«Pensi che la scuola italiana oggi garantisca uguaglianza di opportunità?». Solo il 9 percento degli intervistati dice di sì. La maggior parte, il 54 percento, pensa che ci riesca soltanto in parte. Secondo una persona su tre la risposta è un «No» netto. A offrire uno spaccato dell’incapacità del sistema scolastico del nostro paese di garantire le stesse possibilità a tutti i suoi studenti, è l’indagine “Adolescenti in Italia: che cosa pensano gli under 18 e cosa dicono gli adulti”, condotta dall’Istituto Demopolis e promossa dall’impresa sociale Con i Bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

Secondo i risultati della ricerca, non solo la scuola non riesce più a muovere l’ascensore sociale ma sta anche perdendo il suo ruolo di punto di riferimento per gli adolescenti. Visto che soltanto per il 37 per cento degli intervistati, l’istruzione è da annoverare tra le cose importanti della vita. Mentre sono ancora meno, pochissimi, (il 5 per cento), quelli che si rivolgerebbero a un insegnante per parlare di un problema personale.

Ma non è solo la scuola a essere distante da chi la frequenta. E i professori dai pensieri degli studenti. Secondo il 58 per cento degli adolescenti tra i 14 e i 17 anni, sono gli adulti in generale a non comprendere i giovani. Perché, per la maggior parte degli intervistati, i genitori non capiscono che vivono in un periodo diverso dal loro (49 per cento), o non comprendono quello che pensano e le loro idee. Oppure non condividono le loro priorità o non sono in grado di capire il loro rapporto con la rete, secondo il 41 per cento degli under 18.

La dipendenza social

Come si deduce, infatti, dall’indagine di Con i Bambini, la variabile “Internet e social” non è l’unica ma è quella con il peso maggiore nel determinare la distanza tra le generazioni. Se, ad esempio, per l’84 per cento dei genitori, “web, smartphone e tablet” possono facilmente diventare una pericolosa dipendenza, solo il 22 per cento degli adolescenti vede lo stesso rischio.

Oppure, mentre la maggioranza assoluta dei genitori sostiene di sapere che cosa facciano i figli online, più del 70 per cento degli adolescenti dice il contrario. Lo stesso divario tra convinzioni dei genitori e realtà dei figli emerge, ad esempio, anche quando si parla di compagnie frequentate: l’84 per cento dei genitori sostiene di conoscere gli amici dei figli, per il 42 per cento di questi non è cosi.

Sebbene dalla ricerca “Adolescenti in Italia: che cosa pensano gli under 18 e cosa dicono gli adulti”, si capisca anche che il tempo che gli adolescenti passano su internet è molto, 3 su 10 trascorrono più di dieci ore al giorno connessi, i giovani spiegano di preferire, senza dubbio, vivere le relazioni in presenza invece che online. A patto, però, di averne la possibilità. Visto che l’eventualità che i 14-17enni facciano attività extrascolastiche, che sono anche il motore fondamentale delle relazioni con i pari, oggi non è scontata. 4 adolescenti su 10 non praticano attività fisiche o sportive, meno di un quinto svolge attività musicali, artistiche o teatrali.

«Solo investendo su bambini e ragazzi si può pensare di fare crescere l’Italia, ed è quello che il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile fa già e che intende far conoscere, condividendo esperienze e buone pratiche, con relative valutazioni di impatto, a beneficio di policy pubbliche orientate al benessere di tutti e di ciascuno», ha spiegato il presidente di Con i Bambini, Marco Rossi Doria, durante la presentazione dell’indagine, avvenuta alla Biblioteca nazionale centrale di Roma, durante l’incontro finale dell’iniziativa di tre giorni, “Con i bambini cresce l’Italia”, che si è svolto proprio il 20 novembre, la Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

«Per comprendere dobbiamo conoscere e leggere i dati reali e ascoltare ragazzi e ragazze. “Con i bambini cresce l’Italia” non è solo uno slogan, ma deve essere un impegno e un obiettivo condiviso. I ragazzi non possono essere un’emergenza, sono una preziosa risorsa. È necessario muoversi come comunità educante e rendere realmente protagonisti i ragazzi, il futuro è loro», ha aggiunto Rossi Doria a proposito della campagna di sensibilizzazione sul tema del disagio degli adolescenti “Non sono Emergenza”, di cui fa parte anche la ricerca “Adolescenti in Italia: che cosa pensano gli under 18 e cosa dicono gli adulti”, condotta per inquadrare il fenomeno del disagio giovanile in ottica propositiva: per favorirne una conoscenza più approfondita ascoltando direttamente i ragazzi e contestualmente promuovendo il loro protagonismo.

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