Le azzurre della pallavolo sono fortissime da tempo. Perché allora, fino a oggi, non avevano mai superato i quarti di finale ai Giochi? Il coach argentino ha introdotto la filosofia del “qui e ora”, davanti a una medaglia che stava diventando un’ossessione. E non teme le polemiche sulle rotazioni di Paola Egonu. Anche grazie ai suoi due vice, Barbolini e Bernardi: due allenatori top, perché i veri leader non temono di lavorare con chi potrebbe oscurarli
Le azzurre del volley sono forti, fortissime. Ma non da oggi, perché hanno conquistato la finale alle Olimpiadi. Sono un gruppo che gioca insieme da tempo: hanno vinto molto negli ultimi anni, sono campionesse di assoluto livello mondiale. E allora, perché alle Olimpiadi hanno sempre fatto fatica e prima di ora non erano mai riuscite a superare lo scoglio dei quarti di finale?
Lo spiega bene la schiacciatrice Caterina Bosetti: «Durante tutto il ritiro ci siamo ripromesse di non commettere gli errori del passato, di non vivere più i Giochi come una ossessione. Di stare serene. Una partita alla volta».
L’arrivo di Julio Velasco ha introdotto la mentalità del “QUI E ORA”, non importa né ieri né domani. È lo stesso concetto espresso dal CT azzurro dopo la storica semifinale vinta nettamente (3-0) sulla Turchia, la sua intervista diventata virale sul web: «Godiamoci il momento, adesso, e non pensiamo sempre invece a quello che non abbiamo». Filosofia di vita, ma pure di sport.
Pazienza e rispetto
Quella delle azzurre del volley è una squadra perfetta o invincibile? No.
Lo abbiamo visto bene anche nelle precedenti partite di questo percorso olimpico. Ci sono stati errori, per esempio in ricezione? È la stessa palleggiatrice Alessia Orro a illustrare una delle parole chiave dell’Italvolley azzurro: la pazienza. C’è un problema? Calma, lo risolviamo in campo, durante un match.
Quando nell’ottobre del 2023 Velasco è stato presentato come nuovo CT dell’Italia femminile, il maestro di pallavolo, argentino di nascita ma ormai italiano come paese di adozione, ha espresso pochi ma essenziali concetti. In primo luogo, la sua classe nel riconoscere il valore del predecessore, il cui ciclo si era concluso in tonalità chiaroscure: «Trovo ingiuste le critiche a Davide Mazzanti perché ha vinto molto». Chapeau.
In secondo, è subito entrato in tackle: «Non rompetemi le scatole con Paola Egonu!». Perché Velasco conosce alla perfezione i meccanismi della comunicazione, anche le storture dei social, sa bene come per anni i tifosi abbiano vissuto nell’errore di considerare Paola o la migliore o la colpevole. Tout court.
Adesso, all’ombra della Tour Eiffel c’è Paola Egonu che ruota nel gruppo olimpico, entra ed esce durante un match, fa parte delle rotazioni, senza che ci sia alcuna polemica. E chi entra al suo posto si fa trovare pronta, gioca bene, benissimo.
I grandi stanno con i grandi
Allo stesso gruppo Velasco ha saputo imporre un maggiore ordine, non ci sono capricci e favoritismi. E, aggiungo, un aspetto che in America è prassi. Nel Team Usa di basket c’è sempre un capo allenatore e poi i suoi vice, che sono tecnici altrettanto importanti, hanno vinto anelli in Nba.
Steve Kerr, da più di dieci anni alla guida dei Golden State Warriors (già assistente allenatore di Gregg Popovich nella nazionale Usa ai Giochi di Tokyo 2021) per la prima volta è capo allenatore del team statunitense a Parigi 2024. Kerr ha voluto come assistenti l’allenatore dei Miami Heat Erik Spoelstra, quello dei Los Angeles Clippers Tyronn Lue e l'allenatore dei Gonzaga Mark Few.
Chi ha chiamato al suo fianco Julio Velasco? Massimo Barbolini e Lorenzo Lollo Bernardi, cioè due allenatori top che hanno vinto molto: Barbolini ha appena disputato la finale scudetto con Scandicci, lui stesso è stato CT dell’Italia femminile dal 2007 al 2012 con due Olimpiadi alle spalle.
Vale nello sport come nella vita, i veri leader non hanno paura di lavorare con chi potrebbe magari far loro ombra. I leader vogliono dei pezzi da novanta vicino a loro. I grandi stanno con i grandi.
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