Un capitolo dello scandalo Qatar che scuote le istituzioni europee, potrebbe essere scritto in Italia, dalla procura di Milano e dal pool di magistrati tra i più esperti sulla corruzione, eredi dell’esperienza investigativa degli anni di Tangentopoli. Nell’inchiesta della procura federale belga per ora esce a pezzi il gruppo dei socialisti.
Gli arrestati sono quattro: Eva Kaili, vicepresidente dell’europarlamento fino alla sua destituzione dopo il fermo; Antonio Panzeri, ex deputato europeo poi capo della fondazione Fight Impunity (crocevia, secondo l’indagine, dei soldi del Qatar), dal Pd è passato ad Articolo 1, da cui è stato espulso dopo l’indagine; Francesco Giorgi, già assistente parlamentare di Panzeri e compagno di Kaili; Niccolò Figà-Talamanca, segretario generale della organizzazione non governativa No Peace Without Justice, fondata da Emma Bonino, estranea all’indagine. Se è slittata al 22 dicembre l’udienza per l’eventuale scarcerazione di Kaili, il giudice ha invece già deciso che Panzeri e Giorgi restano in carcere per almeno un mese. Per Talamanca è stato invece disposto il regime di sorveglianza elettronica.
Le accuse
I magistrati belgi contestano agli indagati i reati di «corruzione di funzionari e membri degli organi delle comunità europee e di Stati esteri, riciclaggio e associazione per delinquere».
Nelle abitazioni di Panzeri e di Kaili gli investigatori hanno sequestrato in tutto 1,5 milioni di euro in contanti. Secondo i detective potrebbero essere il frutto della corruzione per ripulire l’immagine del Qatar, che ospita i Mondiali di calcio 2022, trasformandolo nella narrazione pubblica in un paese determinato ad affermare i diritti civili.
Ai quattro fermati in Belgio vanno aggiunte moglie e figlia di Panzeri, residenti in Itali, che si trovano ai domiciliari. Gli indagati sono molti di più e l’indagine potrebbe presto allargarsi.
Ed è proprio la trasmissione di una rogatoria dalla procura federale belga all’Italia, per chiedere sostegno giudiziario nell’eseguire i fermi e le perquisizioni in un paese estero, ad avere attivato i nostri detective e i magistrati di Milano, che custodiscono il materiale sequestrato: computer, cellulari, documenti cartacei e il denaro ritrovato nella cassetta di sicurezza di Giorgi, 20mila euro in contanti.
Un possibile fronte italiano
Da quanti risulta a Domani, non esiste ancora un fascicolo di indagine aperto autonomamente dai pm milanesi. A gestire il delicato dossier è l’ufficio del procuratore aggiunto Fabio De Pasquale, che sulla corruzione, anche internazionale, è specializzato insieme alla guardia di finanza.
L’analisi del materiale in mano agli investigatori italiani è in una fase preliminare. È presto per capire se contribuirà ad allargare il raggio dell’indagine e fornire elementi utili a individuare eventuali connessioni con il potere politico italiano.
Panzeri in Europa si è mosso da cane sciolto o tra Roma e Milano doveva dare conto a qualcuno? Senza elementi concreti ogni ipotesi è al vaglio.
L’antiriciclaggio
L’altra arma segreta degli investigatori italiani si chiama antiriciclaggio: è prassi diffusa dei pool che contrastano la corruzione avvalersi dell’aiuto dell’Unità informazione finanziaria di Banca d’Italia, che riceve migliaia di segnalazioni di operazioni sospette dagli istituti di credito e il sintetizza in relazioni che finiscono poi sui tavoli delle procure che indagano su quei nomi o società. Su Panzeri e gli italiani, risulta a questo giornale, la collaborazione è già avviata.
Si cercano elementi, perciò, da condividere con i magistrati di Bruxelles. Anche perché Milano al momento è una spalla, non è parte attiva. Il pallino dell’indagine lo tiene in mano il procuratore belga Michele Claise.
Il suo ufficio è quello che prosegue le verifiche e detiene tutte le informazioni più sensibili, incluse quelle su eventuali complici la cui identità è ancora coperta dal segreto.
Fonti investigative vicine al dossier riferiscono che non c’è ancora stata una riunione di coordinamento tra Milano e Bruxelles, per capire se ci sono le basi per avviare un percorso condiviso, una sorta di indagine congiunta. Ipotesi non peregrina, fanno notare le stesse fonti, perché gli archivi digitali sequestrati sono tutti in italiano è potrebbe rivelare scenari e eventuali reati commessi sul nostro territorio.
Per esempio la questione dei soldi ritrovati nella cassetta di sicurezza di Giorgi o nella residenza italiana dei Panzeri. Se si tratta di denaro accumulato illecitamente la dazione è avvenuta in Italia? Se sì, dunque, la competenza è della procura di Milano. Inoltre esistono eurodeputati a libro paga della lobby qatariota?
Altro fronte dell’inchiesta belga, che in futuro potrebbe diventare italiano. Troppo presto per dirlo con certezza, per ora solo ipotesi. Non è escluso, perciò, che a breve i magistrati coordinati da De Pasquale e Claise si riuniscano per coordinarsi e stabilire il ruolo dei pm italiani nell’indagine.
Un capitolo da scrivere appunto, di un’indagine iniziata, come ha rivelato il quotidiano belga Le Soir, da un’attività di intelligence dei servizi belgi e di altri stati europei.
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