- Per papa Francesco natalità e accoglienza sono due facce della stessa medaglia. Meloni accusa la cultura dominante come causa del calo demografico degli ultimi anni.
- «Viviamo in un’epoca nella quale parlare di natalità, maternità, famiglia è sempre più difficile sembra un atto rivoluzionario», ha detto la premier Meloni dal palco.
- «Vogliamo restituire agli italiani una nazione nella quale esser padri non sia fuori moda», dice la presidente del Consiglio prima di attaccare la maternità surrogata.
Un lungo applauso ha accolto venerdì la premier Giorgia Meloni e papa Francesco mentre salivano sul palco dell’Auditorium della Conciliazione in occasione della terza edizione degli Stati generali della natalità.
Entrambi sono intervenuti per discutere del calo demografico che affligge il paese dopo che per la prima volta dall’unità d’Italia, il numero dei nuovi nati è sceso sotto la soglia delle 400mila unità nell’ultimo anno. Dopo le foto di rito con i bambini presenti sul palco, Meloni e Bergoglio hanno avuto un breve colloquio privato sul tema durato poco più di dieci minuti per discutere del tema.
Maternità surrogata
«Viviamo in un’epoca nella quale parlare di natalità, maternità, famiglia è sempre più difficile sembra un atto rivoluzionario», ha detto la premier Meloni dal palco. «Eravamo stati avvertiti: batterci per dimostrare che le foglie d’estate sono verdi o due più due fa quattro, bisogna avere coraggio per sostenere cose fondamentali per la nostra società». Una parte del discorso di Meloni si trasforma in un attacco anche a quella che per lei viene considerata la «cultura dominante» degli ultimi anni.
«Vogliamo restituire agli italiani una nazione nella quale esser padri non sia fuori moda», dice la presidente del Consiglio prima di attaccare la maternità surrogata. «Vogliamo una nazione in cui non sia un tabù dire che la maternità non è in vendita e gli uteri non si affittano, che i figli non sono prodotto da banco che puoi scegliere e restituire se non ti piacciono». Contrastare il calo demografico, diventa quindi uno degli obiettivi principali dell’esecutivo: «Fin dal primo giorno il governo ha messo figli e genitori in cima all’agenda politica, ha fatto della natalità e della famiglia la priorità assoluta della nostra azione, perché vogliamo che l’Italia torni ad avere un futuro, a sperare e credere in un futuro migliore rispetto questo presente incerto».
A pesare sul calo demografico c’è soprattutto una questione economica e la mancanza di misure sociali che favoriscano la maternità e tutelino le donne nei rispettivi luoghi di lavoro. Nonostante queste problematiche, menzionate da Meloni nel suo discorso, la premier ha concluso il suo discorso dicendo che il governo deve costruire «le precondizioni per avere il massimo» ma che «quel massimo dipenderà dalla propria forza di volontà».
L’intervento di Bergoglio
Dopo il discorso della premier ha preso parola anche papa Francesco. «Forse mai come in questo tempo, tra guerre, pandemie, spostamenti di massa e crisi climatiche, il futuro pare incerto», ha detto il pontefice. «E in questo contesto di incertezza e fragilità – prosegue – le giovani generazioni sperimentano più di tutti una sensazione di precarietà, per cui il domani sembra una montagna impossibile da scalare. Difficoltà a trovare un lavoro stabile, difficoltà a mantenerlo, case dal costo proibitivo, affitti alle stelle e salari insufficienti sono problemi reali».
Nel suo discorso Bergoglio interpella la politica per promuovere interventi che vadano a favorire la natalità, ma rivolge comunque un monito al governo Meloni in tema di accoglienza dei migranti, dopo le recenti polemiche con il governo francese e l’approvazione del decreto Cutro. «La natalità, così come l’accoglienza, che non vanno mai contrapposte perché sono due facce della stessa medaglia, ci rivelano quanta felicità c’è nella società», dice il pontefice. «Una comunità felice sviluppa naturalmente i desideri di generare e di integrare, di accogliere, mentre una società infelice si riduce a una somma di individui che cercano di difendere a tutti i costi quello che hanno».
La ministra
Attualmente, la “rivoluzione” di Meloni è affidata alla ministra per la Natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella. Lo scorso 14 febbraio, Roccella ha presentato in parlamento le linee programmatiche della sua attività al ministero. Direttrici politiche che hanno l’obiettivo di: «Restituire valore sociale alla maternità». Una definizione vaga che per il momento si risolve nel «promuovere quei cambiamenti culturali che rendano la maternità un’attribuzione premiante, non un ostacolo alla realizzazione personale».
Finora, l’azione del governo si è concentrata soprattutto a ostacolare ancora di più la gestazione per altri (gpa), con un disegno di legge a firma Fratelli d’Italia che punta a rendere la gpa un reato perseguibile anche se avvenuta all’estero. Dopo il discorso della premier Meloni, l’Associazione Luca Coscioni ha sottolineato che «grazie alla tecnica di fecondazione eterologa» dal 2014 a oggi ci sono in Italia 12mila bambini in più. Tecniche che ora il «governo vuole demolire». Numeri da non sottovalutare nell’«inverno demografico» in cui è il paese.
Domani sta portando avanti un’inchiesta, sostenuta dai lettori, con l’obiettivo di indagare le cause e le possibili soluzioni del calo della natalità. Puoi contribuire anche tu a questo link.
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