Dopo la diffusione del filmato che mostra le violenze ai danni dei detenuti nell’istituto penitenziario in provincia di Caserta, arrivano reazioni e condanne da parte del mondo della politica e dei social network. In tanti chiedono che la ministra Cartabia vada a riferire in aula. Salvini e Fratelli d’Italia difendono gli aggressori. Letta (Pd) a Domani: «Abusi intollerabili». La denuncia della garante di Caserta: «Detenuti senza tv e giornali dopo gli arresti». Sospesi intanto i 52 agenti indagati
Le immagini girate all’interno del carcere Francesco Uccella di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, continuano a smuovere le coscienze. Dopo la pubblicazione, in esclusiva su Domani, del video che ritrae una serie di maltrattamenti ai danni dei detenuti dell’istituto, avvenuti il 6 luglio 2020 (in pieno primo lockdown) a opera di molti agenti penitenziari, sia i cittadini che (parte) della politica chiedono che venga fatta giustizia. Una violenza definita «orribile mattanza» da Sergio Enea, giudice per le indagini preliminari nell’ordinanza con cui ha disposto 52 misure cautelari (arresti e interdizioni) per agenti e dirigenti, incluso il provveditore regionale per le carceri della Campania. In tutto gli indagati sono 117.
Sospesi i 52 agenti indagati
Riunione straordinaria questa mattina al ministero della Giustizia sulla situazione nelle carceri, dopo gli sviluppi dell’inchiesta di Santa Maria Capua Vetere, tra la ministra Marta Cartabia, il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) Bernardo Petralia, il Garante nazionale delle persone private della libertà Mauro Palma e il sottosegretario Francesco Paolo Sisto.
Sono state immediatamente disposte le sospensioni di tutti i 52 indagati raggiunti da misure di vario tipo. Il Dap sta valutando ulteriori provvedimenti anche nei confronti di altri indagati, non destinatari di iniziative cautelari, e ha disposto altresì un’ispezione straordinaria nell’Istituto del casertano, confidando nel pronto nulla osta dell’autorità giudiziaria. La Ministra ha inoltre sollecitato un incontro con tutti gli 11 provveditori regionali dell’amministrazione penitenziaria, che il Dap sta già organizzando, e un analogo incontro con tutte le rappresentanze sindacali, già fissato per il 7 luglio.
Cartabia ha inoltre chiesto approfondimenti sull’intera catena di informazioni e responsabilità, a tutti i livelli, che hanno consentito quanto accaduto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere; e un rapporto a più ampio raggio anche su altri istituti. Nella riunione, è stata inoltre da tutti ribadita la necessità di procedere tempestivamente al ripristino dell’intera rete di videosorveglianza attiva negli istituti. È stata infine soprattutto sottolineata la necessità di rafforzare ulteriormente l’attività di formazione, già in corso, di tutto il personale dell’Amministrazione penitenziaria, anche con l’incremento delle professionalità destinate alla formazione obbligatoria.
Domani Salvini a Santa Maria Capua Vetere a difendere gli agenti
Matteo Salvini va a Santa Maria Capua Vetere per difendere gli agenti di polizia penitenziaria accusati di violenze e tortura per la spedizione punitiva nel carcere Francesco Uccella, definita dai giudici «orribile mattanza», dello scorso 6 aprile 2020. Mentre una parte della politica e moltissimi cittadini chiedono giustizia per i pestaggi nella prigione campana, giovedì 1° luglio alle 17, fuori dal penitenziario, il segretario della Lega testimonierà la sua solidarietà agli uomini delle forze dell’ordine.
Garante Caserta: «Detenuti senza giornali e tv dopo gli arresti»
Niente tv e giornali nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) il giorno dopo le misure cautelari nei confronti degli agenti per le presunte violenze. A denunciarlo è Emanuela Belcuore, garante dei detenuti della provincia di Caserta: «Molti detenuti mi hanno segnalato che ieri un black out del carcere gli ha impedito di guardare la televisione. E i giornali, regolarmente pagati, non sarebbero stati distribuiti. Nessuna insinuazione, ma ora i detenuti neanche più informazione devono avere?», così a LaPresse la garante Belcuore.
«Occorre già far fronte alla carenza d'acqua e alla presenza di insetti di ogni tipo vista la vicinissima discarica a cielo aperto. Temo - aggiunge - che ci saranno anche meno agenti viste le misure cautelari. Sono vicina a coloro che ogni giorno indossano la divisa e svolgono il proprio lavoro. Ma le mele marce vanno tolte dal cestino. Dai video si notano pestaggi anche ai danni di una persona su sedia a rotelle. E questo sarebbe riportare l'ordine?».
Pagliarulo (Anpi): «Pestaggio squadristico»
«Un pestaggio squadristico. Non esistono altre definizioni per quello che abbiamo visto nel video esclusivo pubblicato dal quotidiano Domani. La magistratura si adoperi per fare immediatamente giustizia rispetto a quanto avvenuto il 6 aprile 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere»: lo ha dichiarato il presidente nazionale dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo.
Letta (Pd): «Abusi intollerabili, stato si serve con lealtà»
«Immagini gravissime su cui la magistratura farà piena luce. La legge vale per tutti e in Italia vige lo stato di diritto. Abusi così intollerabili non possono avere cittadinanza nel nostro paese. A maggior ragione gravi perché ascrivibili a chi deve servire lo stato con lealtà e onore». È la reazione di Enrico Letta che, interpellato da Domani, ha detto la sua sulle violenze avvenute nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.
Magistratura democratica: «Ennesimo tradimento alla democrazia»
«A luglio 2021 saranno venti gli anni trascorsi dai fatti del G8 di Genova. Nomi come Diaz e Bolzaneto evocano quella “eclisse della democrazia” sulla quale ancora dobbiamo riflettere. Nell’anniversario di quel dramma, le immagini dei pestaggi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere e le parole del comunicato stampa della procura della Repubblica di quella città dimostrano che abbiamo ancora davanti, e non alle spalle, i problemi della tortura, dell’uso eccessivo della forza da parte chi detiene il monopolio della violenza, dei modelli organizzativi delle agenzie di polizia, dei depistaggi e delle coperture istituzionali, delle reticenze ascrivibili allo spirito di corpo, delle impunità, delle difficoltà a svolgere inchieste effettive sugli abusi. Questioni essenziali per la democrazia. L’uso della violenza non sta di casa soltanto a Minneapolis»: lo si legge in un comunicato rilasciato da Magistratura democratica.
«Assistiamo profondamente feriti al ripetersi di dinamiche già conosciute anche in sede giudiziaria: pianificazione delle aggressioni, modalità dei pestaggi (dal “corridoio umano” ai colpi alle dita della mano), coperture, percezione di impunità, riduzione della persona detenuta a oggetto nelle mani del potere dei custodi.
Anche a fronte dell’evidenza delle immagini non faremo l’errore di dare per accertata la responsabilità degli indagati. Dinamica dei fatti e responsabilità individuali sono rimesse all’accertamento dell’autorità giudiziaria. E, tuttavia, avvertiamo questa vicenda come l’ennesimo tradimento della democrazia. Magistratura democratica continuerà a porre il tema della violenza di polizia al centro della sua riflessione, nella convinzione che prevenzione e repressione degli abusi di polizia nell’uso della forza non passano soltanto attraverso le doverose sospensioni e rimozioni delle c.d. mele marce, dei singoli che eccedono, ma attraverso un serio ripensamento dei modelli organizzativi delle agenzie di polizia – a partire dall’adozione dei codici identificativi – e del concetto di ordine pubblico che siamo tutti chiamati a costruire a livello culturale, politico, simbolico», conclude la nota.
Granato (Pap): «Violenza vigliacca»
Il portavoce di Potere al popolo, Giuliano Granato, ha parlato di «violenza vigliacca e criminale contro detenuti ammanettati e inermi», condannando anche i leader dei maggiori partiti nazionali.
Fiano (Pd): «Cartabia riferisca in aula»
La discussione sulle violenze all’interno del carcere arriva anche alla Camera, dove in mattinata è previsto il voto finale sulle misure per il Fondo complementare al Pnrr e per gli investimenti. Emanuele Fiano (Pd) ha chiesto la parola per affrontare una questione diversa. Citando Domani e le immagini diffuse sulle violenze subìte dai detenuti ha chiesto, a nome del suo partito, che la ministra della Giustizia Marta Cartabia riferisca in aula sugli atti della procura, per capire se qualcuno dei superiori di quegli agenti fosse a conoscenza di quanto stava succedendo o era successo quel giorno.
«Noi parliamo di quegli agenti. Ho sentito un politico che ha detto che bisogna sempre difendere sempre le divise. Non ce lo venga a insegnare a noi, onorevole Salvini, che le difendiamo da sempre, ma quando si vede qualcuno in divisa compiere atti del genere, la giustizia deve compiere il suo corso», ha precisato, poi, facendo il nome di quel politico. Fiano ha concluso ricordando a tutti i presenti che quei fatti si sono verificati nel periodo più buio per il nostro paese: l’esplosione della pandemia e «dei problemi che serpeggiavano nelle nostre carceri per la paura dei detenuti e dei loro familiari della diffusione del virus in ambienti stretti e affollati, dove c’è un grande contatto». «Sono violenze che ci fanno inorridire, non lecite in un paese civile e democratico come il nostro. Immagini di detenuti picchiati e umiliati senza motivo, ma non credo esistano i motivi per picchiare e umiliare i detenuti», ha concluso il deputato dem.
Salvini: «Rispetto per chi indossa la divisa»
In mattinata il segretario della Lega, Matteo Salvini, intervenendo a radio Crc ha detto che giovedì 1° luglio sarà a Santa Maria Capua Vetere per una visita, aggiungendo che «chi sbaglia paga, soprattutto se indossa una divisa. Però non si possono coinvolgere tutti i 40mila donne e uomini di polizia penitenziaria e non si possono sbattere in prima pagina con nomi e cognomi. Serve rispetto per uomini in divisa che ci proteggono in strada, i singoli errori vanno puniti. Conosco quei padri di famiglia sotto accusa e sono convinto che non avrebbero fatto nulla di male».
Fdi: «Solidarietà agli agenti»
Diversi deputati di Fratelli d’Italia hanno deciso di schierarsi, come la Lega, a difesa degli agenti del carcere di Santa Maria Capua Vetere, senza tener conto delle immagini inequivocabili diffuse in esclusiva da Domani e riprese dai tg della rete pubblica e non, e da tutti i quotidiani, nazionali e locali. «Piena solidarietà agli agenti» è stata espressa, in una nota, dai parlamentari di Fratelli d’Italia Alberto Balboni e Ylenja Lucaselli, responsabili del dipartimento sicurezza, legalità e immigrazione. «Senza entrare nella vicenda processuale sulla quale sarà la magistratura a fare luce – sottolineano i parlamentari – quanto accaduto denota in modo plastico e chiaro le condizioni di tensione e criticità a cui sono sottoposte ogni giorno le guardie penitenziarie, costrette a lavorare senza strumenti idonei e con turni spesso massacranti», continua.
«A oggi – concludono Balboni e Lucaselli – non vi sono protocolli che definiscano come intervenire in caso di disordini o sommosse dietro le sbarre. Fratelli d’Italia è e resterà garantista fino alla fine in attesa dello sviluppo delle indagini, ma una riflessione sulle difficili condizioni di lavoro della polizia penitenziaria è quanto mai necessaria».
Migliore (Iv): «Avevo espresso perplessità,,a video mostra trattamenti inumani»
Anche l’onorevole Gennaro Migliore di Italia viva, si è associato alla richiesta avanzata da Fiano, sull’audizione alla Camera della ministra della Giustizia. Facendo inoltre un passo indietro sulla posizione iniziale presa rispetto agli arresti degli agenti, emessi il 28 giugno. «Io stesso ho espresso delle perplessità in relazione alle misure cautelari, ma qui ci troviamo di fronte al giudizio politico e anche nell’organizzazione della scala della catene gerarchica di quello che appare in assoluta ed equivocabile evidenza un comportamento contrario all’articolo 27 della Costituzione, che vieta trattamenti inumani e degradanti, e tali sono stati i comportamenti» avvenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, che, ha aggiunto Migliore, «seguivano una sorta di spedizione punitiva in risposta a una rivolta dei detenuti che c’era stata il giorno prima».
Una rivolta tuttavia pacifica, come raccontato anche da Domani, mesi fa, quando però la politica aveva fatto finta di non vedere.
Poi, rivolgendosi a chi ha difeso a priori gli agenti del carcere casertano, il deputato di Iv ha aggiunto che «la difesa del corpo avviene eliminando i comportamenti che ne infangano l’intera reputazione. Abbiamo introdotto il reato di tortura affinché determinate azioni non potessero più avvenire. Se c’è stata tortura, lo deciderà la magistratura e le pene dovranno essere severe per chi si è macchiato di questi crimini», ha concluso Migliore.
Potenti (Lega): «Non colpevolizziamo una divisa»
Anche un deputato della Lega, partito chiamato in causa attraverso le dichiarazioni del suo leader Matteo Salvini, è intervenuto entrando «in punta di piedi su un dibattito così delicato», ha detto Manfredi Potenti per introdurre il suo intervento. Partendo dalla premessa che chiunque abbia sbagliato dovrà risponderne all’autorità giudiziaria, Potenti ha condannato «queste moderne udienze preliminari pubbliche, che avvengono sui social e sui giornali». Si è poi chiesto, retoricamente, cosa stia succedendo alla giustizia italiana, a partire dalla diffusione di «immagini inutili» della tragedia del Mottarone, precisando che «non basta che un fatto sia mediaticamente rilevante, perché la sete di giustizia non può pregiudicare il corretto esercizio della giustizia penale» e, dunque, influenzare la sentenza. Infine, a nome della Lega, ha concluso dicendo che «non ci sentiamo di colpevolizzare una divisa e né tanto meno di dimenticare che in un luogo di pena lo stato deve garantire la salute dei detenuti, deve garantire la corretta funzione socioeducativa della pena, ma non possiamo permettere che la stampa indichi come criminali per legge persone che sono in attesa di una valutazione giudiziaria», ha concluso il deputato leghista.
L’indignazione social
Il tema si è spostato anche sui social, con diversi esponenti del Pd a chiedere che si faccia luce su quello che è successo a Santa Maria Capua Vetere.
Paolo Lattanzio, deputato Pd, componente della Commissione cultura e bicamerale antimafia, l’ha definita una spedizione punitiva e esorta a individuare i numeri identificativi delle divise.
Si è espressa anche Paola De Micheli, deputata del Pd, ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti durante il governo Conte II.
Fp Cgil: «Diritti degli imputati vanno garantiti»
«Abbiamo già espresso la nostra piena fiducia nella magistratura nell'accertamento delle responsabilità individuali e ribadiamo che chi commette un reato deve essere perseguito, ma su quanto accaduto a Santa Maria Capua Vetere è partita la gogna mediatica, senza alcun rispetto per i diritti che la nostra Carta costituzionale prevede per l'imputato». Così la Fp Cgil sull’operazione di polizia giudiziaria in relazione agli eventi avvenuti al carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile dello scorso anno. «Altro che presunzione di innocenza fino alla condanna definitiva - prosegue il sindacato - ieri abbiamo assistito prima alla pubblicazione dei nomi e cognomi e in seguito addirittura alla divulgazione delle foto dei poliziotti penitenziari raggiunti dalle misure cautelari. Poi se qualcuno dovesse essere assolto poco importa, per l'opinione pubblica sono già tutti colpevoli e la loro vita è già distrutta. I reati contestati sono gravi e vanno sicuramente individuate le responsabilità penali, ma vanno anche ricercate quelle morali e politiche, tenendo presente che esistono vari livelli di responsabilità e a pagare non può essere solo l'anello più debole della catena».
Per la Fp Cgil, «dopo le rivolte della primavera del 2020 la politica non ha dedicato alcuna attenzione al sistema carcere, malgrado in quel periodo sia emersa tutta la drammaticità della situazione. Restano le gravi carenze nell'organico del personale, la fatiscenza delle strutture, la mancanza di risorse per garantire la formazione e la sicurezza sui luoghi di lavoro, l'assenza di misure che possano contrastare il fenomeno dello stress correlato al lavoro e quello delle aggressioni subìte dai poliziotti penitenziari. In sostanza nulla è stato fatto per stemperare un clima di tensione, che continua a crescere con il passare del tempo, strumentalmente funzionale ad una visione securitaria e esclusivamente repressiva che accomuna talune forze politiche e sindacali».
«Da tempo - aggiunge il sindacato - chiediamo alla ministra Cartabia di dare segnali concreti di attenzione a questa parte del pianeta giustizia che è stata messa da parte dalla politica, anche nella predisposizione del Pnrr, ricordando ancora una volta che il sistema dell'esecuzione penale va ripensato e che il tempo a nostra disposizione è scaduto, come dimostrano i tragici eventi che si stanno verificando», conclude la Fp Cgil.
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