Gli inquirenti ora valuteranno se inviare il fascicolo alla procura di Crotone che sta indagando sul naufragio. I legali delle vittime cercano anche spiegazioni da Frontex
La procura di Roma ha aperto un fascicolo sul naufragio avvenuto a Cutro, che ha causato la morte di 71 persone (senza contare i dispersi). Lo ha fatto quattro giorni dopo un esposto presentato da alcuni parlamentari dell’Alleanza Verdi-Sinistra. Si tratta di un atto dovuto. Al momento non sono stati individuati né indagati né ipotesi di reato, non c’è alcuna indagine in corso a Roma.
L’esposto era stato presentato dai parlamentari laria Cucchi, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni con l’obiettivo di capire se ci fossero state delle responsabilità ministeriali per il mancato soccorso della barca sovraccarica di persone naufragata nella notte di domenica 26 febbraio.
«La barca che trasportava 200 migranti in pericolo è stata trattata come un caso di immigrazione illegale e non come un evento di ricerca e soccorso urgente (Sar), stanti anche le avverse condizioni meteo», si legge nell’esposto depositato.
«Riteniamo che sia necessario approfondire se vi siano state disposizioni ministeriali che abbiano impedito l'uscita in mare della guardia costiera – si legge nel testo – Non si può escludere che esista anche una responsabilità superiore considerato che la guardia costiera dipende dal ministero dei Trasporti mentre il ministero degli Interni è diventato “supercoordinatore” di sbarchi e soccorsi dei migranti».
Cosa succede ora
Dopo la circolazione della notizia, dal tribunale precisano che si sta valutando l’esposto ricevuto e un suo eventuale invio alla procura di Crotone che sta indagando sul naufragio.
Al momento gli inquirenti vogliono sentire le testimonianze dei superstiti per cercare di fare una ricostruzione il più accurata possibile. Sembra che l’obiettivo è quasi raggiunto come ha detto il procuratore capo di Crotone Giuseppe Capoccia: «Ce la stiamo mettendo tutta, siamo a buon punto nella ricostruzione della rete di comunicazioni che sono avvenute prima dell'evento».
La scorsa settimana sono stati identificati quattro scafisti accusati di aver condotto l’imbarcazione verso le acque italiane. Su uno di loro, però, emergono nuovi sviluppi che potrebbero sollevarlo dalle accuse grazie alla testimonianza del fratello. «Ma lui ha pagato, io ho le ricevute, il messaggio audio che ha mandato a mio padre perché versasse la seconda rata, tutto», dice il fratello a Repubblica. «Nessun mercante di uomini rischia la sua vita su una barca, stanno a godersi la vita e a dare ordini dalle loro belle ville a Istanbul», aggiunge.
Oltre a identificare i reali scafisti che hanno condotto il barcone verso la morte, la procura crotonese cercherà di capire anche quanto accaduto a livello ministeriale e nella catena di comando che non ha portato ai soccorsi. Al momento, da quello che è emerso nell’ultima settimana l’Agenzia europea di controllo delle frontiere Frontex ha detto di aver segnalato alle autorità italiane l’imbarcazione che è stata intercettata da un suo velivolo. Condizione smentita, sabato, dalla presidente del Consiglio, che ha invece detto che non è arrivata alcuna segnalazione da Frontex.
La Guardia costiera, di competenza del ministro dei Trasporti Matteo Salvini, respinge invece le accuse sul mancato soccorso. Nei giorni scorsi Domani ha ricostruito attraverso gli atti cosa è accaduto nella notte di domenica e ha constatato che, dopo un pattugliamento interrotto per via delle cattive condizioni meteo, la guardia di Finanza ha avvertito all’autorità marittima di Reggio Calabria al quale chiedevano «l’intervento di proprie unità navali per raggiungere il target, senza ricevere riscontro», si legge nei documenti. Subito dopo il naufragio l’ufficiale a capo della Capitaneria di Porto di Crotone Vittorio Aloi aveva detto che le condizioni meteorologiche permettevano alle motovedette di andare in mare, tuttavia ha anche specificato che il discorso è complicato e ci sono precise regole d’ingaggio da rispettare a livello ministeriale.
I chiarimenti a Frontex
Oltre agli inquirenti cercano risposte anche i famigliari delle vittime del naufragio. «C’è un buco di sei ore che deve essere coperto», ha detto a LaPresse l’avvocato Luigi Li Gotti a capo del pool legale che rappresenta decine di famiglie. «Dall’avvistamento del barcone con persone sottocoperta, i boccaporti aperti, con Frontex che dice che l’imbarcazione galleggiava mentre il mare pare aumentasse di forza ci chiediamo come mai sia possibile che dopo questo avvistamento non ci sia stato più nessun contatto», aggiunge. Per Li Gotti anche l’Agenzia europea di frontiera deve fornire spiegazioni: «Frontex dice che aveva finito il carburante e quindi è dovuta rientrare. Ma per il carburante si fa rifornimento a Lamezia Terme, a trenta miglia. Mi pare quasi impossibile che, avvistato questo barcone, non siano subito ripartiti. Ci sono cose inspiegabili da chiarire. Frontex peraltro svolge questa funzione, questo deve fare. Vede un'imbarcazione, finisce il carburante, va a Lamezia Terme e poi non riparte?».
Intanto il prossimo Consiglio dei ministri si terrà giovedì 9 marzo proprio a Cutro. Un gesto puramente simbolico della premier Giorgia Meloni che spera così di schivare le polemiche per il suo prolungato silenzio nei giorni del naufragio.
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