Alla fine, nella seconda giornata dei lavori degli Stati generali sulla natalità, è intervenuto papa Francesco. Era lui, del resto, l’ospite d’onore dell’edizione più tormentata dell’evento che ha preso il via nel 2021.

In effetti quella che si annunciava come una passerella di ministri del governo Meloni per rivendicare la propria attenzione alla famiglia tradizionale, si è trasformata in un piccolo naufragio per la compagine governativa.

Le proteste di gruppi di studenti prima all’interno della kermesse – quando è stata contestata la ministra della Famiglia Eugenia Roccella – e poi all’esterno – ieri mattina un corteo partito da piazzale degli Eroi intendeva raggiungere la vicina sede degli Stati generali della natalità in via della Conciliazione, ci sono stati scontri con la polizia – sono state forse il dato più significativo della due giorni di convegno.

Anche perché il governo, a parte alcune scelte ideologiche come quella di far entrare le associazioni antiabortiste nei consultori familiari, non è riuscito a produrre politiche attive in favore delle famiglie o delle giovani coppie anche a causa delle ristrettezze di bilancio.

Così, fra gli altri, non si è fatto vedere all’appuntamento il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, pure previsto dal programma subito dopo l’intervento del papa. E lo stesso Francesco, vista la situazione generale, si è guardato bene dal levare le castagne dal fuoco all’esecutivo.

Italia senza futuro

Bergoglio, nel suo intervento, ha descritto l’Italia come una realtà sociale priva di speranza nel futuro, un fatto reso plasticamente concreto proprio dalla crisi demografica in cui è precipitato il paese, e ha chiesto politiche coraggiose per favorire le famiglie, riducendo la precarietà occupazionale, permettendo alle giovani coppie di comprarsi una casa, mettendo le donne nelle condizioni di poter lavorare e avere figli allo stesso tempo.

Francesco è partito dal tema del sovrappopolamento a livello mondiale: «ll problema non è in quanti siamo al mondo, ma che mondo stiamo costruendo – questo è il problema – non sono i figli, ma l’egoismo, che crea ingiustizie e strutture di peccato, fino a intrecciare malsane interdipendenze tra sistemi sociali, economici e politici».

«Il numero delle nascite – ha aggiunto il pontefice – è il primo indicatore della speranza di un popolo. Senza bambini e giovani, un paese perde il suo desiderio di futuro. In Italia, ad esempio, l’età media attualmente è di quarantasette anni – ma ci sono paesi del centro Europa che hanno l’età media sui ventiquattro anni – e si continuano a segnare nuovi record negativi. Purtroppo, se dovessimo basarci su questo dato, saremmo costretti a dire che l’Italia sta progressivamente perdendo la sua speranza nel domani, come il resto d’Europa: il vecchio continente si trasforma sempre più in un continente vecchio, stanco e rassegnato, così impegnato a esorcizzare le solitudini e le angosce da non saper più gustare, nella civiltà del dono, la vera bellezza della vita».

«In questo momento – ha detto poi Francesco – gli investimenti che danno più reddito sono la fabbrica di armi e gli anticoncezionali. Le une distruggono la vita, gli altri impediscono la vita».

Scegliere fra lavoro e figli

Quindi, scendendo sul piano pratico, ha affermato: «C’è bisogno di un impegno maggiore da parte di tutti i governi, perché le giovani generazioni vengano messe nelle condizioni di poter realizzare i propri legittimi sogni. Si tratta di attuare serie ed efficaci scelte in favore della famiglia. Ad esempio, porre una madre nella condizione di non dover scegliere tra lavoro e cura dei figli; oppure liberare tante giovani coppie dalla zavorra della precarietà occupazionale e dell’impossibilità di acquistare una casa».

Che non si tratti di un tema sul quale poter fare facile propaganda, è possibile ricavarlo poi dal rapporto diffuso lo scorso 8 maggio da Save the children dal titolo Le equilibriste – La maternità in Italia 2024, che in certo modo conferma e approfondisce le preoccupazioni espresse dal papa.

«Ancora una volta – si afferma nel rapporto - in Italia si è registrato un record negativo per la natalità: il numero di nascite è sceso ormai stabilmente sotto le quattrocentomila l’anno, fermandosi nel 2023 a 379.000 e segnando un calo dell’3,6 per cento rispetto all’anno precedente».

Più nati fuori dal matrimonio

Significativo, infine, che «mentre la natalità continua a diminuire, si osserva un aumento dei figli nati al di fuori del matrimonio. La riduzione dei matrimoni è trasversale e ha portato alla diffusione di convivenze e altre forme familiari in tutte le fasce di popolazione. Le nascite al di fuori del matrimonio, ad esempio, sono state il 41,5 per cento del totale nel 2022. Oltre 163mila nascite, ben cinquantamila in più rispetto a quelle del 2008». «Ad essere aumentata nel tempo – si legge ancora nella ricerca – è stata anche l’età delle madri alla nascita dei figli. Per l’intera popolazione femminile residente, l’età media al momento del parto rimane quasi invariata rispetto al 2022, fermandosi a 32,5 anni (era 32,4 l’anno precedente)».

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