Il dipartimento di pubblica sicurezza emana un avviso che annuncia nuove regole. La lettera del sindacato: «Servono chiarimenti». La difesa del capo della polizia: «La sua pratica non risulta ancora conclusa». Le polemiche e il via libera della commissione medica
Il dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’Interno ha riaperto i termini per le richieste dello status di vittima del dovere. Dopo le inchieste di Domani sul caso dell’istanza per il vitalizio e le annesse esenzioni del capo della Polizia, Vittorio Pisani, gli uffici preposti del Viminale hanno accelerato anche in considerazione del cambio di linea dell’avvocatura dello stato a seguito di nuova pronuncia della corte di Cassazione. Sull’apposito portale, infatti, è stato da qualche giorno pubblicato un avviso: «Coloro cui è stato notificato un provvedimento di rigetto per sola prescrizione dei termini possono ripresentare l’istanza».
Decine e decine di agenti hanno subito l’onta di vedersi negato l’accesso ai benefici riconosciuti alle vittime del dovere, destinati agli agenti rimasti gravemente feriti o addirittura uccisi durante il servizio.
La domanda era respinta perché tra il fatto e la richiesta erano trascorsi più di dieci anni. Così la documentazione non veniva nemmeno aperta: «L’istanza è improcedibile in quanto tardiva, essendo stata prodotta oltre il termine decennale di prescrizione. Pertanto non si darà luogo all’avvio del procedimento, stante l’avvenuta prescrizione dei diritti a ricevere i benefici normativamente previsti», era la formula standard in cui si sono imbattuti i richiedenti, spesso persone vittime di aggressioni o gravi incidenti, come raccontato da Domani.
La versione di Pisani
Ma il caso di Pisani, svelato da Domani, ha innescato polemiche e proteste: l’attuale capo della Pubblica sicurezza ha presentato la domanda, infatti, nel 2023 per un incidente (la rottura a una mano dovuta a una caduta durante un’operazione anticamorra) avvenuto 27 anni prima.
La commissione medica ha validato il riconoscimento del 25 per cento di invalidità, soglia minima per potere accedere ai benefici previsti dalla legge sulle vittime del dovere.
Anche se ora si apprende, da fonti vicine al capo della polizia, che Pisani «non ha ricevuto l'assegno una tantum e che non lo riceverà perché prescritto», e «la pratica, invece, non è stata ancora definita». Bisogna quindi aspettare, ma di certo i benefici annessi (vitalizio, esenzioni fiscali e una tantum) al riconoscimento non possano essere scissi: cioè o tutto o niente.
Inoltre l’iter formale dell’istanza cessa con il pronunciamento della commissione medica ospedaliera che ha indicato la percentuale di invalidità: nel caso di Pisani il 25 per cento, giusto sopra la soglia fatidica per avere accesso allo status di vittima del dovere a 27 anni dall’infortunio.
Non era, comunque, l’unico caso in cui Pisani si era interessato delle vittime del dovere: aveva già perorato il riconoscimento dello status – attraverso una relazione di servizio quando nel 2010 era dirigente a Napoli – per il suocero, Vincenzo Pirone, sebbene non avesse mai riportato ferite durante il servizio, ma fosse morto per infarto a cinque anni dalla pensione.
Secondo la tesi dei ricorrenti, i familiari di Pirone, accolta dal giudice del lavoro, le condizioni ambientali particolari hanno inciso sullo stato di salute. Gli articoli di Domani hanno sollevato malumori e c’è stata la presentazione di un’interrogazione alla Camera del deputato di Alleanza verdi-sinistra, Devis Dori, rivolta al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.
Così l’amministrazione ha accelerato un indirizzo, già intrapreso dopo il nuovo parere dell’avvocatura, e riaperto la possibilità di presentare le istanze.
Fonti del dipartimento della pubblica sicurezza, infatti, hanno spiegato a Domani che il cambiamento era già al vaglio dei vertici da qualche mese. «Il 10 gennaio 2025 la Cassazione è di nuovo intervenuta sull’istituto della prescrizione, ribadendo con ordinanza l’imprescrittibilità dello status di vittima e l’indirizzo consolidato della Suprema Corte». Non solo. «Dal mese di febbraio 2025 il dipartimento della Pubblica sicurezza non ha più emesso provvedimenti di rigetto per prescrizione dell’istanza, fermo restando la prescrizione dei benefici economici».
La lettera del Coisp
Il Coisp, uno dei sindacati di categoria, ha sottolineato alcune anomalie: «L’avviso è stato letteralmente catapultato notte tempo sulla piattaforma» e «non può avere valore di pubblicità delle innovazioni nelle procedure, per cui non si può pretendere che possa essere idoneo a raggiungere tutti coloro che si sono visti notificare note ostative per inammissibilità e/o improcedibilità, per la presunta prescrizione del diritto».
Il segretario del Coisp, Domenico Pianese, ha inviato una lettera a Pisani per chiedere un confronto e dei chiarimenti sui punti: «Ci chiediamo e le chiediamo che fine faranno tutti i procedimenti che sono oramai sub judice», ha chiesto il sindacato. Pianese sostiene che sia «illegittimo, se non illegale, costringere gli interessati a riproporre la domanda tramite l’apposita piattaforma. Per quale motivo bisogna costringere i diretti interessati a farsi carico della follia interpretativa dell’amministrazione? Oltre la beffa pure l’inganno?».
Infine il quesito per le vicende passate: «Chi ripagherà i nostri colleghi ed i familiari superstiti del tempo che sono stati costretti a perdere ingenti risorse economiche per effettuare ricorsi giudiziari?». Il passo in avanti c’è stato. Ma ora c’è chi chiede uno scatto sulla trasparenza.
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