I giudici di secondo grado hanno deciso che sette ragazzi morti sotto i crolli del sisma del 6 aprile 2009 a L’Aquila abbiano tenuto una una condotta “incauta”. Non ci sarebbe dunque nessun elemento per poter confermare che i 7 ragazzi, morti sotto i crolli del 6 aprile, fossero stati condizionati dalle parole del vice della Commissione grandi rischi.

Questa la motivazione della sentenza della Corte d'appello dell'Aquila nei procedimenti civili legati alla morte di sette studenti, che rimasero a casa durante le scosse, tra il 5 e il 6 aprile di oltre 14 anni fa. Lo sciame sismico precedette la grande scossa delle 3.32, che raggiunse magnitudo 6.3.

Già in una prima sentenza di due anni fa, il giudice di primo grado aveva scagionato la presidenza del Consiglio dei ministri e la decisione è stata confermata in Appello. Per i familiari delle vittime non è previsto alcun risarcimento e anzi dovranno pagare circa 15mila euro di spese legali.

La vicenda

La Commissione grandi rischi, arrivata all'Aquila la settimana precedente la grande scossa, è stata assolta in primo grado per gli annunci rassicuranti con cui avrebbe tranquillizzato la popolazione indicando di non uscire di casa la notte della grande scossa.

Dei sette tecnici scientifici della Commissione, indagati in un precedente procedimento, solo Bernardo De Bernardinis, vicecapo della Protezione civile, è stato  condannato in via definitiva a due anni. Sulla sentenza della Corte d'appello, le parti in causa hanno annunciato ricorso in Cassazione.

La motivazione dei giudici si basa soprattutto sulla vicenda di Nicola Bianchi. Lo studente di biotecnologia di 22 anni aveva deciso di restare all'Aquila per un esame. Quella notte il ragazzo era uscito di casa e rimasto in strada. Lo studente sarebbe andato così “in contrasto” col fatto che si era sentito rassicurato dalle parole del vicecapo della Grandi Rischi De Bernadinis, che quella notte sostituiva Guido Bertolaso.

Nella scossa hanno perso la vita altri sei studenti. Le altre vittime sono Ivana Lannutti, Enza Terzini, Michele Strazzella, Daniela Bortoletti, Sara Persichitti e Nicola Colonna. Già in primo grado i familiari delle vittime hanno dovuto corrispondere circa 12 mila euro di spese processuali a cui si aggiungono i circa 15 mila dell'Appello, ma alcune di esse hanno già annunciato il ricorso in Cassazione.

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