- Emiliano, 22 anni, è stato arrestato all’alba del 12 maggio, a Torino, insieme ad altri due ragazzi che come lui avevano manifestato tre mesi fa contro l’alternanza scuola/lavoro.
- Oltre a lui, quattro ragazzi hanno l’obbligo di presentazione periodica alla polizia giudiziaria e altri quattro ragazzi ancora si trovano agli arresti domiciliari.
- L’intervista ad Irene, la mamma di Emiliano, che dice «lo stato intimidisce i ragazzi»
Emiliano è stato arrestato all’alba del 12 maggio, a Torino, insieme ad altri due ragazzi che come lui avevano manifestato tre mesi fa contro l’alternanza scuola-lavoro. Oltre a lui, quattro ragazzi hanno l’obbligo di presentazione periodica alla polizia giudiziaria e altri quattro ragazzi ancora si trovano agli arresti domiciliari.
Tra questi ultimi c’è anche Sara, una diciottenne che aveva effettuato solo attività di speakeraggio al megafono. Riesco a parlare con Irene, la mamma di Emiliano, uno dei tre ragazzi attualmente detenuti al carcere delle Vallette.
Con che accusa è stato arrestato suo figlio Emiliano?
Resistenza al pubblico ufficiale, da quel poco che ho capito. Ci tengo a dire che mio figlio è incensurato.
Mi racconta chi è Emiliano?
Ha 22 anni, ha studiato agraria e fatto dei corsi di specializzazione per giardinaggio artistico presto la reggia di Venaria, ha vinto l’eccellenza per l’industria, guadagnandosi uno stage in Danimarca. Fa l’università e il giardiniere per pagarsi gli studi.
Un amante della natura.
La prima volta che è andato a vedere un allevamento da latte, lui che era onnivoro, ha deciso di diventare vegano. Aveva 16 anni.
Insomma, non proprio l’identikit del violento.
Emiliano è un altruista, pratica un’arte marziale che insegna la difesa del più debole, aiuta perfino il suo maestro con i bambini. È un donatore di sangue da quando ha compiuto 18 anni ed è stato tra i primi vaccinati perché faceva il volontario in un hub.
Frequenta centri sociali?
Sì, anche. Lì fanno attività con i bambini, con le famiglie, si preoccupano della difesa dei diritti di tutti, della terra in cui viviamo, della questione Tav, degli sfratti che colpiscono famiglie povere, dei migranti. E poi si lotta contro la realizzazione di un deposito di scorie che vogliono far nascere qui in Piemonte.
Emiliano aveva già partecipato ad altre manifestazioni?
Noi andiamo a manifestazioni da quando i miei figli sono nati, convinti che qualcosa, se ci si muove in tanti, si possa cambiare. Emiliano è sensibile al tema dell’ingiustizia sociale, è giovane e sente molto questa questione, quella del mondo che gli stiamo lasciando.
Non ti ha mai spaventato il fatto che partecipasse a manifestazioni che a Torino finiscono spesso con repressioni violente?
A me ha sempre spaventato molto, ma sono contenta della sua partecipazione, della sua sensibilità per certi temi.
A Torino sono anni che si attuano misure cautelari tremende per questi ragazzi, misure che vengono quasi sempre confermate dai giudici. Poi, quando si fa il processo, le accuse diventano atti bagatellari e spesso sono prosciolti. E però intanto quei ragazzi sono stati trattati come delinquenti con arresti prima ancora che ci sia un processo.
Mi sembra assurdo che venga disposto il carcere preventivo per dei ragazzi così giovani e incensurati, non mi pare ci siano elementi di pericolosità sociale, pericolo di fuga o di inquinamento delle prove.
C’è perfino una ragazza ai domiciliari per aver parlato al megafono. Ricordo che tempo fa, qui a Torino, per un indagato uno degli elementi di pericolosità sociale fu considerato il fatto di aver distribuito volantini davanti a un ristorante perché il cuoco che lavorava lì era un anno che non percepiva lo stipendio. È una cosa che si ripete da anni, e se la prendono con ragazzi sempre più giovani.
Come si sente in questo momento?
Sono molto arrabbiata e spaventata. Siamo in una macchina infernale per cui Emiliano è in carcere da dieci giorni senza aver neppure visto ancora il gip.
È in isolamento?
Sì, in una cella da solo, perché quando sono entrati i tre ragazzi hanno fatto il tampone e lui, risultato positivo, è stato messo in isolamento. Gli altri due, siccome erano in auto con lui, sono in isolamento cautelativo insieme.
Come si è svolto l’arresto?
Emiliano vive con degli amici, io non sapevo nulla, alle sette e un quarto del mattino mi chiama la polizia e mi chiede se sono la madre di Emiliano. Mi dicono: «Suo figlio è stato arrestato, lo porteremo al carcere delle Vallette». Ho chiesto se potevo parlargli, mi hanno detto di no. Allora mi sono piantata davanti al carcere per vedere se lo vedevo almeno arrivare, sono stata tutte le mattina lì e invece nulla. Verso le 12 ho chiesto alla guardia se fosse entrato. Mi ha detto che Emiliano era già dentro. Il 14 ho provato a scrivere una mail al direttore del carcere chiedendo aiuto e qualche informazione, perché io non sapevo che fare, a chi chiedere di aiutarmi. Mi ha risposto che non poteva organizzare un colloquio telefonico, poi giovedì finalmente mi suona il telefono e sento «Ciao mamma, sono Emi».
Come sta?
Era tranquillo, sta bene, ma era preoccupato per me, per la mia preoccupazione. Il carcere delle Vallette è un carcere duro, ci sono stati casi di tortura, cambi di direttori, non è un posto in cui mi sento sicura che stia. So che dovrei essere tranquilla perché anche se avesse fatto uno sbaglio è in mano allo stato, ma non mi sento così.
A Torino si usa il pugno duro sui manifestati da anni, è una situazione forse più grave che nel resto d’Italia.
La narrazione comune di chi non conosce la realtà di Torino è “se ti hanno arrestato è perché hai fatto qualcosa”, e potrebbe sembrare anche un pensiero corretto.
Ma ripeto, può pensarlo chi non vive qui. Questi ragazzi sono puniti duramente e in anticipo, senza che si sappia se hanno sbagliato, perché la questura ritiene che siano pericolosi.
Ho visto e rivisto le immagini di quella manifestazione, i più violenti hanno usato l’asta della bandiera contro i poliziotti che li avevano manganellati a sangue, senza alcuna ragione, una settimana prima.
A quanto pare 25 agenti hanno avuto lesioni, uno di loro dieci giorni di prognosi. Vorrei sapere di che lesioni stiamo parlando.
Ci sono stati scontri anche il primo maggio a Torino.
Ho visto un signore di una certa età, pacifista, che si è inginocchiato per terra dopo le prime cariche della polizia con la bandiera della pace in mano. Hanno caricato anche lui.
Emiliano non ha ancora incontrato il gip?
Doveva vederlo il 20 ma lui non ha potuto partecipare per impedimenti sanitari. Ieri doveva rifare il tampone, ma non so cosa sia successo. Il 24 ci sarà l’udienza di riesame per tutti i ragazzi agli arresti. Spero che lo facciano tornare a casa.
Come stanno le altre due mamme dei ragazzi in carcere?
Siamo sempre in contatto, cerchiamo di andare insieme a chiedere i colloqui.
Una delle due ha il figlio che è stato operato un mese fa al cuore, speriamo che almeno lui possa tornare a casa e sottoporsi all’esame di controllo che deve fare.
Pensa che Emiliano sia più spaventato o umiliato?
Non credo che si sia sentito umiliato, io da madre non mi sento umiliata per nulla. É ora di finirla con questa repressione prima di un regolare processo, noi non ci spaventiamo, siamo qua, ci troveranno sempre a fianco dei nostri figli.
Pensa che ora suo figlio potrebbe smettere di manifestare?
Non so se continuerà o smetterà, sono ragazzi molto giovani e possono aver paura dell’accaduto, questi fatti possono anche scoraggiare altri ragazzi a scendere in piazza. O al contrario ad andare avanti, sempre più arrabbiati. Di una cosa però sono certa: Emiliano continuerà a vivere secondo i suoi principi, perché quelli sono dentro, nessuno te li può togliere.
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