- Dopo 82 giorni di resistenza, i militari ucraini che difendevano l’acciaieria Azovstal di Mariupol si sono sono arresi alle truppe russe.
- Almeno 260, tra cui 50 feriti, sono prigionieri e non è chiaro quanti siano ancora nello stabilimento. Il governo ucraino dice che saranno scambiati con prigionieri russi.
- Ma la Russia non ha confermato lo scambio e intanto parlamentari e giornalisti chiedono che per i militari ucraini una punizione esemplare.
Dopo 82 giorni di resistenza nella città di Mariupol le bombe hanno smesso di cadere. L’accordo per un cessate il fuoco è stato raggiunto nella notte di lunedì e all’alba di ieri i primi soldati ucraini che difendevano l’acciaieria Azovstal hanno iniziato ad arrendersi ai russi. È terminata così l’assedio di Mariupol, la battaglia che per oltre due mesi ha costituito per gli ucraini un eroico simbolo di resistenza e ha ricordato al mondo la brutalità dell’invasione russa.
Le telecamere russe hanno mostrato file di prigionieri, tra cui molti feriti, sfilare tra le macerie della città. Il governo ucraino spera di scambiarli con prigionieri russi, ma il loro destino è più che mai incerto. Molti di loro appartengono all’ultranazionalista reggimento Azov e da Mosca arrivano preoccupanti segnali della rappresaglia che potrebbero subire.
La resa
Secondo il consigliere del sindaco di Mariupol, Petro Andryushchenko, il cessate il fuoco a Mariupol è iniziato lunedì sera, dopo un ultimo tentativo di assalto contro l’acciaieria Azovstal, dove da settimane erano asserragliati gli ultimi difensori della città.
L’accordo per la resa, che gli ucraini chiamano “evacuazione”, è stato annunciato dallo stesso presidente Zelensky nel suo consueto discorso televisivo notturno. È arrivato il momento di «salvare le vite dei nostri ragazzi – ha detto Zelensky – L’Ucraina ha bisogno dei suoi eroi vivi».
«La guarnigione di Mariupol ha completato la sua missione», ha scritto nelle stesse ore l’esercito ucraino sul suo profilo Facebook ufficiale. I soldati nello stabilimento, aggiungeva, avevano ricevuto l’ordine di «salvare quante più vite possibile».
I primi ad arrendersi sono stati circa 260 soldati, tra cui circa 50 feriti gravi. Dopo essere usciti dallo stabilimento sono stati caricati su alcuni autobus e portati via. Ora si troverebbero a Novoazovsk e Olenivka, due cittadine vicine a Mariupol sotto controllo dei cosiddetti separatisti filorussi.
Non è chiaro invece che fine abbiano fatto gli altri soldati ucraini che occupavano l’acciaieria, che potrebbero essere fino a 600. Il governo ucraino ha fatto sapere che sono in corso difficili trattative per “evacuarli”, mentre nel tardo pomeriggio di martedì, giornalisti di Reuters hanno fotografato altri sette autobus uscire da Mariupol, carichi di soldati molti dei quali non apparivano feriti.
Le conseguenze
La viceministra della Difesa ucraina, Hanna Maliar, ha rassicurato i suoi cittadini sul fatto che l’accordo raggiunto con i russi prevedeva uno scambio di prigionieri e quindi la liberazione dei difensori dell’Azovstal. I feriti, ha detto, sarebbero stati scambiati non appena le loro condizioni di salute fossero migliorate.
Altri scambi di prigionieri sono già avvenuti nelle scorse settimane, ma le circostanze oggi appaiono molto più complicate. I soldati ucraini appartengono al reggimento Azov e al corpo dei marine, ma per la propaganda russa sono tutti “nazisti”, responsabili di crimini di guerra.
Il presidente russo Vladimir Putin ha fatto sapere tramite il suo portavoce Dimitry Peskov che gli ucraini catturati saranno trattati secondo gli standard internazionali, ma né lui né nessun altro membro del governo hanno confermato l’accordo per lo scambio di prigionieri.
Nel frattempo si moltiplicano le voci dei «falchi» che chiedono che i soldati ucraini vengano puniti in modo esemplare. «Sono criminali di guerra e dobbiamo fare di tutto per consegnarli alla giustizia», ha detto il presidente della Duma Vyacheslav Volodin, che ha annunciato che una legge che impedisca di scambiarli con altri prigionieri arriverà presto alle commissioni competenti. Un altro parlamentare, Leonid Slutsky, uno dei membri della delegazione russa nei negoziati ha definito «animali in forma umana» e che «non meritano di vivere dopo i mostruosi crimini contro l’umanità che hanno commesso e che vengono continuamente commessi contro i nostri prigionieri».
Margarita Simonyan, direttrice del canale tv Rt, ha detto che i soldati ucraini sono arrivati «nella loro nuova base permamente: il sistema penitenziario russo». Nel frattempo, uno stringato comunicato dell’agenzia Ria Novosti ha avvertito che la Corte suprema russa valuterà il prossimo 26 maggio se inserire il reggimento Azov nella lista delle organizzazioni terroristiche.
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