Ostia brucia. A poche ore dalla pronuncia del Consiglio di Stato, che ha confermato la legittimità della procedura con cui il comune di Roma aveva messo a gara 31 concessioni balneari, cinque stabilimenti sono andati a fuoco. Nella notte tra mercoledì e giovedì i lidi Salus, Arcobaleno, Capanno, Bagni Vittoria e Plinius sono stati dati alle fiamme in quello che sembra, con poco sazio per dubbi, un atto doloso. I roghi nei cinque stabilimenti arrivano a soli due giorni da quando altri due lidi erano stati dati alle fiamme: le Dune e Belsito.

La pronuncia del consiglio

Sette stabilimenti a fuoco in meno di tre giorni non possono essere però considerati una casualità e per questo gli episodi di questi giorni hanno inevitabilmente fatto scattare l’allarme sul litorale romano. A febbraio il comune di Roma era intervenuto disponendo una gara per mettere a bando i 31 stabilimenti del litorale di Ostia scatenando le proteste dei gestori degli stabilimenti che avevano bloccato tutto ottenendo dal Tar la sospensione dell’ordinanza. Con la pronuncia del consiglio di Stato, arrivata nella giornata di ieri, la vicenda ha però preso una piega diversa e la decisione del Tar è stata ribaltata. Si tratta di un pronunciamento preliminare, in attesa di quello nel merito previsto per ottobre, ma che segna un cambio di indirizzo netto rispetto alla giurisprudenza precedente. Nel dare ragione al Comune, il Consiglio di stato ha sottolineato come i criteri del bando non escludono gli attuali titolari delle concessioni, e al contempo si adeguano alle regole di competitività previste dall’Unione Europea. Secondo il Consiglio di Stato, inoltre, la sospensione del bando rischiava di ritardare l’apertura degli stabilimenti, con l’inizio della stagione turistica sulle spiagge prevista il primo maggio. Dei sette lidi andati a fuoco in questi ultimi giorni cinque sono tra quelli messi a bando dal comune.

La confessione

Il presunto responsabile degli incendi è un ragazzo di ventiquattro anni che ha confessato in mattinata. Il ragazzo, residente a San Giovanni e senza alcun legame apparente con Ostia, è stato fermato nella notte mentre si trovava sul litorale. Gli inquirenti non hanno trovato accendini o innesti ma lo hanno portato in commissariato visto le sue difficoltà nel fornire spiegazioni sulla sua presenza a Ostia. Dopo la confessione, il pm ha disposto il fermo del giovane che risulta essere al momento l’unico indagato per i roghi di questa notte.

Il piromane, accettando la versione per cui abbia agito da solo, nella notte ha seguito il litorale bruciando in serie gli stabilimenti in un tratto di circa due chilometri. Un percorso netto partito dal Vittoria Beach, poi il limitrofo Arcobaleno e il Salus. Quindi il Capanno e il Plinius, entrambi dall'altro lato del Pontile. Due giorni fa le fiamme avevano distrutto parte dello stabilimento le Dune e Belsito. A fine febbraio a bruciare era invece stato lo stabilimento Village che, dopo essere stato confiscato al clan Fasciani, sarebbe dovuto diventare un simbolo della lotta alle mafie sul litorale romano ed era invece in stato di abbandono.

Le reazioni

Nella mattinata di oggi si è tenuta una riunione straordinaria del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica in prefettura a Roma, a cui ha partecipato anche il sindaco Roberto Gualtieri, per discutere dei roghi che hanno colpito il litorale. Ma chi si aspettava allarmismo o una netta presa di posizione è rimasto deluso.

«Si tratta di episodi modesti» ha commentato al termine della riunione il prefetto Lamberto Giannini sottolineando come «abbiamo constatato con le forze di polizia che Ostia, che è già oggetto di massima attenzione, non ha recrudescenze di reati, sono state fatte diverse operazioni e l’attenzione verrà mantenuta sempre molto alta». Nessuna preoccupazione particolare, dunque, dopo i sette roghi di questi giorni. «Per adesso procediamo così – ha continuato – ma è chiaro che valutiamo di volta in volta l’evolversi della situazione».

Anche il sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri, ha voluto ribadire come «al momento non siamo nelle condizioni di dire se l’incendio sia stato fatto per inibire i bandi, per reagire o sia stato causato semplicemente da persone con uno squilibrio. Quello che possiamo dire è che abbiamo la massima serenità e fiducia, perché lo Stato c’è, è unito, è presente e si va avanti nella legalità».

Un elogio alla compattezza dello stato e al lavoro delle istituzioni che sembra però cozzare con le parole del presidente del Municipio X, Mario Francioni, che ha dichiarato che a Ostia «ci vogliono più forze dell’ordine, perché questo territorio è stato un po’ trascurato, a partire dalla polizia locale. Non ci hanno mai trattato benissimo».

La rimozione

Parole, quelle che hanno seguito la riunione di oggi, che non sorprendono più di tanto chi da anni monitora il contesto sociale e criminale del litorale romano. «Ostia è il regno della sottovalutazione» ha commentato Ilaria Meli, docente di Strategie internazionali di contrasto alla criminalità organizzata all’Università di Milano, ricordando come l’allarme mediatico e istituzionale sulle vicende che negli ultimi anni hanno riguardato questa zona sia stato altalenante. «C’è stata una grande attenzione attorno agli Spada ma, ad esempio, non si è parlato altrettanto del clan Fasciani che era molto meglio inserito nell’élite imprenditoriale locale» ha proseguito.

Le cause sono da ricercare probabilmente nella volontà di non creare allarmismo in vista della stagione turistica ormai alle porte. «A Ostia la gente è sempre più riluttante a parlare di criminalità organizzata – spiega Meli – c’è un vero e proprio processo di rimozione volto a tutelare gli affari perché la forte stigmatizzazione che ha subito quel territorio ha portato grossi danni alle attività.» Così alla vigilia di quella che potrebbe essere l’ultima estate prima della revisione delle concessioni sembra prevalere una linea più cauta che possa tutelare la stagione turistica del litorale romano. Una scelta sintetizzata perfettamente da Francioni che ha dichiarato: «Non esageriamo nel dare l'idea che siamo allarmati, ma nello stesso tempo teniamo gli occhi ben aperti».

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