- Pensare alla vaccinazione come a una condizione di invulnerabilità, soprattutto ora che dilaga la variante Omicron, può quindi esporci a rischi inutili e farci sottovalutare situazioni che invece richiederebbero maggiore cura.
- La protezione data da tre dosi di vaccino è come una tuta ignifuga: molto meglio averla addosso per fronteggiare un incendio, ma ciò non significa che indossandola ci si possa fermare a chiacchierare tra le fiamme, come se nulla fosse.
- Una persona anziana può passare in poche ore da un banale mal di gola a una condizione che mette a rischio la sua vita, mentre chi gli è vicino può pensare che, essendo vaccinato, non ci sia da preoccuparsi.
Di questa pandemia non ne possiamo più. Abbiamo rispettato il lockdown più duro dell’occidente, siamo stati tra i più propensi a vaccinarci e a sottoporci al richiamo, e mentre altri festeggiavano la fine di ogni restrizione abbiamo mantenuto i limiti regolati dal green pass. Adesso però basta.
Ci avevano promesso l’immunità di gregge in autunno, ci avevano prospettato la garanzia di non ammalarci grazie ai vaccini, come possono adesso venirci a raccontare che questa nuova variante Omicron è ancora una minaccia? Se il problema sono soltanto i No-vax, mettiamo l’obbligo vaccinale e torniamo alla normalità. Non ce lo chiede solo l’economia, ma anche la nostra salute mentale. Ci dicono che il virus si sta “raffreddorizzando”? Ci vogliamo credere. Ce lo meriteremmo. Abbiamo fatto tutto quello che dovevamo, perché non riceviamo la ricompensa promessa?
Rischi e probabilità
Purtroppo, la natura non segue le nostre categorie etiche e non sempre premia i comportamenti virtuosi. Ci sono persone dallo stile di vita esemplare che muoiono giovani di cancro e fumatori accaniti che campano cent’anni. Non significa che le scelte più salutari siano meno vantaggiose, ma solo che in medicina, e soprattutto in prevenzione, si parla sempre e soltanto di probabilità e di aumento o riduzione del rischio, non di certezze.
Pensare alla vaccinazione come a una condizione di invulnerabilità, soprattutto ora che dilaga la variante Omicron, può quindi esporci a rischi inutili e farci sottovalutare situazioni che invece richiederebbero maggiore cura.
La protezione data da tre dosi di vaccino è come una tuta ignifuga: molto meglio averla addosso per fronteggiare un incendio, ma ciò non significa che indossandola ci si possa fermare a chiacchierare tra le fiamme, come se nulla fosse. Non garantisce dal contagio, e col tempo si deteriora.
Ma ciò non implica in alcun modo che sia inutile. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Imperial College di Londra, è anzi probabile che sia proprio una maggiore immunità della popolazione il fattore che ci permette di dire che questa variante è meno aggressiva.
Mentre la variante Delta colpiva prevalentemente i non vaccinati, causando più spesso forme gravi, Omicron infetta spesso anche persone vaccinate e guarite, che quindi non si trovano completamente sguarnite. Sul totale degli infettati, quindi, sembra più lieve.
Alcuni dati sembrano suggerire che abbia anche una minore predilezione per i polmoni, ma tutto è ancora da confermare.
Sintomi da tenere d’occhio
Attenzione, però. Tra i non vaccinati non c’è solo chi insiste a rifiutare il vaccino, ma anche molti bambini oltre i 5 anni che non lo hanno ancora avuto e tutti i più piccoli per cui un prodotto adatto non è ancora disponibile. Lasciar circolare liberamente il virus perché “tanto non è grave” significa che su centinaia di migliaia di forme lievi ce ne potrebbero essere molte più serie, anche per i più piccoli.
Al crescere del numero dei contagiati, in proporzione lo stesso si può verificare tra i vaccinati, anche se già sottoposti a booster, soprattutto se cominciano a passare due o tre mesi dall’iniezione. Il vaccino ha spostato l’ago della bilancia, e chi ha ricevuto il richiamo rischia molto meno. Ma al di là delle terapie intensive restano migliaia di ricoveri in ospedale e perfino chi non corre in pronto soccorso non è detto che a casa si faccia un raffreddore.
Una persona anziana può passare in poche ore da un banale mal di gola a una condizione che mette a rischio la sua vita, mentre chi gli è vicino può pensare che, essendo vaccinato, non ci sia da preoccuparsi. Meglio tenersi sempre sotto mano un saturimetro, che in pochi secondi può dare l’allarme e informazioni preziose da comunicare al medico.
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