Imran Talib è stato aggredito mentre stava consegnando cibo per lavoro. È stato picchiato, ha perso i sensi e si è risvegliato in ospedale con una prognosi di 30 giorni. È solo l’ultimo di una serie di episodi che hanno riguardato i rider, in un contesto lavorativo con molti rischi e poche tutele
È sabato pomeriggio, 21 gennaio, ed è ora di pranzo a Rovereto, in provincia di Trento. Imran Talib ha 24 anni, è di origine pakistana e sta pedalando veloce sulla sua bicicletta, come fa spesso da quando è un rider e per lavoro consegna cibo a domicilio. Ha appena lasciato un poké alla reception dell’ospedale e sta tornando a un ristorante per soddisfare altre richieste e fare le consegne imposte dall’algoritmo.
A un certo punto incrocia un uomo e una donna che stanno uscendo da un bar in via Mazzini, in pieno centro storico, a 800 metri dal Mart, il museo d’arte moderna e contemporanea. È un attimo: la coppia avrebbe iniziato prima a insultarlo e poi l’uomo lo avrebbe picchiato con violenza, senza fermarsi quando il rider ha perso i sensi. Lui si risveglierà soltanto nel pomeriggio in ospedale, con il volto tumefatto, un trauma cranico e una prognosi di 30 giorni.
L’aumento della violenza
Il racconto è stato fatto dallo stesso Talib ai giornali locali e alla procura, che adesso sta indagando. Il sistema cittadino di videosorveglianza avrebbe già permesso di individuare il presunto colpevole, che ora rischia un’incriminazione per lesioni personali (e una pena che va dai tre mesi ai sei anni di reclusione). Nella ricostruzione manca ancora da capire il movente di quello che è successo: cosa ha scatenato prima il litigio e poi l’aggressione.
«Quello che è certo è che stiamo assistendo a un generale aumento della violenza in molte città italiane, con episodi che denunciano una pericolosa deriva sociale», dice il sindaco di Rovereto, Francesco Valduga. Ed è un rischio in più per chi già fa un lavoro precario.
«I rider sono più esposti al rischio di incidenti o aggressioni e non godono di forme di protezione, anche contrattuali, adeguate», lamenta Giulia Indorato, segretaria locale della Nidil, la sezione della Cgil che si occupa dei lavoratori atipici.
Un’attività pericolosa
L’episodio trentino è infatti solo l’ultimo di una serie di aggressioni e incidenti che hanno riguardato i rider. A Campi Bisenzio, alle porte di Firenze, uno di loro è stato spintonato e buttato a terra da un gruppo di otto persone che gli hanno rubato 100 euro.
A metà gennaio a Usmate Velate, in provincia di Monza, un altro è stato investito e i medici non sono riusciti a salvargli la gamba. A fine ottobre un rider barese di 22 anni è stato aggredito da un gruppo di ragazzi.
Gianni Lanciato, un ex rider, ha spiegato in un’intervista al Mattino di aver deciso di abbandonare questo lavoro dopo un’aggressione: «Ho capito che si tratta di un'attività usurante, faticosa e soprattutto pericolosa. Devi andare in giro a bordo di un ciclomotore, recarti in zone isolate, dove da un momento all'altro ti possono tendere un agguato».
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