Il pontefice, in sedia a rotelle, parla dal secondo piano del Policlinico, dove è stato ricoverato il 14 febbraio per una polmonite bilaterale adesso debellata. «Preghiamo per la pace», ha scritto nell’Angelus. Prima del ritorno a Santa Marta per almeno due mesi di «convalescenza protetta», una breve tappa a Santa Maria Maggiore
Con un applauso e dei cori, la folla radunatasi sotto al Policlinico Gemelli, nei pressi della statua di Giovanni Paolo II, ha salutato la prima volta che papa Francesco, da quando si trova ricoverato nell’ospedale romano per una polmonite bilaterale, si è mostrato in pubblico per un saluto e una breve benedizione.
Bergoglio, come nelle ultime settimane, ha consegnato un testo scritto per l’Angelus e subito dopo si è affacciato in sedia a rotelle dal quinto piano del Policlinico, con la sua veste bianca papale, da una finestra con balconcino senza una ringhiera che gli coprisse il volto, con tanto di pedana montata a terra per sollevare la visuale per coloro che si sono radunati sotto. Un tentativo, probabilmente, di non alimentare nuove congetture dopo le tante voci circolate dopo l’unica pubblicazione, da parte della Santa sede, di una foto del pontefice – di spalle – durante il ricovero.
«Grazie a tutti, vedo questa signora con i fiori gialli: brava», sono state le uniche parole pronunciate dal pontefice, che ha poi fatto il gesto del pollice alzato.
La voce è sembrata migliorata rispetto alla prima e unica registrazione delle settimane scorse nel corso della quale, in lingua spagnola, ha voluto ringraziare i fedeli per le preghiere. Con la mano ha poi abbozzato una benedizione facendo il segno della croce. Prima di lasciare il balconcino il papa ha avuto un piccolo sussulto che è sembrato dimostrare ancora qualche difficoltà nella respirazione dopo i tanti giorni di ventilazione meccanica ad alti flussi.
Raggiunta dai media vaticani, la signora Carmela – la donna con i fiori gialli ringraziata dal pontefice – è apparsa commossa: «Non so che dire. Grazie, grazie, grazie, al Signore e al Santo Padre. Non pensavo di essere così “vista”. Doveva dare la benedizione e invece ha visto il mio fascio di rose. Gli auguro di guarire subito e tornare come prima tra noi».

L’uscita dal Gemelli
Subito dopo essersi affacciato, il papa ha lasciato il Gemelli in automobile, a bordo della sua 500 bianca targata SCV, per recarsi in Vaticano. È stato aiutato dai gendarmi a posizionarsi all'interno dell'auto nel garage del piano terra, non visibile dal pubblico a causa di un separé. E ha dovuto far ricorso ai naselli per l'ossigeno.
Soltanto una volta che il Papa era salito a bordo è partito il corteo di auto di scorta sia della Gendarmeria Vaticana sia della polizia italiana, che lentamente si è portato all'uscita di Largo Agostino Gemelli. Il Papa è stato salutato da ali di folla, ma non ha abbassato il finestrino.
Nel tragitto verso Santa Marta, poi, è stato deciso un cambio di direzione e la 500 papale si è recata verso Santa Maria Maggiore, la basilica dove è solito andare pregare prima e dopo i viaggi e nelle occasioni importanti. Il pontefice non è sceso dall’auto, che si è fermata per qualche minuto prima di riprendere la strada verso il Vaticano. Prima di entrare dalla Porta del Perugino, la più vicina a Santa Marta, un’altra brevissima sosta per salutare le forze dell’ordine.
La decisione di affacciarsi dal balcone è stata «un modo per accomiatarsi dall’ospedale», hanno spiegato sabato in una conferenza stampa improvvisa i medici di Francesco, che in quell’occasione hanno annunciato anche che domenica 23 marzo è anche il giorno in cui il papa – dopo 38 giorni – lascia il Gemelli per iniziare un percorso di «convalescenza protetta»: due mesi importanti di cure e riabilitazione motoria a casa Santa Marta, per mantenere i risultati di guarigione raggiunti fino a questo momento ma che dovranno aiutarlo anche a re-imparare a parlare.
Prima di affacciarsi dal balcone dell'ospedale, papa Francesco – ha reso noto il Vaticano – ha salutato brevemente il personale e i vertici dell'università Cattolica e del Policlinico Gemelli.
Il testo per l’Angelus
«Mi ha addolorato la ripresa di pesanti bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, con tanti morti e feriti. Chiedo che tacciano subito le armi; e si abbia il coraggio di riprendere il dialogo, perché siano liberati tutti gli ostaggi e si arrivi a un cessate il fuoco definitivo», ha scritto il pontefice nel testo diffuso dell'Angelus. «Nella Striscia la situazione umanitaria è di nuovo gravissima ed esige l'impegno urgente delle parti belligeranti e della comunità internazionale».
«Sono lieto che l'Armenia e l'Azerbaigian abbiano concordato il testo definitivo dell'accordo di pace. Auspico che esso sia firmato quanto prima e possa così contribuire a stabilire una pace duratura nel Caucaso meridionale».
«Con tanta pazienza e perseveranza state continuando a pregare per me: vi ringrazio tanto! Anch'io prego per voi», ha continuato. «E insieme imploriamo che si ponga fine alle guerre e si faccia pace, specialmente nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Libano, Myanmar, Sudan, Repubblica Democratica del Congo». «La Vergine Maria ci custodisca e continui ad accompagnarci nel cammino verso la Pasqua».
Sulla sua convalescenza: «In questo lungo tempo di ricovero, ho avuto modo di sperimentare la pazienza del Signore, che vedo anche riflessa nella premura instancabile dei medici e degli operatori sanitari, così come nelle attenzioni e nelle speranze dei familiari degli ammalati. Questa pazienza fiduciosa, ancorata all'amore di Dio che non viene meno, è davvero necessaria alla nostra vita, soprattutto per affrontare le situazioni più difficili e dolorose», ha sottolinea il pontefice.
Oltre un mese di ricovero
Il ricovero di papa Francesco è iniziato lo scorso 14 febbraio. Da allora, come un’altalena, Bergoglio ha vissuto giorni molto difficili e altri di ripresa. Nella conferenza stampa di sabato, i medici del Gemelli hanno rivelato che sono stati due i momenti in cui il papa ha seriamente rischiato di morire in questi 38 giorni.
Il miglioramento delle sue condizioni è stato certificato, nelle scorse settimane, da un allentamento della pubblicazione dei bollettini sulla salute di Bergoglio: prima ogni giorno, poi ogni due, infine all’occorrenza.
È stato lui stesso, dopo circa due settimane di condizioni stabili, a chiedere con determinazione di lasciare il Gemelli per recarsi a Santa Marta. E lo stesso Francesco ha chiesto di potersi affacciare per salutare la folla che in questo periodo ha pregato per lui, così come lui ha sempre chiesto in tutte le occasioni, sia nei testi che nelle dichiarazioni a voce.
La polmonite bilaterale è stata debellata, non era stata provocata dal virus del Covid, hanno spiegato sabato i suoi medici, ma le condizioni di papa Francesco vanno attenzionate: non potrà incontrare molte persone contemporaneamente, né i bambini, in quanto possibile veicolo di virus. Riguardo alle difficoltà del pontefice di parlare, i dottori non si sono sbilanciati sulle tempistiche del recupero, ma allo stesso tempo hanno sottolineato che «guardando i miglioramenti avvenuti, il recupero è possibile in tempi brevi».
Una volta raggiunta casa Santa Marta, inizia ufficialmente il “dopo”: in che modo papa Francesco vorrà portare avanti il suo pontificato durante la convalescenza? Proprio lui che ama il contatto con le persone, ama viaggiare, come sottolineato dai medici dovrà comunque essere preservato. Il dibattito interno al Vaticano va avanti già da settimane, l’unica cosa che appare più certa che mai è che il pontefice non si renderà protagonista di un passo indietro.
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