- L’inchiesta contro i provetti terroristi neri è stata condotta della procura di Napoli coordinata dal pubblico ministero Antonello Ardituro e condotta dalla Digos della polizia del capoluogo campano diretta da Antonio Bocelli.
- Nazifascisti pronti al combattimento, armati, addestrati. Con un modello da seguire e con cui confrontarsi: Franco Freda, l’ex terrorista nero, al centro di mille trame italiane durante la strategia della tensione, protetto nella sua latitanza all’epoca dalla ‘ndrangheta, accusato (ma mai condannato) per la strage di piazza Fontana a Milano il 12 dicembre 1969. Freda non è indagato, è stato perquisito.
- Uno degli indagati racconto di un incontro in Italia con Steve Bannon, l’ex consigliere di Donald Trump. I contatti con i nazisti ucraini e il partito Pravy Sektor.
Protocollo4. Un nome in codice neutro, senza palesi riferimenti al neonazismo né al suprematismo bianco. Ma in realtà la sigla di questo canale Telegram, l’applicazione di messaggistica considerata più sicura di Whatsapp, indicava una stanza virtuale segreta trasformata in laboratorio di un progetto politico eversivo, con adulatori di Adolf Hitler e Benito Mussolini. Negazionisti dell’olocausto degli ebrei, accusati di ogni nefandezza, e negazionisti del Covid.
Nazifascisti pronti al combattimento, armati, addestrati. Con un modello da seguire e con cui confrontarsi: Franco Freda, l’ex terrorista nero, al centro delle più oscure trame italiane durante la strategia della tensione, protetto nella sua latitanza dalla ‘ndrangheta, accusato (mai condannato) per la strage di piazza Fontana a Milano il 12 dicembre 1969.
L’inchiesta sui miliziani neonazisti è stata condotta della procura di Napoli coordinata dal pubblico ministero Antonello Ardituro e condotta dalla Digos della polizia del capoluogo campano diretta da Antonio Bocelli. Freda, il grande vecchio dell’eversione anni Settanta, non è indagato. È stata però perquisita la libreria che gestisce ad Avellino, città in cui vive ormai da tempo.
É ricercato invece uno degli indagati, Anton Radomskyy, ucraino, accusato di essere un membro dell’organizzazione con compiti esecutivi: dal procurare armi, al contribuire all’addestramento militare dei militanti. I suoi rapporti erano costanti con Giampiero Testa, uno dei più agguerriti della squadra. E aveva messo a disposizione del gruppo i suoi rapporti con i neonazisti ucraini, paese in cui Radomskyy è latitante. Il capo dell’associazione sotto indagine si chiama Maurizio Amendola, presidente dell’Ordine di Hagal, l’entità dietro la quale si celava la rete nazista.
Il capo banda parlava così: «C'è un nemico naturale per ogni animale. Noi bianchi abbiamo un ebreo... questo il motivo per cui Hitler odiava gli ebrei ed è lo stesso motivo per cui li odio io». Non risparmiava neppure i disabili: «Non potevano produrre... erano parassiti». Amendola rivela peraltro a un suo interlocutore di aver «preso un elenco pubblico di ebrei in Italia in ordine alfabetico, sono migliaia e c'è scritto vicino anche la professione che hanno svolto... io su centinaia che ho spulciato a non ho trovato qualcuno che facesse un lavoro umile, c’era un senatore, ingegnere, medico, dottore, consigliere comunale etc....quindi questo era il problema della Germania».
Da Freda a Breivik
«Uno dei cardini strutturali per la propaganda dell’ideologia estremista ed eversiva è rappresentato dall’associazione denominata “Ordine di Hagal”», scrivono i magistrati nelle carte dell’indagine. Secondo la propaganda di Hagal gli organi e istituzioni dello Stato «sarebbero ormai pervase da soggetti appartenenti ad un complotto sionista volto ad instaurare un controllo del mondo da parte degli ebrei». È uno dei passaggio dell’ordinanza di arresto notificata a quattro persone, tutte accusate del reato di associazione terroristica «con finalità eversive dell’ordine democratico».
Attraverso le intercettazione gli investigatori hanno capito che all’interno della milizia neonazista «si discuteva in più punti della necessità di passare all’azione nella vita reale, lasciando in secondo piano le semplici manifestazioni di pensiero propalate nel web», si legge negli atti dell’inchiesta. La conferma della radicalizzazione ormai in fase avanzata è nelle parole di Testa: «Ormai la mia vita è tutta per il Nazionalsocialismo...sempre Potere Bianco!..A me non interessa perché se io muoio combattendo vado nel Valhalla (luogo mitologico nella cultura scandinava, ndr), della vita terrena a me non interessa proprio più, mi sono radicalizzato assai non me ne fotte e niente».
Tesa ha una suo pantheon di riferimento, fonte di ispirazione ideale. Si tratta di suprematisti nazisti autori di stragi in giro per il mondo, anche in anni recenti: i più noti sono Anders Breivik, di fede hitleriana, che nel luglio 2011 ha ucciso 77 persone durante un raduno dei giovani laburisti, e Brenton Tarrant, killer di oltre 50 persone colpite in una mosche e in un centro islamico di Christchurch, Nuova Zelanda.
Nelle intercettazioni e nelle chat ora in mano agli inquirenti si fa «espresso riferimento ad un pregresso incontro tra alcuni indagati «ad Avellino da Franco Freda». Emerge così una frequentazione diretta sia di Testa che di altri del gruppo con l’ex terrorista di estrema destra, che ha trasferito la sua base nella città campana dove gestisce una libreria. La libreria di Freda, scrivono i detective, «pare essere un vero e proprio “circolo di ritrovo” e di indottrinamento».
Freda, leader di Ordine Nuovo, è stato condannato nel 1982 a quindici anni di carcere per associazione sovversiva. A fine anni Novanta è stato condannato per ricostituzione del partito fascista per aver fondato il Fronte nazionale, movimento politico che poi è stato sciolto nel 2000. Reato tramutato dalla Cassazione in reato in propaganda all’odio razziale. Il suo nome tuttavia compare nei più importanti processi sulle stragi nere: su tutti quello per la strage di Piazza Fontana, dal quale verrà assolto nel 1987 dalla Cassazione dopo aver ottenuto l’ergastolo in primo grado.
Nel 2005 la Corte di Cassazione ha scritto che l’eccidio di piazza Fontana fu organizzato da «un gruppo eversivo costituito a Padova nell’alveo di Ordine Nuovo» e «capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura». Freda e Ventura non erano processabili perché «irrevocabilmente assolti dalla Corte d’assise d’appello di Bari». Da quel passato Freda non si è mai pentito, in un’intervista del 2019 definiva Matteo Salvini «il salvatore della razza bianca in Europa. Il suo stesso nome è una profezia». Ora lo ritroviamo riferimento culturale di un rete nazista e suprematista, pronta all’azione.
Neonazi in Ucraina
Nelle carte in mano ai magistrati della procura di Napoli c’è il disegno criminale messo a punto dal gruppo, che oltre agli arrestati vanta molti altri adepti, alcuni di questi sono indagati nell’operazione appena conclusa, su altri, invece, sono in corso ulteriori verifiche. Il canale Protocollo4, la centrale del proselitismo, contava centinaia di iscritti. La maggior parte, confermano fonti investigative, sono state identificate e su di loro si concentreranno i detective della Digos di Napoli.
L’attività di proselitismo avviene nell’alveo della destra radicale. In gruppi estremisti ma non armati. Il presidente dell’Ordine Hagal, Ammendola, interloquisce con un militante di CasaPound, per avvicinarlo alle proprie posizioni. Allo stesso modo Testa, il soldato pronto a tutto, ha militato nel passato con Forza Nuova, il partito neofascista fondato da Roberto Fiore, accusato dell’assalto alla Cgil.
La causa suprematista è vissuta come un martirio, alcune intercettazione sembrano estrapolate da un manuale del perfetto jihadista islamico: «Io ho prospettive operative per mettere in ginocchio il sistema, e non serve molta gente per mettere in ginocchio il sistema...non siamo mossi dal corpo siamo mossi dallo spirito, da una volontà così superiore a loro che loro non possono nemmeno vederti nemmeno toccarti», dice Testa, il quale è il più attivo nel consolidare le alleanze del gruppo campano con il network internazionale suprematista e neonazista.
Le registrazioni agli atti dell’indagine documentano i rapporti con personaggi in contatto con il battaglione ucraino Azov, di matrice “nera” e in prima linea contro l’invasione russa in Ucraina. A saldare questi due mondi è un amico di Testa, Radomskyy, attualmente latitante nel paese in guerra, dunque difficilmente estradabile in Italia. «Testa ha creato una vera e propria “cellula” dell’organizzazione attraverso la frequentazioni con Radomskyy e di altri soggetti del famigerato battaglione Azov, conosciuti nel contesto paramilitare Ucraino, frequentato sin dal 2017,intraprendendo un percorso di avanzata e pericolosa radicalizzazione, essendo ormai pronto all’uso di armi ed esplosivi». Del resto, per stessa ammissione di Testa, sono noti i suoi viaggi in Donbass, «il 12 agosto parto e torno il 20 settembre, vado a fare un corso per mercenari in ucraina». Non c’è solo Azov nell’indagine della procura di Napoli, i riferimenti alla galassia nera e suprematista ucraina sono numerosi e molti i gruppuscoli citati. Ma Radomskyy avrebbe garantito entrature persino nel movimento politico di riferimento di questa galassia, Pravy Sektor, attivo anche al fronte contro i russi. «Tu non ti preoccupare io ti faccio le alleanze con Pravy Sektor, perché me la sto facendo con loro», dice l’ucraino al camerata italiano.
Bannon e la certosa
Nelle informative della Digos della polizia c’è un ulteriore connessione internazionale, questa volta americana. In particolare con Steve Bannon, l’ex consigliere di Donald Trump, ideologo per molti sovranisti europei, inclusa la Lega di Matteo Salvini e per un certo periodo Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.
Testa e il camerata ucraino Radomskyy in uno dei loro incontri hanno ricordato del viaggio a Trisulti, provincia di Frosinone, dove c’era la famosa abazia concessa (poi sfrattata) all’associazione Dignitatis Humanae Institute di Benjamin Harnwell, amico di Bannon. In questo luogo i due volevano allestire la scuola dei sovranisti europei. Ebbene, da qui sono passati anche i nazisti sotto indagine. Testa sostiene, intercettato, di aver conosciuto l’ex stratega di Trump a Trisulti e di aver incontrato in quell’occasione anche Harnwell. Precisa anche di aver letto il libro “La visione secondodegli Alt – right”, in cui è spiegato il Bannon pensiero. Per compiere i viaggi “politici” Testa aveva a disposizione una somma di denaro, «senza specificare la provenienza», precisano gli investigatori. Denaro usato anche per andare a trovare Bannon a Trisulti.
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