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Una delle tante casella del governo nascente di Giorgia Meloni ancora vuota è quella del ministero del Lavoro.
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Una delle ipotesi che circola è quello di Marina Elvira Calderone, consulente del lavoro dal 1994 e ormai da quasi due decenni presidente del consiglio nazionale dell’ordine.
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Durante il primo governo Conte, Calderone era in procinto di diventare presidente dell’Inps, con l’appoggio della coppia Di Maio-Salvini, ma poi nell’istituto di previdenza è entrato come consigliere di amministrazione il marito, anche lui consulente del lavoro, Rosario De Luca.
Una delle tante casella del governo nascente di Giorgia Meloni ancora vuota è quella del ministero del Lavoro. Una delle ipotesi che circola è quello di Marina Elvira Calderone, consulente del lavoro dal 1994 e ormai da quasi due decenni presidente del consiglio nazionale dell’ordine.
Durante il primo governo Conte, Calderone era in procinto di diventare presidente dell’Inps, con l’appoggio della coppia Di Maio-Salvini, ma poi nell’istituto di previdenza è entrato come consigliere di amministrazione il marito, anche lui consulente del lavoro, Rosario De Luca, che ancora è nel cda dell’ente previdenziale. La coppia Calderone-De Luca ha una società tra professionisti, vanta una rete di collaboratori e opera con sedi a Roma, Cagliari e Reggio Calabria.
Ma è con la presidenza del consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, e poi con la nomina al vertice del Cup, il comitato unitario professioni, che Calderone è riuscita a costruire, in 18 anni di regno, una fitta rete di relazioni.
Sfruttando i festival della categoria è stata capace di costruire rapporti forti con il mondo politico e di ottenere risultati importanti, come l’inclusione dei consulenti nel codice crisi d’impresa durante il primo governo Conte, ma anche nomine, frutto dell’apprezzamento dei governi di diverso colore che li hanno scelti nei cda delle società di stato. Sotto il governo di Matteo Renzi, quando il ministro dell’Interno era Angelino Alfano, Calderone viene nominata nel consiglio di amministrazione di Leonardo, ruolo che ha mantenuto fino al 2020.
«Non era in quota Pd quella nomina, lei si è sempre mossa in un’area di centro, centrodestra, la sua scelta come ministra potrebbe garantire, da una parte, l’esigenza di figure tecniche e, dall’altra, rassicurare i partiti di maggioranza con i quali ha costruito buoni rapporti», racconta un componente dell’allora governo Renzi. Con il passare degli anni, Calderone ha continuato a conquistare la fiducia di partiti ed esecutivi.
A certificare i suoi buoni rapporti con il mondo della destra, c’è anche la sua presenza ricorrente sui palchi insieme a Meloni: Calderone, infatti, era presente anche lo scorso inverno ad Atreju, la manifestazione politica organizzata dai giovani di Fratelli d’Italia. All’opposto, tra i ministri del Lavoro da lei incrociati, avrebbe coltivato buone relazioni con tutti ma in particolare con Luigi Di Maio, mentre l’unico con cui i rapporti non sarebbero mai stati ottimali è l’uscente dem Andrea Orlando.
Le nomine
Giuseppe Conte e Luigi Di Maio la volevano alla guida dell’Inps, ma poi la scelta è ricaduta su Pasquale Tridico. Ma nel cda dell’ente previdenziale è entrato il marito De Luca, ben visto anche dalla Lega. La nomina ha scatenato la reazione dei commercialisti.
«Il ruolo ricoperto da De Luca quale componente del consiglio nazionale dei consulenti del lavoro, nonché presidente della fondazione studi della medesima categoria, potrebbe compromettere l’imparzialità dell’Istituto previdenziale nell’esercizio del suo mandato.
La nomina si pone in ragionevole, anche potenziale, conflitto di interessi», ha detto Gian Piero Gogliettino, presidente dell’associazione nazionale commercialisti. Una protesta che non ha prodotto alcuna conseguenza: De Luca è ancora al suo posto.
All’Inail, invece, è stata scelta anche un’altra professionista vicina a Calderone, si tratta di Francesca Maione che siede nel consiglio di amministrazione dell’istituto nazionale di assicurazione infortuni su lavoro ed è direttrice generale del consiglio nazionale dei consulenti. È stata nominata, come indipendente, dall’esecutivo giallo-verde e con il favore di entrambe le componenti di governo.
Nel 2018, agli stati generali dei consulenti ha partecipato l’allora ministro del Lavoro Di Maio, ma anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che in quella sede ha annunciato un risultato importante per la categoria: l’inserimento dei consulenti del lavoro nell’albo dei curatori per le crisi d’impresa. Ma le iniziative organizzate da Calderone e dal mondo dei consulenti del lavoro attirano partiti di ogni schieramento, con i quali la possibile ministra intrattiene ottimi rapporti.
Il reddito di cittadinanza
Quello giallo-verde è il governo che ha varato il reddito di cittadinanza, osteggiato da FdI e Lega, che oggi spingono per eliminarlo. «Metadone di stato», lo ha definito Giorgia Meloni, presidente del Consiglio in pectore, mentre Calderone e De Luca hanno sempre avuto una posizione intermedia, parlando di «un’ottima intuizione se accompagnata dalla possibilità del sistema di offrire opportunità» e che deve essere mantenuto non solo per le figure fragili e a rischio.
Parole che fanno pensare che, da ministra del Lavoro, Calderone difficilmente cancellerà quella misura.
Gli annunci di Meloni servivano per la campagna elettorale, ma ora al governo che sta per nascere serve una tecnica considerata competente, che è stata capace di portare un ordine professionale storicamente poco considerato in una posizione di interlocuzione con i vertici politici. Una figura che piace a destra e non dispiace neanche al centro e al Quirinale.
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