- È una sentenza storica quella sul processo Ambiente Svenduto emessa ieri dalla Corte d’Assise di Taranto, perché chiarisce che c’è un diritto preminente su tutti che è quello alla salute.
- Essendomi trasferito a Taranto per un periodo della mia vita, conosco un’industria che ha inquinato impunemente in assenza di controlli e una giustizia che è intervenuta, tardi, perché la politica latitava, e ancora oggi i terreni dell’Ilva, le falde e il mare che sono contaminati devono essere bonificati.
- In questi anni l’Ilva ha continuato a funzionare grazie ai decreti di emergenza “Salva Ilva” nonostante l’impianto continuasse ad inquinare. Ilva è il simbolo del fallimento di una certa politica italiana che oggi grida allo scandalo quando il vero scandalo non solo è lei stessa, ma il dramma tarantino che non fa scandalo.
È una sentenza storica quella sul processo Ambiente Svenduto emessa ieri dalla Corte d’Assise di Taranto, perché chiarisce che c’è un diritto preminente su tutti che è quello alla salute. Trascorse poche ore dalla lettura della sentenza si è scatenata un’operazione di delegittimazione del ruolo della magistratura e dei giudici che non fa bene alla nostra democrazia e alla verità, incontestabile, che è emersa dal processo, ovvero che l’inquinamento a Taranto ha contaminato la catena alimentare, che ha provocato malattie e decessi.
Non sono mai stato un giustizialista, ma nemmeno innocentista. Sono un garantista che significa rispetto delle garanzie e delle procedure dello stato di diritto nel processo, che a Taranto non sono state violate in lunghi anni d’indagine istruttoria e poi nel lunghissimo dibattimento processuale. Essendomi trasferito a Taranto per un periodo della mia vita, candidandomi a sindaco e facendo il consigliere comunale, conosco un’industria che ha inquinato impunemente in assenza di controlli e una giustizia che è intervenuta, tardi, perché la politica latitava, e ancora oggi i terreni dell’Ilva, le falde e il mare che sono contaminati devono essere bonificati.
Le colpe della politica
Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, in un’intervista di Valentina Petrini ieri ha affermato che a Taranto si dovrebbe fare come in Germania trasferendo le famiglie in una zona più salubre. Ma in Germania (e per la precisione a Duisburg) non è stata spostata la popolazione, ma le cokerie che sono state demolite e allontanate dalla città! Sempre Cingolani nell’intervista chiede il motivo per cui nel passato non si sono fermati gli impianti che inquinavano, dimenticando o non sapendo che il gip Patrizia Todisco il 26 luglio del 2012 aveva sequestrato l’acciaieria perché provocava malattie e morte.
In questi anni l’Ilva ha continuato a funzionare grazie ai decreti di emergenza “Salva Ilva” nonostante l’impianto continuasse ad inquinare. Nel 2018 nella masseria Fornaro si sono registrati valori di diossine pari a 7,06 teq picogrammo per metro quadrato die: un aumento pari al 916 per cento rispetto all’anno precedente.
Come un cattivo padre di famiglia
Immaginate una famiglia che parte per una vacanza con la propria auto che durante il tragitto vede l’abitacolo dell’auto riempirsi di fumo. Un buon padre e madre mettono in sicurezza sé stessi e i propri figli fermando la macchina, chiamando un meccanico che dopo una verifica informerà se potrà essere aggiustata, e in quanto tempo, oppure rottamata.
A Taranto in questi anni è accaduto il contrario del comportamento di un buon padre e di una buona madre, con i decreti legge si è consentito alla fabbrica di produrre e continuare a inquinare una città la sua popolazione, con inchieste della procura che sono state fermate dall’immunità penale voluta da Renzi, mentre in altri paesi come la Germania gli impianti che inquinavano li hanno fermati e ricostruiti.
C’è chi dispensa lezioni e attacca gli ambientalisti di voler chiudere Ilva, quando sono proprio loro che con le loro scelte di governo, irresponsabili, stanno portando alla chiusura dell’acciaieria.
La parentesi Arcelor Mittal
Nel settembre del 2018 Ilva fu consegnata ad Arcelor Mittal, scelta dall’allora ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda in seguito a un bando, la quale in due anni ha cambiato ben tre piani industriali, ma nel 2021 arriva lo stato che nazionalizza. Risultato? Arcelor Mittal mette 70 milioni di euro e lo stato con Invitalia un miliardo. Arcelor Mittal ottiene nel contratto delle clausole sospensive tra cui quella della revoca dei sequestri sul siderurgico e l’assenza di misure penali restrittive nei confronti della nuova società Acciaierie d’Italia.
Chi fosse ArcelorMittal e quali politiche aveva attuato in altri paesi del mondo era noto, bastava leggere quanto accaduto in Francia e lo scontro avuto con l’allora presidente della Repubblica francese Francoise Hollande che fu costretto a far approvare la legge Florange, città francese che ospitava l’impianto siderurgico della società francese Arcelor rilevata da Mittal che aveva promesso la difesa dei livelli occupazionali, ma venne poi chiusa dagli indiani.
Il governo italiano al momento della scelta di Arcelor Mittal per gestire ex-Ilva era nelle condizioni di sapere quale fosse l’andamento globale del mercato dell’acciaio. L’European Steel Association (Eurofer) aveva chiesto insieme al forum global delle industrie di acciaio interventi urgenti per affrontare il problema dell’eccesso di produzione mondiale che per il 2019 era di 500 milioni di tonnellate con ulteriore previsione in aumento nel 2020.
Il gruppo Arcelor Mittal a partire da maggio 2019 aveva programmato la riduzione delle produzioni nei propri impianti in Europa. Perché il governo non ha ponderato al meglio questa scelta?
Perdite irrisarcibili
Ilva è il simbolo del fallimento di una certa politica italiana che oggi grida allo scandalo quando il vero scandalo non solo è lei stessa, ma il dramma tarantino che non fa scandalo. Al governo manca una visione strategica del futuro anche dal punto di vista industriale a differenza di quello che hanno fatto a Bilbao, Ruhr e Pittsburgh dove sono stati realizzati imponenti progetti di conversione industriale in chiave ecologica, fermando l’inquinamento, rilanciando occupazione ed economia. Per favore, non si dimentichi il dolore delle famiglie tarantine per la perdita dei loro cari a cui nemmeno la sentenza di ieri potrà dare alcun risarcimento.
© Riproduzione riservata