- La nomina di Roberto Carpaneto a direttore dell’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali è saltata. Ufficialmente per motivi personali, ma c’era l’ombra del conflitto di interessi.
- Il ministro delle Infrastrutture Salvini e il suo vice Rixi avevano proposto il manager al vertice dell’Ansfisa, nonostante fosse ancora presidente della Rina consulting, una società del settore.
- Sulla vicenda regna il caos: dal Ministero fanno sapere di essere in attesa dell’evoluzione degli eventi. Solo che lo sblocco dello stallo spetta proprio a Salvini.
La nomina di Roberto Carpaneto a direttore dell’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa) è saltata. A oltre venti giorni dall’annuncio non si è più concretizzata.
È l’ennesimo pasticcio riconducibile all’operazione di spoils system portata avanti dal governo Meloni nelle scorse settimane. E rappresenta un colpo per il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, e il suo vice, il ligure Edoardo Rixi, grande sponsor del manager, con cui condivide la provenienza regionale.
L’asse leghista ha tirato dritto anche al costo di sfidare le accuse di un conflitto di interesse rivolte al dirigente. Carpaneto era stato quindi designato al vertice dell’Ansfisa nel consiglio dei ministri dello scorso 19 gennaio, proprio su proposta del leader della Lega, con la benedizione dal suo braccio destro. Ma, appunto, sull’assegnazione dell’incarico si adombravano i sospetti di un conflitto di interessi, come già raccontato nei giorni scorsi da Domani.
Tensioni e conflitti
Carpaneto vanta un lungo e prestigioso curriculum da amministratore delegato di colossi del settore delle infrastrutture, da vari decenni, ed era ancora presidente della Rina consulting, società che opera nel comparto (e che ha avuto un ruolo centrale nella costruzione dell’ex ponte Morandi a Genova), al momento della nomina avallata da Palazzo Chigi.
Avrebbe dovuto indossare i panni del controllore dopo essere stato tra i controllati dell’agenzia. All’interno di Fratelli d’Italia, apprendendo queste informazioni, c’è chi non ha gradito la mossa voluta dalla Lega.
Così, nelle ultime ore, il dirigente ha fatto sapere di voler rinunciare, ufficialmente comunque per «motivi personali». La questione era stata denunciata alla Camera da un’interrogazione del deputato del Partito democratico, Anthony Barbagallo.
L’iniziativa era stata sottoscritta dai colleghi di gruppo a Montecitorio, Andrea Casu e Stefano Graziano. I parlamentari dem sottolineavano l’errore, per una questione di opportunità, sulla nomina. «Nulla da dire sulle qualità professionali di Carpaneto. Ma, come avevamo detto subito con un atto ispettivo, la scelta era inopportuna», dice Barbagallo, tornando sulla vicenda. E sottolineando, ancora, «l’incompatibilità per un evidente conflitto di interesse».
Dal sì al ripensamento
L’Ansfisa ha sempre respinto l’accusa di conflitto di interessi, evidenziando le competenze in materia di Carpaneto e specificando che il diretto interessato stava predisponendo la documentazione per lasciare sia gli incarichi nell’azienda che la vicepresidenza dell’Oice, l’organizzazione di ingegneria e di consulenza, aderente a Confindustria, che ha il compito di rappresentare le organizzazioni italiane di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica.
Da allora sono trascorsi altri giorni, senza che si registrasse alcuna novità. Almeno fino all’ultimo colpo di scena che ha spinto il manager a non lasciare la vecchia strada.
La Rina consulting ha voluto precisare che «la decisione di Roberto Carpaneto di accettare la candidatura a nomina a direttore dell’agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali e la rinuncia a essa sono dovute entrambe a motivazioni strettamente personali». Un passo indietro che li ha colti di sorpresa.
Tanto che, secondo quanto riferito, Carpaneto continuerà a collaborare con Rina «su progetti strategici», anche se ormai era partita la riorganizzazione interna e «i suoi incarichi all’interno del gruppo» erano «stati ridistribuiti».
Confusione al Mit
Al netto del destino personale del direttore mancato di Ansfisa, regna una situazione di grande confusione.
DalmMinistero, in via informale, fanno sapere di essere in attesa dell’evoluzione degli eventi. Solo che lo sblocco dello stallo spetta proprio dal Mit: è Salvini che deve proporre di nuovo la nomina a Palazzo Chigi, e quindi formalizzare il tutto con un decreto del presidente della Repubblica. Le chiavi sono nelle sue mani, in quanto Ansfisa è solo spettatrice interessata.
Per regolamento interno non può nominare autonomamente il nuovo direttore. Le uniche posizioni riferite dall’agenzia a Domani sono quelle di essere «in attesa» delle decisioni.
Intanto, le attribuzioni del direttore sono esercitate dal vicedirettore, Pier Luigi Giovanni Navone, attualmente a capo della direzione generale per la sicurezza delle ferrovie.
Nei fatti, comunque, c’è un vuoto di potere che va avanti da mesi nell’organismo chiamato a monitorare lo stato delle infrastrutture italiane. Una condizione di sospensione oggettiva, benché l’ordinaria amministrazione sia portata avanti.
Il mancato rinnovo di Domenico De Bartolomeo era nell’aria fin dall’insediamento del governo Meloni, intenzionato a piazzare uomini di fiducia nei posti chiave. Inevitabile insomma ci fosse un’impasse al vertice, che si è protratta per la vicenda relativa alla nomina contestata.
Una beffa per l’Ansfisa che sull’altare dello spoils system ha già sacrificato quattro direttori, di cui uno nemmeno mai insediato.
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