Un mercato florido che cresce nel suo valore, ma cala nei volumi. Anche perché sembra che i genitori abbiano voglia di tornare a cucinare per il bene dei “bongustai di domani”
Questo articolo è tratto dal nostro mensile Cibo, disponibile sulla app di Domani e in edicola
I genitori si dividono in tre categorie. Quelli che si affidano agli omogeneizzati perché non c’è tempo per altro. Quelli che abbracciano la fatica dell'autosvezzamento. Infine, quelli che non disdegnano entrambe le strade, scegliendo di volta in volta quando servire il proprio cibo e quando ricorrere al baby food in vasetto.
Secondo le proiezioni Iri-Gfk rese note nel 2023, il fatturato prodotto da questo segmento alimentare è pari a 600 milioni di euro l’anno. Ma a fronte di una crescita del valore del 5 per cento, c’è stato un calo speculare dei volumi. Denatalità, inflazione e calo del potere d'acquisto pesano sui dati, ma forse c'entra anche il fatto che molti genitori hanno deciso di giocare in prima linea per creare il futuro palato dei bongustai di domani.
Cos'è il baby food
Sotto l’etichetta baby food rientrano gli alimenti industriali destinati alla prima infanzia: liofilizzati, omogeneizzati, pastine, sughi, passati di verdure, biscotti, creme di cereali, yogurt, tisane, e snack tra cui i puff e i sacchetti (pouch) di frutta. Quest’ultimo prodotto ha mostrato una crescita a doppia cifra negli ultimi tre anni per valore e per volume (rispettivamente +21 per cento e +1 per cento), evidenziando un cambiamento nel carrello dei genitori e nelle abitudini di consumo, più incentrate sulla praticità e sul consumo fuori casa.
L’omogeneizzato è il baby food più famoso: la tecnica di preparazione riduce gli alimenti in particelle molto fini, che ne permettano l’assunzione senza masticazione, aumentando la digeribilità. Ma come sostiene Sergio Conti Nibali, pediatra, consulente scientifico di Uppa e autore del libro Non chiamatelo svezzamento, «la maggior parte dei bambini è pronta ad assumere alimenti diversi dal latte intorno ai 6 mesi».
Solitamente i pediatri sconsigliano l’autosvezzamento per motivi di sicurezza, facendo partire l’alimentazione complementare del bambino dai liofilizzati. Che in molte parti del mondo non esistono nemmeno. Si tratta di prodotti commercializzati dalle aziende che producevano sostituti del latte materno per integrare la dieta dei neonati prematuri in un’epoca nella quale si riteneva che fosse importante dal punto di vista nutrizionale aggiungere già a 3 mesi di vita altri nutrienti al latte (che per i prematuri era quasi sempre la formula artificiale). I liofilizzati, difatti, si potevano facilmente sciogliere nella formula artificiale ed essere assunti col biberon. Ma si tratta di prodotti ultra-processati, che «possono immettere i bambini in un percorso di abitudini alimentari non salutari che aumentano il rischio di sovrappeso, obesità e altre malattie croniche».
Cosa vogliono i genitori
Fondata 122 anni fa dal medico Cesare Scotti, Plasmon è uno dei player più importanti del mercato baby food. Il suo biscotto resta uno dei prodotti simbolo. Ma l'offerta del brand è cresciuta per dare più servizio ai genitori, producendo un fatturato pari a circa 300 milioni di euro (2023). Sicurezza alimentare e tracciabilità, attenzione alla sostenibilità, praticità sono in cima alle richieste di mamme e papà, «anche se l'Italia continua a prediligere l'acquisto di ingredienti contro l'utilizzo dei ready meal», spiega Elisa Cavestro, Head of Local Brands, Portfolio & Innovation di Plasmon. Lanciato nel 2019, il segmento snack cresce del 40 per cento. Inoltre, alcuni prodotti seguono un trend nutrizionale sempre più centrale: la varietà.
«C’è maggiore consapevolezza sul tema proteine vegetali». Anche il tema degli zuccheri aggiunti è molto sentito dai genitori. Benché i marchi di baby food stiano lavorando sull'ingrediente seguendo le raccomandazioni dell'Oms sulla limitazione di zuccheri liberi e aggiunti, su alcuni prodotti come i biscotti sono ancora necessari per garantire la scioglievolezza.
La ricerca di baby food che rispondano alle esigenze di quei genitori che vogliono pochi ingredienti e un'etichetta corta e pulita nei vasetti ha dato vita al marchio Hero Solo. Obiettivo: proporre prodotti 100 per cento biologici, con pochi ingredienti, come fatti in casa. Nato nel 2020, oggi il brand produce 7 milioni di euro di fatturato (giugno 2024).
«Osserviamo le abitudini e cerchiamo di offrire le soluzioni migliori – spiega Roberta Logoteta, General Manager Madre Natura AG – Riceviamo domande da genitori preoccupati dalla presenza di glutine, latte e uova non dichiarati in etichetta. Ma per fortuna la legge è fatta bene: tutti gli allergeni vanno trascritti, anche se presenti solo come tracce. Il macro-trend della frammentazione dei pasti ci ha spinti a pensare a snack e merende pratici e salutari. Benché la frutta fresca rimanga sempre l'opzione migliore, abbiamo creato ricette a base di frutti rossi, difficili da gestire fuori casa, che possano offrire appunto varietà di consumo».
Autosvezzamento, antica alternativa
«Nell’autosvezzamento il bambino è il protagonista della sua alimentazione. I genitori si regolano in base al suo comportamento osservato mentre tutti mangiano e rispondono in maniera appropriata e affettuosa alle sue richieste – sottolinea Conti Nibali – Nell’introduzione di alimenti commerciali il bambino mangia cibi diversi da quelli dei suoi genitori, con poche alternative di sapori e, in genere, il pasto lo consuma da solo, imboccato, imparando una pratica che può protrarsi per tanto tempo, con risvolti educativi molto discutibili. Inoltre, l’uso routinario di alimenti commerciali, di norma molto morbidi o addirittura semiliquidi, non permette al bambino di adattarsi alle diverse consistenze specifiche dei vari cibi. Oltre a non permettergli di percepire le variazioni di sapore, non lo aiuta nei processi di masticazione e di deglutizione. I bambini hanno bisogno di imparare a diventare “mangiatori sicuri” e non consentire loro di sperimentare consistenze diverse e più grossolane non li facilita in questo compito», spiega Conti Nibali.
L’autosvezzamento è avvolto da alcuni timori. Quello del soffocamento, ad esempio, a causa di pezzi di cibo troppo grandi o consistenze pericolose come quella della mozzarella calda. Ma se «l’alimentazione complementare viene proposta in concomitanza con la comparsa delle competenze neuro-motorie nel bambino, il rischio di soffocamento è quasi nullo».
Segue, poi, la sicurezza chimica e microbiologica. Al contrario del cibo destinato al consumo adulto, a garantire la completa salubrità dei prodotti per l'infanzia è uno stringente quadro normativo europeo (CE 1881/2006 e direttiva 2006/125/CE), che disciplina gli alimenti a base di cereali e gli altri alimenti destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia. Questi non devono contenere alcuna sostanza in quantità tale da poter nuocere alla salute di lattanti e bambini.
Ma il punto critico dell’autosvezzamento sta nell’alimentazione di tutta la famiglia. «Se la dieta di mamma e papà è sbilanciata (ad esempio con pochi cibi di origine vegetale) il bambino tenderà ad assumere comportamenti alimentari non adeguati, che potrebbero perdurare nel tempo».
L’autosvezzamento è anche più conveniente: gli omogeneizzati costano e, nonostante l’impegno dei brand, non sempre sono sostenibili. «Basti pensare all’energia consumata per la loro produzione e distribuzione e allo smaltimento degli imballaggi», spiega Conti Nibali.
I buongustai di domani
I bongustai di domani si formano assicurando loro sin da piccoli la varietà di alimenti, ma anche di colori, consistenze e sapori senza paura di acido, aspro, salato. Sfidando la rassicurazione che dà vedere i piccoli mangiare gli omogeneizzati, bisognerebbe proporre l’assaggio di sapori sempre diversi. «È dimostrato che una grande varietà di assaggi di verdure di sapore diverso tra loro (dal dolce all’amaro) già ai primi assaggi predispone il bambino a mangiare qualsiasi tipo di verdure negli anni successivi».
Ma anche variare la situazione di consumo del pasto, offrendo un’esperienza diversa da quella fatta sul sediolone di casa, è importante. In questo, le pappe pronte sono di grande aiuto. «Mangiare dovrebbe essere un momento di gioia: anche farlo all’aperto può fare la differenza – aggiunge Logoteta – Oggi i genitori sentono di più la responsabilità di introdurre il bambino ad abitudini sane che si porterà avanti per tutta la vita».
«Garantire la varietà con alto livello di servizio ai genitori, in modo che anche chi ha poco tempo possa alternare gli ingredienti nei pasti dei bambini, è il nostro obiettivo», spiega Cavestro. Consistenze alternative ed esperienze di gusto diverse sono tra le strade da percorrere per creare i palati – gourmand e non – di domani.
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