Vivien Triffaux ha 43 anni, è francese, ma torna ogni estate in Trentino. La mattina presto di martedì 16 luglio stava camminando sui sentieri sopra a Dro, un piccolo paese nella piana dell’Alto Garda. I boschi confinano direttamente con le zone abitate e bastano pochi minuti di camminata per immergersi nella natura. È lì che ha fatto un incontro che non dimenticherà mai.

Un’orsa, poi identificata come Kj1, aveva con sé almeno un cucciolo e quando si è imbattuta, per puro caso, nel turista francese, lo ha attaccato. Solo lunedì 22 luglio Triffaux ha lasciato l’ospedale Santa Chiara di Trento, dove era ricoverato nel reparto di chirurgia plastica con una prognosi di una ventina di giorni. Intanto, suo malgrado, si è trovato al centro di un dibattito che neppure immaginava potesse travolgerlo.

La gestione degli orsi in Trentino suscita emozioni, talvolta anche polarizzanti. Finora ha preferito non parlare, con il timore di alimentare le polemiche, lo fa per la prima volta con Domani con un obiettivo preciso: diffondere una maggiore consapevolezza di quello che può succedere quando, su un sentiero di montagna, si incontra un’orsa arrabbiata.

Vivien Triffaux, innanzitutto come sta?
Non sono in pericolo di vita, ma ho diverse ferite agli arti e al torace, ematomi, dolori e lesioni per un morso profondo e diversi graffi. Anche l’impatto psicologico è stato forte. La straordinaria gentilezza, attenzione e professionalità del personale ospedaliero di Trento mi hanno aiutato molto a recuperare e li ringrazio di cuore per ogni loro sorriso. Anche la presenza della mia famiglia mi è stata di grande aiuto. Sono un medico e in Francia lavoro in un ospedale, quindi ho capito bene tutto quello che mi è stato detto sul mio stato di salute.

Negli ultimi giorni ha preferito non incontrare i giornalisti e questa è la prima occasione per raccontare pubblicamente il suo punto di vista.
Finora non ho parlato perché sia il mio stato fisico sia quello mentale erano ancora troppo fragili. E poi ho subito capito che questa questione suscita reazioni emotive forti, a volte estreme. Ci sono anche implicazioni politiche, economiche, ecologiche e turistiche che complicano molto la situazione. Avevo bisogno di qualche giorno per riflettere prima di parlare pubblicamente.

Iniziamo allora dai fatti: può raccontarci cosa è successo martedì 16 luglio?
Certo. Mi sono alzato presto per godermi il fresco e fare un’escursione vicino a dove alloggio, a Dro: amo la natura, camminare e fare trail. Sono partito da solo su un sentiero segnalato, il 428, che da Dro porta a San Giovanni al Monte. Conosco bene la zona e tutto stava andando benissimo: avevo superato la parte della via ferrata e stavo continuando a salire verso Sant’Antonio, camminando velocemente, non correndo come hanno scritto in qualche articolo. Sono arrivato ad un bivio tra una strada forestale rocciosa e un piccolo sentiero sopraelevato, che era molto coperto dalla vegetazione e con poca visibilità. All’improvviso, un’orsa mi è corsa incontro.

Come ha reagito?
Ho intravisto un cucciolo dietro di lei e ho capito subito che era aggressiva. Ho avuto solo il tempo per rannicchiarmi a terra e proteggermi, in particolare il collo e la testa. L’orsa mi ha morso in profondità al braccio e mi ha graffiato. Appena ha allentato la presa, ho cercato di scappare buttandomi nella vegetazione verso la strada forestale sottostante, allontanandomi dai cuccioli. L’orsa mi ha seguito e ha continuato ad essere aggressiva. Ho cercato di allontanarmi ulteriormente oltre la strada, cercando di ritrovare la calma dopo il panico iniziale. Mi sono alzato in piedi e l’ho affrontata e a quel punto l’orsa ha smesso di essere aggressiva. Era sulle zampe posteriori a un metro da me. Ci siamo guardati per qualche secondo e ho cercato di farle capire che non avevo cattive intenzioni. Poi, se n’è andata. Tutto questo è durato solo pochi secondi, ma a me è sembrata un’eternità. Sono tornato verso Dro, ho subito contattato mia moglie per informarla e dirle dove mi trovavo, non sapendo quanto gravi fossero le mie ferite. Poi ho contattato i soccorsi mentre scendevo il sentiero. È arrivato l’elicottero che mi ha portato in ospedale a Trento.

Ha temuto per la sua vita?
Sì, ovviamente…

Sapeva già cosa fare in caso di incontro con un orso? E ci ha pensato durante l’attacco?
È una buona domanda. Sì, avevo letto un articolo su Le Monde proprio su questo argomento, sapevo che ci sono orsi nella zona e conoscevo i consigli su come comportarsi in questi casi. Nonostante il nervosismo e la sorpresa dell’attacco, e il fatto che ho reagito d’istinto, credo che quei consigli mi abbiano aiutato a mantenere la calma e a fare la cosa giusta. Probabilmente mi hanno salvato la vita. I forestali mi hanno confermato che mi sono comportato bene.

Era a conoscenza del dibattito che c’è in Italia sulla gestione degli orsi? E cosa ne pensa, soprattutto dopo quello che è successo?
Ne avevo sentito parlare, anche se non avevo mai approfondito la questione. Ero a conoscenza delle emozioni scatenate dalla morte di Andrea Papi, avvenuta l’anno scorso in Trentino a causa dell’attacco di un orso. Ora tutti i miei pensieri sono per la sua famiglia e i suoi cari, vorrei esprimere a loro tutta la mia vicinanza e condivido una piccola parte del loro dolore. Però non avevo realizzato l’entità delle implicazioni politiche, economiche e turistiche di questa faccenda. L’ho capito nei giorni scorsi, per l’impatto mediatico della mia storia e perché ho ricevuto la visita di diversi assessori della Provincia di Trento.

Ci sono dibattiti simili in Francia?
Sì, se ne parla per gli orsi sui Pirenei. Però, da quel che so, lì non ci sono stati decessi né attacchi alle persone. Recentemente, in Francia, una donna è stata attaccata da un branco di lupi mentre faceva jogging in un parco (si trovava in un parco zoologico di Thoiry, nel dipartimento dell'Ain. La donna era entrata in una zona vietata al pubblico proprio per la sua pericolosità, ndr).

Un orso in Trentino, foto d'archivio. (Foto Ufficio Stampa Provincia di Trento)

Cosa pensa dell’orsa che l’ha ferita? Dovrebbe essere abbattuta?
Questo incontro brutale e violento con l’orsa mi segnerà per il resto della vita. È stato anche un incontro con il lato più selvaggio della natura, a poche centinaia di metri dalle nostre case. Non voglio esprimere pubblicamente la mia opinione sull’eventuale abbattimento dell’orsa. Penso però che questo attacco debba riaprire il dibattito sulla convivenza tra uomo e animali selvatici. Dobbiamo trovare un equilibrio tra la conservazione della biodiversità, ricordando che è l’uomo a causare i danni peggiori alle altre specie, e la sicurezza per gli uomini. È un dibattito difficile che richiede tempo, riflessioni e misure appropriate per prevenire future aggressioni.

E quali sono i suoi sentimenti? È arrabbiato?
Al momento ho sentimenti contrastanti, ma non è la rabbia a prevalere. Sono soprattutto grato di essere vivo e riconosco la fortuna di avere vicino i miei cari. Questa esperienza mi ha fatto riflettere su quello che è davvero importante nella vita.

Qual era il suo rapporto con il Trentino prima di quello che è successo e quale sarà d’ora in avanti? Tornerà nello stesso bosco?
Il Trentino è la terra di origine di mio nonno materno, che è emigrato in Francia dopo la Seconda guerra mondiale. Anche i miei genitori sono legati a questa regione. Parte della mia famiglia vive qui. Vengo in Trentino da quando ero bambino e mi sento profondamente legato a questa terra. Ora condivido queste radici con i miei figli e mia moglie, con i quali trascorro quasi ogni anno le vacanze qui. Per tutte queste ragioni, tornerò sicuramente. Quanto al tornare nello stesso bosco, per ora è una questione delicata. Ho bisogno di tempo, ma so che il mio amore per la montagna mi porterà a farlo.

Cosa si sente di dire a chi ha paura di incontrare un orso come è capitato a Lei?
Penso che, in certe situazioni, la paura possa essere una forma di protezione, perché in effetti il rischio è reale. Ma cercherei di non lasciarmi sopraffare da un’angoscia eccessiva e paralizzante, dobbiamo ricordarci che attacchi come questo sono molto rari. Però penso che ci siano delle cose che possano essere fatte.

Quali?
Mi sembra importante delineare quali siano le zone a rischio. Inoltre, diffondere informazioni semplici e chiare su come comportarsi in caso di incontro con un orso è particolarmente utile e nel mio caso mi ha salvato la vita. Infine, è fondamentale sapere come si può chiedere aiuto e le procedure di primo soccorso.

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