Non solo è stato costretto a lavorare in condizioni di lavoro precarie senza alcun contratto e con una paga da fame ma, secondo il titolare dell’azienda agricola in cui lavorava, Satnam Singh si sarebbe reso responsabile della propria morte. Intervistato dal Tg1, Renzo Lovato, titolare dell’azienda e padre di Antonello Lovato, indagato dalla procura di Latina per omicidio colposo e omissione di soccorso, ha detto che il figlio «aveva avvisato il lavoratore di non avvicinarsi al mezzo ma il lavoratore ha fatto di testa sua, una leggerezza purtroppo».

L’uomo di 31 anni originario dell’India viveva in Italia da tre anni con la moglie. Lavoravano insieme in un’azienda agricola dell’Agro Pontino, nella zona di Borgo Santa Maria, e lunedì è stato schiacciato da un macchinario avvolgiplastica a rullo, trainato da un trattore. Con un braccio destro amputato, le gambe schiacciate e un trauma cranico, è stato caricato dal datore di lavoro e abbandonato davanti a casa sua, con l’arto in una cassetta degli ortaggi.

Chiamati i soccorsi dai vicini, è stato trasportato in elicottero al San Camillo di Roma, dove è morto mercoledì per la grave emorragia e il ritardo dei soccorsi. La procura di Latina ha disposto un’autopsia sul corpo di Satnam Singh e il sequestro di una parte dell’azienda.

La narrazione

La narrazione del servizio del Tg1 ha portato la senatrice del Partito democratico Susanna Camusso ad annunciare un’interrogazione parlamentare, per denunciare che «la voce scelta per narrare la vicenda è stata proprio quella del padre del datore di lavoro, indagato per omicidio e omesso soccorso, il quale si avventura in affermazioni raccapriccianti, affermando che “il lavoratore ha fatto di testa sua”». Ma, sottolinea Camusso, la responsabilità della sicurezza sui luoghi di lavoro spetta ai datori, e, se il macchinario è particolarmente pericoloso, «è sempre il datore di lavoro a doversi assicurare che siano presenti tutti i dispositivi di sicurezza necessari e che siano funzionanti».

Sono sfruttamento, caporalato e disumanità ad aver ucciso Satnam Singh, ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein al Tg3: «Non ha avuto un incidente sul lavoro, è stato ucciso», ha dichiarato, annunciando la partecipazione allo sciopero e alla manifestazione indetta per sabato 22 giugno alle 17 a Latina dalla Flai Cgil di Frosinone e Latina, insieme a quella di Roma e Lazio. I sindacati scendono in piazza per chiedere alle istituzioni dignità, rispetto per la salute e la sicurezza di lavoratori e lavoratrici e l’impegno nel contrastare lo sfruttamento, il caporalato e le condizioni disumane, spesso favorite da norme che alimentano l’irregolarità e l’assenza di documenti.

Le parti sociali hanno poi deciso di promuovere una raccolta fondi per sostenere la moglie del 31enne, che ieri è stata soccorsa da un’ambulanza perché sotto choc. La donna ha raccontato a Repubblica di aver «implorato il padrone di portarlo in ospedale, ma lui doveva salvare la sua azienda agricola» e ha spiegato che ha preso i loro telefoni «per evitare che si venisse a sapere delle condizioni in cui lavoriamo», impedendo così anche a loro di chiamare i soccorsi.

Caporalato

Satnam Singh lavorava in quell’azienda agricola senza contratto. Ma questa vicenda, ha scritto sulle pagine del Manifesto la segretaria generale Flai Cgil Frosinone Latina, Laura Hardeep Kaur, «va oltre l’incidente sul lavoro» e dimostra la «crudeltà» che «deriva da un tessuto lavorativo fatto di troppe aziende che sfruttano i lavoratori, soprattutto i più deboli e ricattabili quali sono i lavoratori stranieri». E, ha sottolineato la segretaria generale, non si tratta di datori di lavoro, ma di padroni, perché possiedono «i campi, i trattori e pensano di disporre della vita e della morte delle persone».

Lo sfruttamento di lavoratori stranieri nella provincia di Latina è emerso in molte inchieste giornalistiche, che hanno rivelato come il sistema agricolo si basi sul caporalato e sul lavoro nero. Due fenomeni che sono «la norma», ha detto il segretario generale della Cgil Maurizio Landini a L’aria che tira.

Per questo le organizzazioni sindacali di categoria hanno chiesto un incontro ai ministri del Lavoro e dell’Agricoltura, Maria Elvira Calderone e Francesco Lollobrigida, che hanno garantito l’impegno del governo contro «ogni forma di sfruttamento». Nel frattempo è di ieri la notizia della morte di un altro ragazzo nel Lodigiano, schiacciato a 18 anni da un pezzo di un macchinario agricolo che si è staccato.

In base agli ultimi dati dell’Inail, tra il 2018 e il 2022 i decessi in agricoltura sono stati in media 150 all’anno e la prima causa di morte è la perdita di controllo totale o parziale del mezzo utilizzato. In un settore che costituisce il comparto produttivo con il numero più elevato di casi di sfruttamento, ha rivelato il rapporto del Laboratorio sullo sfruttamento lavorativo e la protezione delle sue vittime, e il numero delle inchieste giudiziarie, rilevate nel 2023, è quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente, «passando da 220 a 432».

© Riproduzione riservata