Il ministero dell’interno sarà chiamato come responsabile civile nel caso riguardante Hasib Omerovic, il cittadino bosniaco di 38 anni con disabilità che due anni fa precipitò dalla finestra in circostanze poche chiare a Roma durante un’attività di polizia. Ed è anche questo il motivo per cui l’udienza sul rinvio a giudizio di Andrea Pellegrini, l’assistente capo della polizia, accusato dai magistrati della Procura di Roma di tortura nei confronti di Omerovic, è stata rinviata al 21 febbraio.

La decisione è stata presa questa mattina durante l’udienza svoltasi a piazzale Clodio. Il 21 febbraio il gip deciderà anche se, oltre a Pellegrini, andranno a processo i suoi due colleghi, i poliziotti Alessandro Sicuranza e Maria Rosa Natale, a cui viene contestato, in concorso con lo stesso Pellegrini, il reato di falso aggravato. Gli imputati di falso hanno annunciato che sceglieranno il rito abbreviato. L’agente Fabrizio Ferrari, la cui posizione era stata stralciata, ha invece nelle scorse settimane patteggiato a undici mesi e sedici giorni. Questa mattina inoltre il giudice ha ammesso la costituzione come parte civile di Hasib, dei genitori, delle sorelle e infine dell’associazione 21 Luglio.

I Fatti

È il 25 luglio del 2022 quando quattro agenti di Polizia entrano, senza alcun mandato, nella casa di Primavalle di Hasib Omerovic, all’epoca 36enne. I poliziotti vogliono identificarlo a seguito di alcuni post comparsi su un gruppo Facebook che fanno riferimento a presunte molestie del ragazzo sordomuto nei confronti di alcune ragazze. Ma dopo la perquisizione nell’abitazione popolare sita nella periferia ovest di Roma la situazione precipita e Hasib vola dalla finestra, rischiando la morte.

Presto dunque si deciderà se rinviare a giudizio tre dei quattro agenti coinvolti nella vicenda. Si tratta, per l’appunto, di Andrea Pellegrini, accusato di tortura, e dei poliziotti Alessandro Sicuranza e Maria Rosa Natale, accusati invece di falso perché, sempre secondo la Procura, avrebbero tra le altre cose omesso, all’interno del verbale redatto la mattina di quell’estate di due anni fa, la condotta tenuta dal collega Pellegrini. Quest’ultimo, per i magistrati capitolini, avrebbe legato Hasib Omerovic a una sedia con un filo dell’elettricità e lo avrebbe poi schiaffeggiato e minacciato con un coltello. Da qui il terrore di Omerovic che, per sfuggire alla situazione, si sarebbe buttato dalla finestra della sua palazzina, riportando gravi lesioni. Andrea Pellegrini avrebbe dunque arrecato a Hasib «un verificabile trauma psichico, in virtù del quale precipitava nel vuoto dopo aver scavalcato il davanzale della finestra della stanza da letto nel tentativo di darsi alla fuga per sottrarsi alle condotte violente e minacciose in atto», si legge non a caso nelle carte giudiziarie. Testimone dell’accaduto e del controllo illegittimo la sorella di Omerovic, Sonita, anche lei con disabilità.

Un nuovo caso Cucchi?

La vicenda «richiama alla memoria il “caso Cucchi” e preoccupa particolarmente anche a causa dell’inasprimento dell’attuale clima politico. Gli agenti erano sprovvisti di regolare mandato e non avrebbero potuto entrare in casa», avevano denunciato i familiari e gli avvocati degli Omerovic a settembre del 2022. Solo due mesi prima Hasib, sordomuto dalla nascita, era a terra in una pozza di sangue, volato da otto metri di altezza.
Una vicenda, quella di Hasib Omerovic, menzionata anche nel dossier della commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza pure da parte delle forze dell’ordine in Italia.

«L’accurato lavoro di indagine svolto sino ad ora ci consente di esprimere piena fiducia nel percorso processuale che si andrà ad intraprendere. Come Associazione 21 luglio, in quanto organizzazione da sempre impegnata nella lotta contro ogni forma di discriminazione, abbiamo chiesto al giudice di costituirci parte civile. Siamo fiduciosi», è il commento del presidente dell’Associazione, Carlo Stasolla.

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