Più di 250mila firme in due giorni. Sta facendo registrare un record il referendum sulla cannabis, che già aveva raggiunto 100mila adesioni tra sabato e domenica, nella prima giornata in cui era possibile firmare online. «Stiamo facendo la storia, è come se ci fosse una grande attesa per questa possibilità di discutere, di cambiare, di legalizzare. E pensare che per qualcuno non sarebbe una priorità», dice Riccardo Magi, deputato e presidente di +Europa.

Il boom di adesioni al referendum è spinto dalla possibilità di firmare online con lo Spid (Sistema pubblico di identità digitale) sul sito referendumcannabis.it. I promotori puntano alle 500mila firme digitali in soli 20 giorni: una corsa contro il tempo dato che le firme vanno raccolte – come prevede la legge – tra il 1° gennaio e il 30 settembre dello stesso anno. Gli organizzatori chiedono però una deroga al governo, con la possibilità di consegnare le firme certificate entro il 30 ottobre, come per gli altri referendum presentati in Cassazione prima del 15 giugno.

In soli due giorni sono state raccolte quasi metà delle firme necessarie per il referendum, un dato che alimenta l’ottimismo dei promotori: «A questo punto è probabile che avremo nella prossima primavera la consultazione con i quesiti su giustizia, eutanasia e cannabis», spiega ancora Magi. La raccolta firme è stata rilanciata ieri anche Beppe Grillo: «Al via il referendum per depenalizzare la cannabis in Italia e aprire la strada alla legalizzazione. Servono 500mila firme entro il 30 settembre 2021. Firmate e fate firmare», ha scritto su Twitter il fondatore del Movimento 5 stelle.

Il quesito referendario

Il referendum elimina il reato di coltivazione, rimuove le pene detentive per qualsiasi condotta legata alla cannabis e cancella la sanzione amministrativa del ritiro della patente. A proporlo e depositarlo in Cassazione lo scorso 7 settembre è stato un gruppo di giuristi e militanti impegnati contro il proibizionismo e coordinati da una serie di associazioni, tra cui Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe e Antigone. Ma è sostenuto anche da +Europa, Possibile, Sinistra italiana e Radicali italiani.

Il quesito referendario modifica il Testo unico in materia di disciplina degli stupefacenti (1990). Intervenendo sull’art. 73, propone di depenalizzare la coltivazione della cannabis e di eliminare la pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla cannabis. Sul piano amministrativo, propone invece di eliminare la sospensione della patente «destinata a tutte le condotte finalizzate all’uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente» (art. 75 della legge).

Il testo alla Camera

La raccolta firme è partita pochi giorni dopo l’approvazione, in commissione Giustizia alla Camera, del testo base che depenalizza la coltivazione in casa (cioè per uso personale) «di massimo quattro piante» di cannabis. Un passaggio che mercoledì scorso ha visto il voto contrario di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia (oltre all’astensione di Italia viva). Il centrodestra ha annunciato una valanga di emendamenti per fare ostruzionismo al disegno di legge.

«Noi faremo di tutto perché l’iter parlamentare non si blocchi, ma è necessario mettere in campo anche un’altra possibilità e dare voce ai cittadini per modificare una norma sbagliata», dice Magi, primo firmatario della proposta di legge. L’idea è quella di replicare il successo ottenuto con il referendum per l’eutanasia legale, che ha già superato le 750mila firme.

Nel testo votato in commissione – otto articoli che modificano il Testo unico sugli stupefacenti del 1990 – è prevista una notevole riduzione di pena per i fatti di lieve entità, mentre aumentano «da 6 a 10 anni» le pene per i reati connessi a traffico, spaccio e detenzione ai fini di spaccio della cannabis.

Il disegno di legge contiene anche una novità per la tutela dei minori: non si potrà mai considerare fatto di lieve entità lo spaccio a minori o nella vicinanza delle scuole. «Un inasprimento per contrastare la criminalità e rafforzare la protezione dei più giovani», dice il deputato del M5s Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia e relatore del provvedimento.

La lotta alle mafie

«Quella della coltivazione, vendita e consumo di cannabis è una delle questioni sociali più importanti nel nostro paese. Sono sei milioni i consumatori in Italia, tra cui molti pazienti lasciati soli dallo stato nell’impossibilità di ricevere la terapia», si legge in una nota dei promotori. «Questi italiani oggi hanno due sole scelte: finanziare il mercato criminale nelle piazze di spaccio o coltivare cannabis a casa rischiando fino a sei anni di carcere».

L’impatto economico che la legalizzazione della cannabis ha sulle economie mafiose è confermato dallo European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction, l’agenzia europea che fornisce dati sull’utilizzo delle droghe. «In termini di valore, la cannabis rappresenta la quota più ampia del mercato europeo delle sostanze illecite: la produzione di tale sostanza è diventata una delle principali fonti di reddito per la criminalità organizzata», si legge nell’ultimo report dell’Emcdda.

 

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