- A Novara, la protesta contro l’obbligo del certificato verde di sabato è andata fuori controllo: un centinaio di manifestanti hanno sfilato con addosso delle pettorine che ricordavano i pigiami a righe dei prigionieri nei campi di concentramento.
- L’iniziativa, con tanto di cartelli con scritto «Noi come gli ebrei ad Auschwitz», ha fatto insorgere le comunità ebraiche italiane e non solo.
- Nel frattempo a Predappio centinaia di nostalgici del fascismo celebrano il 99esimo anniversario della marcia di Mussolini su Roma: «Novantanove anni fa il re diede il potere a Mussolini. Dicono che è un regime perché non era stato eletto. E chi invece ci governa adesso?».
A guardare senza audio i filmati che girano sui social, il primo pensiero è che si stia assistendo a una recita di cattivo gusto sul tema della Shoah. Quando si attiva il volume, tuttavia, ci si accorge che gli slogan urlati sabato scorso dai manifestanti che, con addosso delle pettorine che ricordavano i pigiami a righe dei prigionieri nei campi di concentramento, hanno sfilato per le vie di Novara sono gli stessi che, in tante altre piazze italiane, hanno contraddistinto gli ultimi quindici fine settimana: «Stop dittatura», «una cura che fa paura non cura», «giù le mani dai bambini»,«nessuna violenza, fai resistenza» e «la gente come noi non molla mai».
Quello appena trascorso è stato il weekend del G20, ma anche l’ennesimo di proteste dei no Green pass. Da Milano a Roma, da Genova a Pisa e Trento, migliaia di cittadini sono scesi in piazza ancora una volta per manifestare il loro dissenso contro la decisione del governo di estendere l’obbligo della certificazione verde anti-Covid anche per andare al lavoro.
A Novara, però, la protesta è andata decisamente fuori controllo e il parallelismo azzardato da un centinaio di persone, che sotto i palazzi del comune, della provincia e della prefettura esponevano cartelli con scritto «Noi come gli ebrei ad Auschwitz», ha fatto insorgere le comunità ebraiche italiane e non solo.
Pigiama a righe e filo spinato
Su alcune delle pettorine con le righe, alcuni manifestanti di Novara avevano attaccato dei numeri. Altri invece dei cartelli con richiami alla «libertà» negata dall’ultimo decreto del governo. Tutti erano aggrappati a un finto filo spinato.
La presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, lo ha definito «un abuso e un'offesa alla memoria come patrimonio comune di una società e di una civiltà», davanti al quale «non si può invocare la libertà d'espressione garantita dalla Costituzione».
«Molte persone non sanno cosa è stata la Shoah», ha aggiunto, intervistata da La Stampa, la presidente della Comunità ebraica di Novara e Vercelli, Rossella Bottini Treves. Secondo Ruben Della Rocca, vicepresidente della Comunità ebraica di Roma, «bisogna fare attenzione a non dare troppa visibilità a questi gruppi che cercano di attirare l’opinione pubblica con provocazioni indegne, ma sono i numeri a ricordarci che sono irrilevanti. È doveroso fare cronaca, ma l’impressione è che ormai usino questi paragoni soprattutto per finire sui giornali».
«Fuori da ogni grazia di Dio»
Sulla sfilata messa in scena dai No Green pass è intervenuto anche il ministro della Salute, Roberto Speranza. «Ho visto immagini nelle ultime ore che mi hanno scioccato, con le manifestazioni che richiamano ai campi di concentramento che sono fuori da ogni grazia di Dio. Parlare di dittatura sanitaria mi sembra sinceramente utilizzare in maniera del tutto impropria una parola che bisognerebbe utilizzare con grandissima cautela, prudenza», ha detto a Mezz'ora in più su Rai 3.
Prese di distanza sono arrivate anche dal Pd, tramite il senatore Andrea Marcucci e il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti e da Forza Italia con Licia Ronzulli. Il sindaco di Novara, il leghista Alessandro Canelli riconfermato con un secondo mandato alle elezioni amministrative di inizio ottobre, ha parlato di «limiti che non dovrebbero mai essere superati e soprattutto non attraverso la violenza. Perché di questo si tratta, di violenza psicologica che va condannata con forza esattamente come la violenza fisica. Chi vuole manifestare deve prima di tutto mostrare rispetto per gli altri e per la nostra storia».
A Predappio si celebra la marcia
Intanto, a sole tre settimane dall’assalto di Forza Nuova alla sede romana della Cgil, ieri centinaia di nostalgici del fascismo hanno celebrato a Predappio, paese emiliano che diede i natali a Benito Mussolini, il 99esimo anniversario della marcia su Roma.
A guidare il corteo era guidato da Mirco Santarelli, ex Forza Nuova e presidente della sezione di Ravenna dell’Associazione nazionale Arditi d’Italia, che ha organizzato il raduno.
«Novantanove anni fa il re diede il potere a Mussolini. Dicono che è un regime perché non era stato eletto. E chi invece ci governa adesso?», ha detto Santarelli durante la commemorazione, mentre un lungo tricolore attraversava il centro del paese fino a raggiungere la cripta in cui è sepolto il Duce.
Non sono mancate polemiche anche in questo caso, per una manifestazione che – sottolinea l’Anpi – sebbene venga autorizzata ogni anno, è in palese contrasto con la legge Scelba che punisce l’apologia di fascismo.
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