Su Twitter c’è un account che si chiama “Hanno sgomberato la sede di CasaPound?”, e ogni giorno twitta: “No”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni il 19 febbraio ha detto che l’esecutivo porterà avanti «una guerra» contro le occupazioni, insieme al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ma niente è stato fatto per l’edificio occupato a Roma dai fascisti del terzo millennio, di cui dispongono causando danni all’erario dal 2003.

In vent’anni nessuno è mai intervenuto, ma il tema è tornato d’attualità proprio in questi giorni, visto che il Comune ha chiesto esplicitamente alla prefettura di agire.

La storia

LaPresse

L’unica vittoria finora ottenuta dallo stato è che l’immobile a via Napoleone III è stato inserito nella lista degli sgomberi della prefettura, a cui si aggiunge l’azione di maquillage dell’ex sindaca Cinque stelle Virginia Raggi.

Nel 2019 ha rimosso la scritta CasaPound dalla facciata. Anzi, lo ha minacciato, visto che gli stessi attivisti di estrema destra hanno deciso polemicamente di rimuoverla da soli prima che intervenisse il comune.

L'edificio è di proprietà dell’Agenzia del demanio, mentre i diritti del suo utilizzo appartengono al ministero dell’Istruzione che, per anni, ha utilizzato i suoi spazi come uffici. Nel 2019 la Corte dei conti ha deciso di citare in giudizio sia i dipendenti del Demanio sia quelli del ministero dell’Istruzione per danno erariale.

L'occupazione poi, ha detto in passato il procuratore, Pio Silvestri, «sarebbe stata tollerata senza peraltro che né il titolare del diritto di uso governativo (Miur) né il titolare dei diritti demaniali (Agenzia), abbiano mai avviato le azioni amministrative, civili e penali del caso, finalizzate allo sgombero e al risarcimento dei danni». Non solo, nessuno ha mai nemmeno fatto un tentativo per chiedere agli occupanti di pagare l’affitto.

La procura ha contestato un danno concreto di 4,5 milioni di euro, a cui si aggiungono altri 3,4 milioni di danni per le omesse azioni civili e penali. Nel 2021, la Corte dei conti ha però deciso che nessuno avrebbe dovuto pagare niente.

I sindaci

Fino a ora tra comune, retto da sindaci di diverso colore, e governo, ognuno ha dato la colpa all’altro, e il caso vuole che l’attuale sindaco Roberto Gualtieri torni per due volte in questa storia. La proprietà infatti è dello stato, ma gli sgomberi devono essere stabiliti di comune accordo tra il comune e la prefettura. Durante il suo mandato l’ex sindaca Raggi si è mossa chiedendo l’intervento dell’esecutivo e criticando proprio lui per l’inazione.

A giugno del 2020 è stata completata la procedura del sequestro dell'immobile, non ancora lo sgombero. Il decreto di sequestro preventivo è stato comunicato agli allora leader di CasaPound, tra cui il presidente Gianluca Iannone, e Simone Di Stefano – che nel frattempo nel 2022 se ne è andato fondando un partito con Mario Adinolfi.

Per lo sgombero la decisione è dunque passata al Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza. Raggi ha scritto sui social: «Ci auguriamo che il ministero dell’Economia – che controlla l’Agenzia del demanio – ci segua in questa battaglia». Ministro era proprio Gualtieri: «Il Mef ha da tempo intrapreso tutte le iniziative per il ripristino della #legalità. Ha emesso un’ordinanza di sgombero e ha sollecitato la sua esecuzione che, come noto, spetta alla prefettura in raccordo con Roma Capitale. Buon lavoro», aveva twittato. Adesso qualcosa, dopo un anno e mezzo di governo Pd della città, assicurano dal comune si è mosso, e c’è stata una richiesta esplicita al prefetto Bruno Frattasi.

Il primo della lista

RomaToday ha fatto un aggiornamento a fine gennaio, raccontando con dovizia di particolari l'ultimo incontro del comitato per l'ordine e la sicurezza. Allo stesso tavolo Frattasi, Ater Roma, la Questura e l'assessore alle politiche abitative e patrimonio Tobia Zevi. L'ordine del giorno: sgomberi delle occupazioni e censimenti fatti e da fare. In quell’occasione Zevi ha ricordato che l’edificio è occupato da poche famiglie e a questo punto, a vent’anni dall’occupazione, sarebbe ora di agire.

Luana Zanella, capogruppo alla Camera di Alleanza Verdi – Sinistra, appena sentite le parole di Meloni è intervenuta immediatamente: «Giorgia Meloni può sempre cominciare da Casapound se vuole dare un segnale contro le occupazioni». Finora «si è trattato solo di un evidente intervento di propaganda in stile ordine e disciplina. Torni nella realtà, magari condannato le violenze contro i giovani del liceo Michelangelo di Firenze». Da una parte infatti la premier silente da giorni ha parlato della nuova “gurra” alle occupazioni, ma non ha detto niente sui due studenti picchiati da sei ragazzi appartenenti ad Azione studentesca, gruppo sempre di estrema destra di cui la presidente del Consiglio è stata responsabile nazionale.

Il consigliere Giovanni Zannola del Pd sull’immobile romano ribadisce: «Anche per una questione di sicurezza se il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi lo volesse, potrebbe ribadire la priorità di sgomberare CasaPound al prefetto Frattasi». Senza dimenticare che Piantedosi era già prefetto sia all’epoca di Raggi, sia per i primi tempi di Gualtieri. La storia la conosce benissimo.

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