Quaranta professionisti della rete televisiva dei vescovi italiani si sono visti recapitare una proposta dall’azienda: 500 euro in cambio della rinuncia a rivendicazioni. I sindacati dei giornalisti invitano a non firmare. Il vicepresidente della Conferenza episcopale: «Fiducioso che tutto si risolverà»
«I diritti di tutti i lavoratori vanno sempre garantiti e difesi». Monsignor Francesco Savino, vicepresidente della Cei per l’area Sud, viaggia ancora una volta in direzione ostinata e contraria. Note le sue prese di posizione contro l’autonomia differenziata o il progetto del ponte sullo Stretto di Messina. A marzo, contattato da Domani, Savino s’era chiesto se l’infrastruttura voluta da Salvini fosse davvero una priorità per il Paese, oggi invece commenta, sempre senza troppi giri di parole, la vicenda che coinvolge giornalisti, autori, consulenti e programmisti precari di Tv2000, la rete televisiva della Conferenza episcopale italiana.
Pur dicendosi «non oggettivamente e completamente informato sui fatti», il referente della Cei per l’area meridionale che sabato sarà a Rocella Ionica per un momento di raccoglimento dopo il naufragio del 17 giugno, dichiara a questo giornale che «in Italia, specie al Sud, le prerogative di chi lavora, vedasi il caporalato dilagante, vengono dimenticate». Ma aggiunge anche che «i diritti sono intoccabili».
«Sono sicuro - conclude monsignor Savino, riferendosi al caso dell’emittente cattolica - che una soluzione giusta ed equa per i lavoratori di Tv2000 verrà trovata e che la situazione che si è venuta a creare, conoscendo le parti in causa e riponendovi molta fiducia, sarà di certo superata».
LA VICENDA
Più in particolare sono circa quaranta i professionisti della rete di proprietà della Cei che nei giorni scorsi si sono visti recapitare una proposta dall’azienda: accettare 500 euro e rinunciare alle rivendicazioni sul passato. «Si tratta – denuncia il coordinamento dei giornalisti precari di Tv2000 – di una transazione capestro, mediata da commissione di conciliazione istituita presso l’Università Luiss di Roma, con cui i lavoratori, per lo più partite Iva che hanno prestato servizio a Tv2000 per oltre dieci anni, si impegnano, dietro corresponsione di 500 euro, a rinunciare appunto ai propri diritti pregressi. Siamo di fronte a un “ricatto” – continua il coordinamento – Del resto chi non firma la transazione non potrà firmare il rinnovo del contratto».
Da parte sua Rete blu Spa, azienda editrice del canale Tv2000 controllata dalla Cei e associata a Confindustria, dice in una nota che «alludere al fatto che tali transazioni mettano in discussione la dignità del lavoro appare del tutto fuori luogo e lontano dai comportamenti concreti sempre adottati dall’emittente».
Ma per il giuslavorista Vincenzo Iacovino, già contattato, in base a quanto dichiarato all’Adnkronos, da alcuni dei precari in questione, le cose non stanno come dice l’azienda.
«Viene offerto un obolo – dice l’avvocato – per rinunciare alle pretese pregresse. E in cambio – chiosa – nessuna stabilizzazione, come ci si aspetterebbe, ma un nuovo rapporto di lavoro sempre autonomo. Un prendere o lasciare in vista della scadenza dei contratti il 30 giugno. In molti tra questi professionisti – conclude Iacovino – saranno costretti a firmare una proposta contrattuale del tutto illegittima e al limite del lecito. Mi auguro che prevalgono ragionevolezza e legalità».
L’ONDA DI INDIGNAZIONE
Accanto ai giornalisti e collaboratori precari arrivano i sindacati. Se Stampa Romana parla di «proposta indecente», Fnsi, sindacato unitario dei giornalisti italiani, stigmatizza «il comportamento di Tv2000 e invita i colleghi a non sottoscrivere patti leonini, proposti da un editore in chiara posizione dominante».
E anche la Figec Cisal dice la sua. «Di norma le conciliazioni vengono proposte dal datore di lavoro per chiudere un periodo di precariato nel corso del quale, spesso, si è svolto lavoro dipendente mascherato da lavoro autonomo. Lavoro quasi sempre non adeguatamente retribuito, né correttamente inquadrato in termini previdenziali e assistenziali. La transazione è, dunque, finalizzata a regolarizzare una posizione di lavoro in cambio della rinuncia a parte del pregresso e alla eventuale azione lega. Capita, invece, di imbattersi in “proposte” che sarebbe un eufemismo definire provocatorie», osserva il sindacato.
Davanti a questa situazione non possono che riecheggiare le parole di monsignor Savino che sempre intervistato da Domani, ribadisce che «la situazione verrà risolta».
E rivolge infine un pensiero a Satnam Singh, lavoratore di origine indiana che ha perso un braccio sul lavoro nelle campagne di Latina: Satnam è stato abbandonato dopo l’incidente ed è morto in ospedale. Monsignor Savino dinnanzi a questa storia di precariato e diritti sommersi parla di «coscienza graffiata».
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