Solo alcuni mesi fa la società Telespazio, partecipata da Leonardo, ha sottoscritto un accordo con l’azienda di Musk per diffondere i servizi Starlink. L’inchiesta Sogei va avanti: il ruolo delle mogli
Nell’indagine della procura di Roma sull’articolato sistema corruttivo nel cuore dello stato c’è un capitolo dedicato agli affari di Elon Musk, diventato riferimento della premier Giorgia Meloni, nel nostro paese. È indagato, infatti, Andrea Stroppa, il suo uomo in Italia, per un’ipotesi di corruzione, contestazione che lui respinge con forza evocando il complotto.
Presto potrà fornire la sua spiegazione dei fatti agli inquirenti. Non è la prima volta che finisce davanti ai pm, anche se tre anni fa era solo una persona informata sui fatti. Oggi, invece, risulta indagato in concorso con un ufficiale della Marina Militare, Antonio Angelo Masala. Ma prima di entrare negli affari sotto i riflettori della procura capitolina bisogna fare un passo indietro al giugno scorso.
Tre mesi fa, infatti, è stato siglato un accordo che racconta gli interessi in Italia del magnate che ha trasformato Twitter in X, grande sponsor di Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca. «Telespazio, una joint venture tra Leonardo e Thales, ha firmato un accordo con SpaceX per la commercializzazione dei servizi Starlink», si leggeva in un comunicato diffuso dall’azienda.
Starlink è una costellazione di satelliti concepita per fornire servizi internet a banda larga in tutto il mondo, in particolare nelle aree rurali e scarsamente servite da altre reti. «Telespazio potrà integrare Starlink nella propria rete globale di connettività ibrida, realizzata con soluzioni satellitari e terrestri, in grado di garantire servizi di comunicazioni affidabili e resilienti, fissi e mobili», annunciava Telespazio.
Un altro accordo in dirittura d’arrivo con l’Italia è finito, invece, sotto i fari delle fiamme gialle e dei pm capitolini: si tratta in particolare di un progetto finalizzato all’impiego, prima con scopi militari e poi anche civili, di tecnologie satellitari fornite proprio dall’azienda americana Spacex.
Stroppa, Renzi e il Pd
Stroppa nell’aprile 2021 era stato ascoltato nell’ambito di un’altra vicenda, l’indagine sulla fondazione renziana Open, ma nella veste di persona informata sui fatti. «In merito all’attività di sostegno del sì al referendum costituzionale del 2016, ho svolto consulenze per la Fondazione Open (...)». Sul blog di Matteo Renzi spiegò che «lo feci realizzare da un mio collaboratore di cui ora non ricordo il nome», raccontava agli inquirenti.
Alla domanda se avesse lavorato con il comitato Bastaunsì e per il Pd rispondeva: «Penso di sì». Non è un mistero che Stroppa sia stato molto vicino all’imprenditore renziano Marco Carrai e che abbia lavorato per Renzi nel periodo da premier e nella corsa referendaria grazie anche alla sua esperienza nella cyber security.
Nel 2017 proprio Renzi visitava gli Stati Uniti in cerca di idee e incontrava, tra gli altri, anche Elon Musk, fondatore di Tesla. Stroppa proprio del miliardario americano è diventato collaboratore in Italia e, a differenza del 2021, questa volta in una vicenda giudiziaria è indagato proprio per il suo ruolo da referente italiano di Musk.
Schema familiare
Ma perché i pm ipotizzano la corruzione? Secondo i magistrati Masala avrebbe passato un documento riservato, redatto a margine di una riunione tenutasi a fine agosto al ministero degli Esteri, a Stroppa in cambio di un contratto di fornitura che Spacex avrebbe dovuto concedere a Olidata.
In quest’ultima società ci sono le quote detenute da Valentina Patrignani, moglie di Masala, oltre cinque milioni di azioni per un valore di oltre tre milioni di euro. Anche la moglie è indagata in concorso per corruzione in un altro episodio perché avrebbe ricevuto «somme di denaro imprecisate» erogate alla società a lei riferibile, la Buildings Vamp, per una gara bandita dalla Marina Militare e aggiudicata dalla società di Massimo Rossi. Quest’ultimo è finito ai domiciliari insieme a un altro protagonista di questo articolato sistema corruttivo che aveva dimora nel cuore dello stato, con il manager Sogei, Pasquale Iorio che è perno centrale in questa storia.
La procura ha chiesto al giudice la conferma della custodia cautelare, decisione che sarà discussa questa mattina. L’imprenditore e il manager pubblico erano stati arrestati in flagranza di reato nei giorni scorsi perché Iorio era stato trovato con una busta di 15mila euro. Da tempo il suo telefono, e quello di altri indagati, era intercettato, gli investigatori ascoltavano i soliloqui del manager di stato dopo che intascava i soldi in nero. Iorio ha ammesso la ricezione di almeno 100mila euro.
Ma nell’indagine, così come nel caso di Masala, emerge un sofisticato sistema di elargizione di prebende in cambio di appalti: premiare con contratti di fornitura le ditte partecipate dalle moglie. Non c’è solo Patrignani, ma anche la moglie di Amato Fusco, direttore del servizio telecomunicazioni della polizia di Stato. La moglie, non indagata aveva quote per 560mila euro in Olidata e proprio l’azienda di Cristiano Rufini, altro indagato, veniva inserita nella catena di vendita in modo da acquisire una fornitura e di conseguenza far lievitare il valore delle azioni anche della signora Carillo.
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