Sono 36 i ricorsi rigettati, 39 quelli dichiarati inammissibili, mentre per 13 imputati sono stati disposti annullamenti con lievi ricalcoli di pene o rinvii per pochi capi d’accusa.
La Corte di cassazione ha confermato oltre 70 condanne della Corte di appello di Bologna per l’inchiesta Aemilia, nel maxi processo di ‘ndrangheta.
- Sono 36 i ricorsi rigettati, 39 quelli dichiarati inammissibili, mentre per 13 imputati sono stati disposti annullamenti con lievi ricalcoli di pene o rinvii per pochi capi d’accusa. Condanne confermate quindi così come il quadro accusatorio della grande operazione contro le infiltrazioni e il radicamento della criminalità organizzata calabrese in Emilia Romagna, scattata nel 2015 con 117 arresti.
- L’attesa sentenza della Cassazione sull’inchiesta denominata Aemilia ha chiuso un capitolo, ma la storia della ‘ndrangheta emiliana non si è esaurita con questa indagine né con questi processi. Il verdetto che è arrivato riguarda 87 imputati, solo una piccola parte, gli ultimi rimasti di un gruppo di quasi 200 persone indagate e processate (la maggior parte con condanna definitiva) per essere affiliati o complici della cosca emiliana.
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La fine giudiziaria di Aemilia non coincide con il tramonto della ‘ndrangheta nella regione. Altri processi sono in corso, il più importante è l’appello in cui è imputato Giuseppe Caruso (Fratelli d’Italia), ex presidente del consiglio comunale di Piacenza, condannato in primo grado a 20 anni insieme al figlio del boss Grande Aracri. Le nuove leve, inoltre, sono operative su tutto il territorio: sfruttano le relazioni finora rimaste fuori dal mirino dell’antimafia.
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