed enologia sono stati esami molto ostici perché conoscendo gli argomenti riuscire a riassumere tutto in saggi brevi è stato particolarmente sfidante.

Al contrario tutto quello che riguardava il marketing, la comunicazione, il commercio si è rivelato per me di grande interesse», racconta. «Il mio percorso è stato fortuito, davvero! Nel 2014 l’Istituto Grandi Marchi (associazione di cantine che nasce per promuovere la cultura e la tradizione del vino italiano di qualità nel mondo, nda) aveva organizzato una giornata introduttiva al Master of Wine e quel giorno andai io al posto di una collega. Eccomi qui, dieci anni dopo, con il titolo. Dell’approccio allo studio per diventare MW mi porto dietro il metodo, ovvero sempre multistrato, su più livelli. Nell’approcciare una tematica legata al vino non c’è mai un solo punto di vista ma l’idea sia necessario guardare il quadro complessivo, contestualizzare, fare analisi critica».

Si dice che il modo migliore per avvicinarsi al mondo del Master of Wine sia raggiungere il Diploma Wset, ovvero superare gli esami del quarto livello del Wine & Spirit Education Trust. Un’organizzazione fondata nel 1969 sempre a Londra che offre corsi di formazione e certificazioni riconosciute a livello mondiale nel campo del vino e dei distillati. A differenza del Master of Wine il Wset fornisce un percorso di apprendimento più accessibile e adatto a persone di vari livelli, dai principianti agli esperti.

I numeri sono completamente diversi: solo nel 2023 attraverso le 800 sedi sparse nel mondo circa 134mila  persone hanno conseguito una qualifica Wset, di queste quasi 2.000 da 19 paesi hanno provato l’esame del level 4 Diploma. Completamente diverso è invece il titolo di Master Sommelier (MS), conferito dalla Court of Master Sommeliers, un'istituzione sempre inglese che si occupa di certificare i migliori professionisti del vino specializzati nel servizio e nella degustazione.

La figura del Master Sommelier si distingue da quella del Master of Wine poiché si concentra principalmente sul servizio del vino nei ristoranti, sull'abilità di abbinare cibo e vino e sulla gestione di cantine e carte dei vini. Dalla sua fondazione nel 1977 a oggi sono solo 282 le persone che hanno superato l’esame finale, che possono così aggiungere la sigla MS al loro nome. Di queste un solo italiano, si chiama Matteo Montone e lavora in Inghilterra.

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