Il gip ha accolto la richiesta della procura di Roma del carcere preventivo per l’ex dg di Sogei, Paolo Iorio, coinvolto nell’inchiesta per corruzione aperta dai pm capitolini. Per la procura Iorio avrebbe cancellato alcuni video dalle telecamere di sorveglianza della propria abitazione. Ma ci sarebbe di più: lo stesso Iorio, dopo gli arresti, avrebbe segnalato in maniera collaborativa agli inquirenti la presenza nella propria abitazione di 105mila euro all’interno di un armadio. Il denaro è stato prontamente sequestrato dai finanzieri che, tuttavia, non lo avevano trovato nel corso della prima perquisizione. Da qui, considerata la cancellazione dei video, il timore dei pm di un possibile rischio “di occultamento delle prove e reiterazione del reato”.

Intanto stessa richiesta e stessa decisione del gip anche per Massimo Rossi, manager di Italware e Itd e a capo del gruppo Digital Value, presente in aula e difeso dall’avvocato Pomante e dall’avvocato Mangiarotti. Il giudice ha per l’appunto disposto anche per lui il carcere preventivo. «Il nostro assistito ha chiarito la propria posizione offrendo ampia collaborazione. Provvederà a fornire ulteriori elementi all’autorità giudiziaria nei prossimi giorni», commentano i legali.

Grande assente all’udienza di questa mattina, invece, Iorio che coi pm Del Giudice e Rossi aveva già parlato, ammettendo di aver ricevuto delle somme dallo stesso Rossi che «costituivano la remunerazione per più attività consulenziali nell’ambito dello scenario dell’Information Technology mondiale, riguardanti piattaforme informatiche hardware e software».

Queste consulenze, dicono gli avvocati di Iorio, Giorgio Perroni e Bruno Andò, «non erano in alcun modo collegabili alla funzione esercitata da Iorio in Sogei e – continuano – nessun atto o intervento di qualsiasi tipo è stato mai compiuto da Iorio per favorire o agevolare le società di Rossi nelle gare».

L’incarico di dirigente è stato revocato a Iorio da Sogei a seguito dell’inchiesta della procura capitolina in cui tra gli indagati ci sono 18 persone e 14 società. Gli stessi lavoratori di Sogei, in un comunicato, manifestano “sconcerto” per l’accaduto.

In particolare l’inchiesta in questione ha fatto luce sull’articolato “sistema corruttivo” che secondo l’accusa conduceva fino alle stanze del potere.

Le manette sono scattate lunedì scorso quando il dg della partecipata al 100 per cento del Mef intascava 15mila euro da Rossi. Si tratterebbe per i pm di una delle due tangenti mensili che il manager avrebbe preso dall’imprenditore dal 2023, a fronte di cinque diverse forniture informatiche per Sogei del valore di 104,3 milioni di euro.

Tra gli indagati anche Antonio Angelo Masala, ufficiale della marina distaccato al VI Reparto sistemi C4I dello Stato Maggiore e, ancora, Antonio Stroppa, uomo di Elon Musk in Italia.

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