I giudici hanno accolto la richiesta di ergastolo formulata dalla Procura, condannando sia Finnegan Lee Edler sia Natale Hjorth
È arrivata nella tarda serata di mercoledì la sentenza del processo sull'omicidio del brigadiere Mario Cerciello Rega. I giudici hanno accolto la richiesta di ergastolo formulata dalla Procura, condannando entrambi gli imputati, sia Finnegan Lee Edler sia Natale Hjorth.
La prima Corte d'Assise presieduta da Marina Finiti si era riunita presso l'aula bunker di Rebibbia.
La ricostruzione dell’omicidio
L'omicidio di Cerciello Rega risale alla notte del 26 luglio 2019: dopo un tentato acquisto di droga, non andato a buon fine, i due ventenni americani hanno rubato lo zaino di Sergio Brugiatelli, l'uomo incontrato in strada a Trastevere, che aveva indicato loro il pusher. Brugiatelli ha chiesto aiuto al 112 e Cerciello e Varriale sono intervenuti all'appuntamento fissato da Elder e Hjorth, che avevano chiesto a Brugiatelli cento euro e della cocaina per restituire il maltolto.
A mezzanotte e 53 minuti Brugiatelli era con Finnegan Lee Elder e Gabriel Christian Natale Hjorth vicino a piazza Mastai: aveva incontrato i due turisti a mezzanotte e un quarto, a Piazza Trilussa, e li aveva portati nella piazza dove sapeva che potevano acquistare la cocaina che cercavano.
All'una e un quarto circa, Brugiatelli ha indicato ai due l'uomo che ha venduto loro un farmaco in polvere spacciandolo per droga. Il pusher ha preso il denaro dei due, Natale si è accorto della truffa, ma prima che potesse riavere il denaro indietro, sul posto sono intervenuti quattro carabinieri in borghese che hanno bloccato il venditore, mentre i due americani sono scappati rubando lo zaino, che Brugiatelli aveva lasciato incustodito.
All'1.27 le telecamere di sorveglianza nei pressi dell'albergo Le Meridien hanno immortalato i due americani che rientravano nella stanza con il borsello. Hanno raggiunto la camera 109 e poco dopo è arrivata la prima chiamata di Brugiatelli, che chiedeva la restituzione dello zaino. Loro, in cambio, hanno preteso 100 euro e un grammo di cocaina.
Brugiatelli, che nel frattempo era stato identificato in piazza Mastai proprio da Cerciello e dal collega Andrea Varriale, ha detto ai carabinieri di aver subito un furto, ma poi ha chiamato il 112 per denunciare la tentata estorsione. Alle 2.10, dopo una nuova telefonata di Brugiatelli ai due americani alla presenza di due carabinieri in divisa, sono stati allertati Varriale e Cerciello perché erano di servizio in zona, in borghese.
Così i due militari raggiunsero l’uomo derubato e, alle 2.30, gli hanno chiesto di chiamare per la terza volta il suo numero di telefono, al quale rispondevano i due ladri. Brugiatelli ha parlato, in vivavoce, con i due americani e ha stabilito un appuntamento alle 3.15 al quale i due hanno chiesto esplicitamente che venga solo. Alle 2.48 i due ventenni, dopo essersi cambiati di abito, hanno lasciato la camera 109 dell'albergo e sono stati immortalati alle 3.12 da un'altra telecamera mentre andavano verso il luogo dell'appuntamento con lo zaino rubato.
Alle 3.13 Varriale e Cerciello hanno lasciato Brugiatelli nell'auto di pattuglia, in Via Belli, a distanza di pochi metri dal luogo dell'appuntamento. Tre minuti dopo Cerciello ha sentito urla poco distanti: era il momento dell'accoltellamento, il vicebrigadiere veniva colpito da Elder con 11 coltellate. I due aggressori sono scappati, mentre Varriale cercava disperatamente di soccorrere il collega. Alle 3.16 i due americani sono stati ripresi nei video mentre correvano per rientrare nell'albergo, distante meno di 10 metri da Via Pietro Cossa, luogo dell'omicidio.
Mentre partiva la caccia agli assassini del carabiniere, i due dormivano nell'albergo di lusso che li ospitava. Passarono poco più di due ore tra il furto dello zaino di Brugiatelli e l'omicidio di Mario Cerciello Rega. Il vicebrigadiere venne assassinato meno di tre ore dopo l'incontro tra Brugiatelli e i due americani responsabili dell'omicidio.
Il giorno dopo, al mattino, i due americani erano pronti a partire quando sono stati rintracciati e fermati: l'arma del delitto, un coltello con lama di 18 centimetri che Elder aveva portato dagli Stati Uniti, era stata pulita e nascosta nel controsoffitto. I due avevano inoltre in tasca i biglietti aerei già acquistati da tempo.
Le richieste del pm
A marzo scorso, nell’aula Occorsio di Piazzale Clodio a Roma, la pm Maria Sabina Calabretta aveva chiesto per i due americani l’ergastolo con un mese di isolamento diurno. Il magistrato, che ha coordinato il procedimento con il procuratore aggiunto Nunzia D'Elia, nella sua requisitoria aveva sottolineato: «Gravi sono i fatti e grave l'ingiustizia che è stata commessa ai danni di un carabiniere, un lavoratore e un uomo buono».
Poi aveva ripercorso i fatti di quella notte di luglio 2019. Arrivati sul luogo dell'appuntamento, dato da Elder e Hjorth per la riconsegna dello zaino rubato a Brugiatelli, Cerciello e il collega Andrea Varriale «si sono avvicinati ai due americani, frontalmente, non alle spalle. Si sono qualificati, hanno mostrato il tesserino ed erano in servizio». Poi aveva spiegato perché, secondo l’accusa, quella dei due americani «non fu legittima difesa»: «Entrambi sono andati all'incontro preparandosi, erano pronti a tutto, anche allo scontro fisico, per raggiungere l'obiettivo dell'estorsione, che si erano prefissati». Elder ha attaccato Cerciello «in modo violento, micidiale, sproporzionato. Poco avrebbe potuto fare il brigadiere per difendersi, anche se fosse stato armato, e non lo era. La volontà era unicamente quella di uccidere».
Il contributo di Natale Hjorth, aveva aggiunto la pm, «è stato importante». È stato lui a organizzare l'estorsione, ha intimato a Brugiatelli di presentarsi all'appuntamento solo e ha visto il coltello con lama di 18 centimetri che Elder ha portato all'appuntamento fissato per la riconsegna dello zaino rubato. «Non dimentichiamo che Cerciello non può più parlare di quello che è successo e anche per questo, il mio compito è dimostrare che Mario Cerciello Rega è morto per mano di due assassini. Perché non venga ucciso un'altra volta», aveva concluso Calabretta.
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