La lavoratrice, di 25 anni, aveva deciso di lasciare il lavoro in cui veniva sfruttata, quando ha chiesto il compenso che le spettava è stata picchiata dal titolare. Lei ha filmato tutto e dopo aver denunciato i fatti dai carabinieri ha pubblicato il video in rete
Calci, pugni, insulti e bestemmie. È quello che una giovane lavoratrice straniera ha ricevuto dal suo datore di lavoro a Soverato Marina, in provincia di Catanzaro, dopo che aveva semplicemente chiesto di essere pagata per una settimana da lavapiatti.
Beauty ha 25 anni ed è originaria della Nigeria. Vive da cinque anni in Italia, nella zona balneare di Soverato, dopo essere uscita dal percorso di inserimento socio-economico dello Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Per mantenere sé stessa e la figlia di quattro anni ha più volte lavorato come lavapiatti per gli stabilimenti balneari della zona. Fino a questo episodio che la ragazza ha filmato in una diretta trasmessa su Instagram.
Dopo una settimana di lavoro in questo ristorante, la giovane si era resa conto che il clima per i lavoratori era pessimo. Aveva perciò trovato un’occupazione alternativa e, dopo aver avvertito il datore di lavoro, aveva semplicemente chiesto quanto le spettava, calcolando le ore reali di occupazione e non solo quelle molto inferiori che risultavano dal contratto.
Ha deciso di filmare tutto, aspettandosi una reazione brusca da parte del titolare. Dopo l’aggressione Beauty è andata all’ospedale e dai carabinieri per denunciare l’accaduto. Ha poi deciso di rendere pubblico il video dell’aggressione, che è stato molto condiviso sui social. Intanto la pagina dello stabilimento dove è avvenuta l’aggressione è stata presa di mira con recensioni negative.
La reazione del sindacato
Il sindacato Filcams Cgil Calabria ha commentato la vicenda con una nota: «Una lavoratrice straniera che chiede di essere pagata per il suo lavoro e che per tutta risposta si prende le mazzate e le urla in faccia di chi pensa di avere diritto di aggredirla e scacciarla» si legge nella nota.
«Quello che a noi pare chiaro è che questo episodio è frutto di una cultura del disprezzo di ciò che è pubblico, delle leggi e dei contratti di lavoro. Questa situazione ha dei responsabili, naturalmente, poiché nonostante le denunce continue e gli appelli rivolti a politica e Istituzioni, agli allarmi e alla vertenza Nazionale e Regionale sul Turismo, chi deve occuparsi di far rispettare le regole si gira sempre da qualche altra parte».
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