Alice D’Amato meravigliosa medaglia d’oro, la più brava alla trave. Ma è stata la migliore anche durante tutti i giorni di gara, che sono lunghi e stancanti. Il grande pubblico vede solo le finali e magari non ne ha contezza: D’Amato ai Giochi di Parigi ha eseguito 15 routine, è stata l’unica ginnasta che non ha mai commesso un errore in nessuna delle sue 15 gare nei diversi attrezzi.

Errori che abbiamo invece visto commettere a leggende come Simone Biles e la brasiliana Rebeca Andrade.

Sacrifici

Nel dietro le quinte della sua impresa storica c’è l’amore per la sorella gemella Asia, il ricordo per il papà Massimo scomparso due anni fa. E la presenza di mamma Elena, tanto orgogliosa delle sue figlie, tanto dispiaciuta per gli anni in cui non ha potuto godersele per più tempo. Le ha viste lasciare la casa di Genova a 11 anni per trasferirsi a Brescia: «Non ho avuto altra scelta, me lo chiedevano loro in continuazione. Ho dovuto lasciarle libere, a costo di soffrire io come madre nel perdermi tante cose della loro adolescenza».

È lo stesso concetto espresso da Jannik Sinner quando ha ringraziato i genitori per il loro sacrificio, cioè per averlo lasciato libero di decidere, di lasciare casa a 13 anni.

un raduno perenne

Alice e Asia D’Amato, Manila Esposito, Giorgia Villa, Elisa Iorio, Angela Andreoli e le altre azzurre delle ginnastica artistica – le fate - sin da piccole vivono in un raduno perenne, un ritiro senza data di conclusione.

Io stessa, lo confesso, ero prevenuta andando la prima volta all’Accademia Brixia di Brescia, per una intervista a Vanessa Ferrari. Per una mia tara mentale, mi immaginavo un posto triste o cupo, modello fabbrica di atlete.

Invece è un luogo normalissimo, ma con sue specifiche: il culto per il lavoro e una massima attenzione da parte del CT dell’Italia, Enrico Casella, e di tutto lo staff (a partire dagli allenatori Monica Bergamalli e Marco Campodonico) nell’accompagnare per mano il processo di crescita di bimbe in adolescenti e poi donne.

Dagli allenamenti allo studio con insegnanti privati, dalla condivisione di pranzi e cene ai momenti di svago di atlete che tra loro scherzano, si abbracciano, ma litigano pure. Sorelle, nel vero senso della parola. Anche se, nel definirle così, si rischia di scadere nella retorica.

distinzioni

Proprio adesso che stiamo vivendo i giorni di gare dei Giochi di Parigi, vale la pena sottolineare una distinzione che spesso viene dimenticata, perché fa comodo, a quei genitori che vedono i propri figli come campioni e a quegli stessi ragazzi che si sentono campioni senza averne titolo, perché non riescono ad andare oltre i propri limiti.

Una distinzione che vale come un teorema: tra lo sport di alto livello e lo sport di base c’è una differenza enorme. La ginnastica artistica la possono fare tutti? Sì, certo. Tutti possono essere Alice D’Amato? No. Servono tonnellate di sacrificio e una disciplina pazzesca per raggiungere l’eccellenza.

EPA
ANSA
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