I ministeri della Salute e delle Finanze continuano a bacchettare la regione, commissariata da 14 anni: «Non risultano case di comunità attive, né ospedali di comunità attivi», il costo dei pazienti che si cura extra-regione è enorme e le cospicue risorse assegnate non vengono spese. Ombre anche sull’uso dei fondi Covid e su Azienda zero, ente di governance della sanità calabrese. Con lo spettro dell’autonomia differenziata, la situazione è allarmante
Ventotto minuti per aspettare un’ambulanza. In Calabria è questo il tempo che può intercorrere dalla chiamata alla centrale operativa fino all’arrivo del primo mezzo di soccorso. Quasi mezz’ora d’attesa che, nella peggiore delle ipotesi, può essere fatale a chi chiede aiuto. «L’indicatore è del 2022, va oltre il range di riferimento ed è in lieve miglioramento rispetto all’annualità precedente», è scritto nero su bianco nel verbale del tavolo di verifica interministeriale della sanità calabrese in piano di rientro, durante il quale i ministeri – quello della Salute e quello delle Finanze – continuano a bacchettare la regione commissariata da ben quattordici anni.
Ad aprile 2024, quando il tavolo dei tecnici torna a riunirsi, non c’è nulla di nuovo sotto il sole. «Non risultano case di comunità attive, né ospedali di comunità attivi», il costo dei pazienti che si cura extra-regione è pari a 252,420 milioni di euro e soprattutto le risorse da destinare ai Lea, e cioè a tutte quelle prestazioni e a quei servizi che bisognerebbe garantire ai cittadini, non vengono spese. «I tavoli – si legge ancora nel verbale - ricordano le cospicue risorse, anche di natura straordinaria, trasferite alla Regione Calabria che non sono state utilizzate nel corso dell’anno 2022 e che risultano tuttora in accantonamento a causa del ritardo nella realizzazione degli interventi ad esse correlati. Invitano pertanto la struttura commissariale al corretto e completo utilizzo delle risorse a disposizione per l’erogazione delle prestazioni assistenziali».
Tradotto: i soldi ci sono – basti pensare che al quarto trimestre 2023 la sanità calabrese ha un avanzo di 7,14 milioni di euro -, ma rimangono lì, inutilizzati. «L’avanzo che si osserva – scrivono i tecnici - è collegato al ritardo degli interventi, che avrebbero dovuto essere messi in atto per il potenziamento dei Lea, auspicati dalle numerose iniziative legislative nazionali a sostegno della Regione Calabria intervenute negli anni e dall’iscrizione dei contributi dello Stato a sostegno del Piano di rientro della Regione Calabria che appaiono non utilizzati».
Anche stavolta, pertanto, così come accaduto nella riunione interministeriale di gennaio, il commissario ad acta della sanità regionale, Roberto Occhiuto, viene sollecitato «al corretto e completo utilizzo delle risorse a disposizione per l’erogazione delle prestazioni assistenziali».
Sanità differenziata
La situazione, con lo spettro ormai concretissimo dell’autonomia differenziata, che finanche il forzista Occhiuto critica, è allarmante. Se la Calabria – dicono i dati – parte “svantaggiata”, cosa succederà nel futuro prossimo? Da qui l’appello alle istituzioni di Comunità Competente, l’associazione nata sul territorio calabrese con l’obiettivo di favorire l’attuazione di una riforma etica e organizzativa della sanità.
«È evidente che questa proposta di autonomia applicata alla sanità, come in altri settori, è irricevibile per le Regioni del Sud e per la nostra Calabria, servono comitati civici che vi si oppongano – dichiara il portavoce Rubens Curia -. Pensiamo all’articolo 3 del progetto di autonomia differenziata che stabilisce ce “alla Regione è attribuita una maggiore autonomia in materia di accesso alle scuole di specializzazione, ivi compresa la programmazione delle borse di studio per i medici specializzandi”. Cosa significa? Legheranno – conclude Curia - la borsa di studio al luogo di nascita dello specializzando?».
Fondi Covid non spesi
Con un punteggio complessivo «ancora insufficiente per le aree prevenzione e distrettuale» in quanto a livelli essenziali di assistenza, della sanità calabrese, guidata come si diceva dal presidente di Regione Occhiuto, i ministeri passano in rassegna anche ulteriori criticità. Se la ricognizione del debito procede a passo di lumaca, molte ombre vertono sull’utilizzo dei fondi Covid. Nel verbale di aprile si evidenzia di fatti «il ritardo nell’utilizzo delle risorse Covid 2020 e 2021 e si osserva che, nonostante i numerosi solleciti, la struttura commissariale non ha ancora provveduto a trasmettere i prospetti relativi agli utilizzi delle risorse Covid di anni pregressi». Ma sul punto è la stessa struttura commissariale a replicare, comunicando che «sono in corso tutte le verifiche necessarie con le aziende sanitarie».
Dal tavolo, a cui tra l’altro partecipa anche l’Aifa, si chiedono inoltre chiarimenti su Azienda zero, nuovo ente di governance della sanità calabrese. Per i tecnici «la struttura è poco chiara». Nell’epoca in cui si rincorre la semplificazione, «non si comprende, infatti, quali siano i ruoli della Struttura Commissariale, del Direttore Generale-Commissario Straordinario di Azienda Zero, del Comitato dei Direttori e dei vari Gruppi di Lavoro da istituire. In particolare, non è chiaro a quale soggetto spetti il compito di adottare gli atti finali necessari al completamento del passaggio della singola funzione e delle relative risorse, umane ed economiche». Come a dire, tutto fumo negli occhi?
Edilizia sanitaria
Il giorno di San Valentino di quest’anno sempre il governatore Occhiuto emanava infine un decreto in cui disponeva il riparto di poco più di 68 milioni di euro tra varie attività, comprese quelle di edilizia sanitaria. Quei fondi, in altre parole, sarebbero serviti anche per «la costruzione di strutture sanitarie pubbliche, in particolare – si legge nel decreto numero 43 - per la prosecuzione e il completamento dei lavori dei Nuovi Ospedali della Sibaritide, della Piana di Gioia Tauro e di Vibo Valentia».
Il tavolo interministeriale oggi infrange, però, i piani prospettati: Occhiuto dovrà revocare l’atto. Il motivo? «Trattasi di un’autonoma iniziativa commissariale, che non rientra tra i compiti del commissario ad acta, ma avviene da parte dei tavoli tecnici, come indicato dalla norma stessa, nei casi in cui i tavoli ne abbiano ravvisato le condizioni. Ciò anche al fine di garantire uniformità di applicazione della legge nazionale tra le varie regioni».
All’orizzonte un nuovo braccio di ferro tra regione Calabria e Governo? Intanto i calabresi attendono. Non solo da ventotto minuti.
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