Il blocco al rilascio di nuove licenze di servizio noleggio con conducente (Ncc) è incostituzionale.

Lo ha deciso la Corte Costituzionale con la sentenza numero 137, depositata venerdì, secondo cui la norma ha causato «un grave pregiudizio all’interesse della cittadinanza e dell’intera collettività».

La legge, definita sotto il governo Conte I, bloccava il rilascio di autorizzazioni in attesa della piena operatività del registro informatico nazionale delle imprese. Limitando le licenze di autotrasporto “non di linea” (vale a dire taxi e Ncc), però, molti lavoratori sono rimasti tagliati fuori dal settore, mentre le aree metropolitane registravano una carenza sempre più grave nei servizi di trasporto.

Le conseguenze del blocco

Secondo la Corte, nel tempo la norma ha creato una barriera amministrativa che limitava «in modo sproporzionato» l’entrata nel settore degli Ncc a potenziali lavoratori.

Oltre a questo tipo di impatto economico, la Consulta denuncia una compromissione della già carente offerta di trasporto pubblico e di taxi per i cittadini, soprattutto nelle aree metropolitane. 

Proprio queste carenze avevano portato la Regione Calabria ad autorizzare unilateralmente nel 2023 la concessione di nuove licenze per noleggio con conducente. Il governo si era opposto e la Corte costituzionale è stata chiamata a dirimere il contenzioso, che con la sentenza di venerdì 19 sta di fatto dando ragione alla Regione.

«La forte carenza dell’offerta che colloca l’Italia tra i Paesi meno attrezzati al riguardo ha indebitamente compromesso non solo il benessere del consumatore, ma anche qualcosa di più ampio che attiene all’effettivo godimento di alcuni diritti costituzionali oltre che all’interesse dello sviluppo economico del Paese», ha scritto la Corte costituzionale nella nota che accompagna la sentenza.

Non sarebbero stati colpiti infatti solo lo sviluppo economico del Paese e l’offerta di trasporto, ma anche la libertà di circolazione dei consumatori. Secondo la sentenza, i servizi di autotrasporto non di linea permettono, a differenza di quelli di linea, di muoversi più in libertà, «che è la condizione per l'esercizio di altri diritti», e in questi anni ne sono stati di fatto limitati.

Le reazioni alla decisione della Corte

«Oggi la sentenza della Corte Costituzionale assesta un colpo definitivo alla già traballante credibilità della legge gravemente punitiva verso decine di migliaia di operatori e aziende», ha detto Andrea Romano, presidente di MuoverSì Federazione Ncc e Mobilità. 

La decisione della Corte ha riaperto il dibattito sulla regolamentazione del trasporto pubblico non di linea; adesso si attende che il governo faccia la sua mossa. Gli Ncc sperano in tavolo di concertazione per la stesura di una nuova legge quadro.

Una reazione positiva anche da parte delle aziende di trasporto automobilistico privato. La sentenza «rimuove gli ostacoli all’endemica scarsità di servizi di trasporto non di linea nelle città italiane, dove la situazione è drammatica», ha detto infatti il general manager di Uber Lorenzo Pireddu, che vede nella presa di posizione della Corte «la fine di uno stallo durato oltre sei anni».

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