Secondo il ministero dell’Interno, la Rise Above avrebbe effettuato un’operazione di soccorso che dà diritto a un porto sicuro. Prosegue invece lo stallo sulla Humanity 1 e sulla Geo Barents, con circa 250 persone a bordo. I legali della ong tedesca presentano un ricorso per chiedere lo sbarco
Mentre prosegue lo stallo sulle due imbarcazioni ong bloccate in porto a Catania con circa 250 migranti a bordo, le autorità italiane hanno consentito lo sbarco nel porto di Reggio Calabria dei migranti che si trovano sull’imbarcazione Rise Above, della ong Missione Lifeline. Tra loro ci sono circa 40 minori.
Nella notte sono stati sbarcati anche gli ultimi migranti tratti in salvo in un’operazione di soccorso a largo di Siracusa compiuta da un rimorchiatore e da una serie di imbarcazioni della guardia costiera italiana e spagnola, impegnate nell’operazione condotta dall’agenzia europea Frontex.
Il diverso trattamento
Nel frattempo, gli avvocati della ong tedesca che gestisce la nave Humanity 1, bloccata nel porto di Catania, hanno presentato ricorso per chiedere lo sbarco immediato delle 34 persone a cui, nei giorni scorsi, non è stato consentito lo sbarco dopo la selezione ordinata da ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Un secondo ricorso al Tar contro l’ordine di lasciare immediatamente il porto è ancora in preparazione.
Il ministero dell’Interno giustifica il diverso trattamento riservato ai naufraghi con il fatto che le operazioni condotte dalla Rise Above e quelle compiute a largo di Siracusa sarebbero operazioni di soccorso regolari, che quindi hanno diritto a ricevere l’indicazione di una località italiana come “porto sicuro” in base alle leggi internazionali.
A Catania
Lo stesso riconoscimento non è invece stato offerto alla Humanity 1 e alla Geo Barents, anch’essa bloccata nel porto di Catania con 215 persone a bordo. Le condizioni su quest’ultima nave sono particolarmente difficile e lunedì, dalla zona del porto, sono state sentite grida provenire dall’imbarcazione.
Secondo Piantedosi, queste imbarcazioni avrebbero effettuato «viaggi organizzati» e non avrebbero partecipato a «eventi Sar», cioè operazioni di soccorso che danno diritto allo sbarco in un porto sicuro.
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