«Il rookie Samuel Aldegheri vince la sua prima partita nella MLB» così il Los Angeles Times ha titolato un articolo sulla partita tra i Los Angeles Angels e i Texas Rangers del 6 settembre, dedicando ampio spazio al ventiduenne italiano che da poche settimane ha esordito campionato professionistico americano. La carriera lampo del pitcher veronese non è passata inosservata negli USA.

L’impresa di Aldegheri non è solitaria, ma il numero di giocatori italiani che hanno fatto il loro ingresso nella Major League sono una manciata, la maggior parte dei quali tra gli anni ’30 e ’50 del secolo scorso. L’ultimo era stato il sanremese Alex Liddi, classe 1988, da pochissimo rientrato in Italia per giocare con il Parma.

Ecco perché Samuel Aldegheri sta suscitando tanto interesse. Primo: erano più di dieci anni che un italiano non riusciva ad entrare in una squadra MLB, secondo: il lanciatore, il pitcher, è un ruolo chiave.

Aldegheri è stato selezionato nel 2019 dai Philadelphia Phillies e ha debuttato come professionista nel 2021, nelle leghe minori ha giocato 55 partite. A scovarlo era stato Claudio Scerrato, che da oltre undici anni collabora come scout per l’Europa con quella che è una delle cinque squadre più forti del campionato americano. Scerrato è anche allenatore dei lanciatori a Nettuno, una delle capitali del baseball italiano. Di Samuel dice: «Ho iniziato a conoscerlo quando aveva 14 anni, un lanciatore sinistro con delle buone qualità. Agli Europei del 2018 ha cominciato a interessarmi molto, ma non aveva ancora tutte le caratteristiche necessarie per segnalarlo ai Phillies».

Velocità e controllo nei lanci sono le caratteristiche che vengono osservate dagli scout quando sono alla ricerca di nuovi giocatori. Quando in un provino organizzato dalla MLB, Aldegheri ha iniziato a tirare a 90 miglia l’ora (145 km orari), Scerrato ha chiamato i suoi capi per farlo firmare. Nel 2020 un infortunio al gomito ha rallentato la carriera ma dopo la guarigione ha iniziato a scalare le divisioni fino al 2023, quando si è chiuso uno scambio tra i Phillies e i gli Angels. Venerdì ha giocato la terza partita come lanciatore partente.

La famiglia

Samuel ha un fratello maggiore, Mattia, anche lui professionista, anche lui lanciatore, in Italia. Fino alla scorsa stagione al Parma (una delle squadre più titolate d’Europa), e dal 2018 in Nazionale. Oggi è al Verona e descrive il fratello come «uno molto serio, determinato. Ha sempre avuto in testa l’arrivo in Major League». L’approdo al baseball per i fratelli Aldegheri è casuale.

Mattia racconta: «Ho iniziato io a otto anni, volevo fare basket ma non si conciliava con gli orari del lavoro di mia madre e così, visto che ero un bimbo vivace che aveva bisogno di fare sport, sono finito a fare baseball». Un giorno la mamma va a prenderlo con il fratellino e il coach del San Martino Junior, Stefano Burato – nell’ambito di una iniziativa chiamata “Primi Lanci” destinata ai più piccoli – gli chiede se vuole provare. Samuel vuole fare calcio, ma il guantone e il diamante (il campo con la sua caratteristica forma) hanno la meglio.

Parma, Verona, Nettuno sono alcune delle città dove è più viva la tradizione del baseball nel nostro Paese, un movimento con un migliaio di squadre attive, 21 mila iscritti, poco più di 450 impianti, distribuiti però sul territorio nazionale in maniera tutt’altro che omogenea. Andrea Marcon, presidente uscente della federazione spiega come la regione più effervescente sia l’Emilia Romagna e come – nonostante realtà di rilievo in Sicilia e Puglia – il grosso del movimento si fermi nel Lazio (con Anzio e Nettuno molto forti, una tradizione che risale allo sbarco degli Alleati).

Il progetto di un impianto federale a Roma – si parla di Tor Di Valle come collocazione – potrebbe aiutare a far conoscere ancor di più questo sport, ma la vera vetrina saranno le Olimpiadi di Los Angeles 2028 quando baseball e softball torneranno tra le discipline olimpiche: una qualificazione accenderebbe più interesse.  

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