- Alla festa per la vittoria elettorale di Fratelli d’Italia c’era anche lui, ex picchiatore neofascista e oggi un rispettabile imprenditore legato al partito. Nel lussuoso hotel Parco dei Principi a Roma non è passato inosservato.
- Si chiama Martin Avaro e si trovava al Parco dei Principi non per caso: frequenta l’ambiente di Fratelli d’Italia e soprattutto con il partito ha concluso buoni affari.
- Impegnato a organizzare gli eventi più importanti e simbolici di Fratelli d’Italia, l’ultima nel portfolio dalla ditta (sede in provincia di Roma ,a Guidonia Montecelio) è la convention per i 10 anni di Fratelli d’Italia. Il partito contattato da Domani tramite l’ufficio stampa non ha preferito non rispondere. Mentre Avaro si difende.
Alla festa per la vittoria elettorale di Fratelli d’Italia c’era anche lui, ex picchiatore neofascista. Nel lussuoso hotel Parco dei Principi a Roma, tra i sostenitori, militanti e futuri ministri, il suo volto non è passato inosservato e neppure la sua storia molto particolare. Ad applaudire nella sala allestita per il trionfo gli obiettivi hanno immortalato un nostalgico di Mussolini ai tempi in cui era il leader dei neofascisti di Forza Nuova, oggi è un rispettabile imprenditore legato al partito. Si chiama Martin Avaro e si trovava al Parco dei Principi non per caso: frequenta l’ambiente di Fratelli d’Italia e soprattutto con il partito ha concluso buoni affari.
Negli anni della sua militanza fascista cantava a squarciagola strofe del genere «ho il cuore nero, e me ne frego e sputo in faccia al mondo intero». Più che intonare queste strofe, Avaro le urlava come si usa nelle curve dello stadio, del resto la curva della Lazio, la più nera d’Italia, la conosce a meraviglia. Lui urlava «ho il cuore nero», i camerati sotto il palco in delirio accompagnavano l’inno con una danza sfociata in un vortice di spinte, braccia tese e pacche sulle spalle. L’esibizione si concludeva con il saluto romano in ricordo del Duce. Sono scene riprese più di dieci anni fa durante il raduno di Forza Nuova e ripreso dalle telecamere del regista autore del documentario Nazirock.
Non sappiamo se la fede politica di Avaro, allora leader romano neofascista, abbia resistito all’usura del tempo. Di certo oggi è impegnato a organizzare gli eventi più importanti e simbolici di Fratelli d’Italia, il partito della presidente del consiglio Giorgia Meloni, forza trainante della coalizione di destra al governo. E non si tratta di uno o due manifestazioni: sul sito della società Lvl Pro Event a partire dal 2019 c’è una carrellata dei summit politici meloniani, l’ultima nel portfolio dalla ditta (sede in provincia di Roma ,a Guidonia Montecelio) è la convention per i 10 anni di Fratelli d’Italia. Il partito contattato da Domani tramite l’ufficio stampa non ha preferito non rispondere.
In precedenza Lvl Proevent ha allestito la sala per la notte elettorale nel lussuoso hotel romano Parco dei Principi, ha gestito due edizioni di Atreju (2019 e 2021), la conferenza programmatica del partito, almeno una tappa del tour elettorale (tappa di Bagnoli, a Napoli), la festa dei patrioti a Palombara Sabina (Roma). Avaro è molto stimato all’interno della federazione romana, come emerge da ringraziamenti pubblici di alcuni consiglieri regionali e da alcuni commenti peraltro pubblicati da Arianna Meloni, sorella della presidente del consiglio. Uno di loro, candidato alle prossime regionali, lo definisce «persona di fiducia del partito».
Affari d’oro con Meloni
Rinnega il suo passato, Avaro? «Ma che domanda è, non le rispondo», dice a Domani. Insistiamo, senza successo: ritiene le domande una provocazione. Eppure sarebbe stato sufficienti dire sì, non sono più fascista. Forse però è chiedere troppo. In alcune informative dei carabinieri c’è un lungo elenco di episodi in cui è stato coinvolto, inoltre è indicato come «appartenente alla tifoseria ultras della Lazio» governata dalla frangia degli Irriducibili, di fede neofascista. Il suo nome, seppure non in qualità di indagato, emerge negli atti di un’inchiesta sull’assalto alle caserme romane dopo l’omicidio di Gabriele Sandri, il tifoso laziale ucciso da una pallottola sparata da un agente nell’autogrill di Badia al Pino, teatro nei giorni scorsi di scontri tra ultras napoletani e romanisti.
Il fatto curioso è che Avaro non risulta direttamente socio di Lvl Pro Event. Quando, tuttavia, abbiamo chiamato al cellulare indicato sul sito dell’azienda, la donna che ha risposto definisce Avaro un «suo collega». Il titolare indicato negli atti societari si chiama, invece, Giandomenico Vignola, che in un commento a un post sui social scriveva ad Avaro «auguri socio mio».
L’ex colonnello di Forza Nuova contattato da Domani ha confermato di lavorare con Lvl Pro Event tramite la sua società Italica solution srl. Ha confermato anche di aver partecipato agli allestimenti degli eventi di Fratelli d’Italia, «ma abbiamo lavorato per tanti altri partiti eh», precisa. Quali? «Non tradisco la fiducia dei clienti». Eppure tra le immagini pubblicate su Instagram della società non c’è traccia di altre manifestazioni organizzate da partiti del centro sinistra, solo di Forza Italia.
Dai documenti ottenuti da Domani, la ditta Lvl Pro Event risulta costituita nel 2020 e ha presentato due bilanci: l’ultimo riporta un fatturato di 270 mila euro. Al contrario Italica solution è stata registrata nel 2021 e non ha quindi ancora presentato alcun bilancio. Quanto dei ricavi indicati da Lvl Pro Event siano frutto della collaborazione con Fratelli d’Italia non è semplice dirlo perché il partito non ha risposto alle nostre domande sulle cifre pagate per i numerosi eventi organizzati dalla società. A Domani risulta che l’allestimento e l’organizzazione di una giornata, compreso il noleggio delle attrezzature e del service audio e digitale, può costare fino a 20mila euro. Le manifestazioni pubblicizzate sui social della Lvl più altre citate da un candidato alle prossime regionali sono in totale sette. Commesse, dunque, che potrebbero avere un valore di oltre 100 mila euro negli ultimi due anni.
La cortesia di Avaro si trasforma in chiusura quando affrontiamo il passato giudiziario fatto di raid e pestaggi. «Andate a cercare su Google come sono finiti». Insistiamo perché né sul web né nell’archivio della Cassazione troviamo risposte utili.
Avaro e i manganelli
Dunque non sappiamo, Avaro non vuole dircelo, come siano andati a finire tutti i procedimenti in cui è stato coinvolto. Per esempio il pestaggio all’università La Sapienza di Roma, anno 2008, arrestato per aver partecipato agli scontri dopo che era stata revocata l’autorizzazione all’evento sulle Foibe organizzato da Forza Nuova, di cui Avaro era dirigente. Oltre a lui finirono in carcere altri quattro militanti neofascisti e due dei collettivi di sinistra.
Qualche anno prima, nel 2005, Avaro fu coinvolto in un’altra indagine relativa all’occupazione abusiva di un edificio, all’esito della quale ci furono scontri con i carabinieri, due di questi furono feriti. La sentenza di primo grado è del 2012, Avaro condannato a 9 mesi con pena sospesa e obbligati dal giudica a risarcire i danni materiali, morali e le spese legali alle parti civili, i due marescialli feriti. Avaro beneficerà in secondo grado della prescrizione, ma i giudici confermano le accuse.
In una vecchia intervista all’Unità l’ex leader di Forza Nuova ostentava l’appartenenza: «Se me lo chiedi nel cuore sono fascista». A Predappio, dove c’è la tomba del Duce, raccontava di andarci tutti gli anni, anche se con le clarks ai piedi e la camicia con le iniziali ricamate: «Noi di Forza Nuova non sopportiamo i nostalgici con la camicia nera e il Fez», rispondeva al giornalista.L’analisi è coerente con la parabola di Avaro: dai saluti romani ostentati a imprenditore di successo grazie agli eventi di Meloni. Passato dai neofascisti dichiarati di Forza Nuova agli ambienti della destra sociale di Gianni Alemanno all’epoca in cui si era candidato a sindaco di Roma. Infine l’approdo meloniano.
Avaro può vantare conoscenze con Arianna Meloni, sorella della presidente del Consiglio e compagna di Francesco Lollobrigida, numero due del partito nonché ministro dell’Agricoltura. È di Arianna Meloni il cuoricino rosso a commento di un post pubblicato dalla moglie di Avaro in cui faceva gli auguri al marito. Da quanto si conoscono? «Non capisco dove volete arrivare con queste domande», dice piccato il cuore nero Avaro. Nessuna risposta, neppure sulle amicizie dichiarate sui social.
Fornitori estremi
La storia di Avaro e della liason d’affari con Fratelli d’Italia ha molte analogie con il caso Front National in Francia. Il partito di Marine Le Pen si era affidato per la campagna elettorale del 2012 a una società di Frederick Chatillon, leader del Gud (gruppo neofascista universitario) e punto di riferimento per molti camerati ancora nostalgici. La truppa dei vecchi militanti del Gud ha accompagnato l’ascesa di Le Pen, ha gestito la comunicazione tramite la società di Chatillon, presente insieme ai suoi fedelissimi a tutti gli eventi del Front National.
La differenza con il caso Avaro è che a scavare in questi rapporti è intervenuta la magistratura, accusando il partito e Chatillon di frode. Il processo di appello deve chiudersi, in primo grado il Front è uscito illibato mentre per l’uomo nero di Le Pen i giudici avevano stabilito una condanna a 30 mesi, di cui 20 sospesi con la condizionale.
Al di là delle differenze (in Italia non c’è nulla di penalmente rilevante) tra le due vicende, a provocare imbarazzo a Le Pen prima e a Meloni ora, è sempre la provenienza di alcuni fornitori: l’ambiente del neofascismo. E nonostante entrambe abbiano tentato di depurare l’immagine pubblica dalle scorie del passato, le ombre nere hanno segnato, e continuano a farlo, l’ascesa delle donne più di successo della destra europea.
© Riproduzione riservata