La ministra Santanchè è iscritta nel registro degli indagati, per bancarotta e falso in bilancio. Lei nega, ma dice il falso. La nostra inchiesta con tutti i dettagli sui debiti, i crediti inevasi e la disinvolta gestione dei dipendenti. Anche dopo la nomina a ministra
Più che del Turismo, Daniela Santanché, è la ministra dei debiti. A tal punto che per garantire i creditori ha dovuto vincolare la lussuosa villa in centro a Milano valutata 6 milioni di euro, come raccontato da Domani. Debiti enormi tutti rendicontati nei documenti che hanno portato alla sottoscrizione di un vincolo sull’abitazione come garanzia al piano di ristrutturazione dei debiti presentato al tribunale di Milano, una soluzione tempestiva per dribblare il decreto di ingiunzione notificato dallo stesso tribunale di Milano il 3 maggio 2023.
La ministra del Turismo è indagata da tempo nell’inchiesta per bancarotta condotta dalla procura di Milano sulle società della galassia Visibilia. Non è la sola, assieme a lei c’è un gruppo di persone che hanno avuto ruoli diversi nella gestione delle aziende. «È falso che io sia indagata. Il fascicolo è aperto a modello 45, quindi senza indagati».
Ecco la difesa di Santanchè a novembre 2022 quando alcuni giornali avevano dato la notizia. In realtà a Domani risulta che il pool che si occupa di reati societari (pm Maria Gravina e Roberto Fontana) aveva solo segretato l’iscrizione. È una modalità comune prevista dal codice di procedura penale nel caso in cui «sussistano specifiche esigenze attinenti all'attività di indagine».
Per questo agli avvocati non risultava alcun procedimento penale sulla loro assistita. All’epoca l’iscrizione riguardava solo il reato di bancarotta. Nel corso del tempo però è emerso anche un secondo filone, il falso in bilancio, che secondo il Corriere, nell’articolo di novembre scorso, è tra i reati contestati alla ministra.
Di certo sono tre i capitoli principali sui quali è concentrata la guardia di finanza coordinata dalla procuratrice aggiunta, Laura Pedio: il più noto riguarda la galassia Visibilia, con tutte le sue articolazioni e holding, l’unico con indagati; in parallelo c’è l’approfondimento su Negma, una sorta di fondo estero, entità nebulosa, con un giallo su chi siano i reali proprietari, che ha stipulato accordi su prestiti obbligazionari convertibili con le compagnie di cui è proprietaria la ministra; infine sono in corso verifiche (senza ancora indagati) sulla società Ki Group per fatti riguardanti il periodo in cui Santanchè e l’ex marito erano coinvolti nella gestione dell’azienda.
Intanto, oggi, la ministra riferirà in aula, pressata dalle opposizioni, che chiedono chiarezza sugli affari e sulle opacità emerse in queste settimane. Non è certo se Pd e 5 Stelle presenteranno una mozione di sfiducia. Certo valuteranno il da farsi dopo l’intervento della ministra: se non sarà convincente cercheranno una soluzione condivisa per chiederne le dimissioni.
Santa “debitrice”
Tra i documenti più rilevanti per capire lo stato di insolvenza della ministra del governo Meloni ci sono i cosiddetti «contratti di accollo» stipulati tra Santanchè e alcuni creditori. La data è il 30 giugno scorso, la ministra era in carica da otto mesi. Con l’atto l’imprenditrice e politica si assume il debito della società Visibilia Srl per garantire le società che chiedono la restituzione dei soldi. Nel primo di questi accordi Santanchè si «accolla» il debito di Visibilia srl ( «in quanto detiene il 95 per cento delle quote») nei confronti di Visibilia editrice, in cui la ministra non ha mai avuto cariche. «Visiblia srl è priva di risorse», è scritto nell’atto, «sicché le risorse necessarie saranno messe a disposizione da Santanchè».
Anche ponendo il vincolo sulla villa milionaria, legato al rispetto del piano di rientro stabilito tra le due Visibilia: 1,9 milioni di euro, da restituire a rate fino al 2025. Mentre Visibilia editrice non ha tentato l’ingiunzione, al contrario lo hanno fatto le società che hanno acquisito i crediti vantati da Intesa San Paolo nei confronti di Visibilia Srl.
Il decreto del giudice del tribunale civile di Milano è del 3 maggio 2023: impone alla società il pagamento «di 4,56 milioni di euro» e alla «garante», cioè la ministra, «il pagamento di 2,24 milioni di euro». Alla fine l’accordo di saldo e stralcio con la società Kerdos (aveva acquisito i crediti vantati da Intesa) prevede un pagamento totale di 1,2 milioni da versare entro 90 giorni.
Debiti che Visibilia aveva contratto con Intesa San Paolo a cavallo del 2015 e il 2019: linee di credito concesse e non del tutto compensate da Santanchè e un «mutuo chirografo» di 3,5 milioni di euro. «Allo stato è gravemente compromessa la possibilità di vedere soddisfatto l’ingente credito», scrivono i creditori nella richiesta di ingiunzione al tribunale. Anche perché «si è registrato l’azzeramento della produzione economica della debitrice (Visibilia srl, ndr), come dimostra il bilancio 2020 che registra l’assenza di fatturato».
Visibilia, poi, non aveva più costi del lavoro «stante il trasferimento del personale dipendente nella conferitaria». E segnalava il «notevole indebitamento di oltre 8,5 milioni di euro». Un disastro firmato ministra Santanchè.
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